Antonietta, conosciuta dai più con il vezzeggiativo di Nennolina, la piccola bimba di Michele e Maria Meo, la piccola oggi per la Chiesa "venerabile Nennolina", è in qualche modo anche nostra figlia: i suoi genitori furono terziari della nostra fraternità.
La testimonianza di Nennolina, della sua famiglia e del suo ambiente  ci  invita a trovare nella nostra vita di laici  di francescani “che vivono nel mondo”, una via di realizzazione completa della nostra vocazione cristiana. Confrontando il modo di vivere cristiano d’allora con il nostro compaiono differenze, certo – di mezzo vi è il Concilio Vaticano II, ma soprattutto la secolarizzazione della società - che possono essere occasione per riconsiderare il nostro modo di vivere e stimolarci a rivalutare aspetti della vita nella Fede.
“Santità laicale – ha scritto Paola Bignardi - significa vivere radicalmente, con autenticità, questo contemporaneo appartenere a Dio e al mondo, o meglio appartenere al mondo vivendovi il primato di Dio e mostrando come quest’ultimo possa trasfigurare la realtà. La santità laicale è contenuta non nelle cose che, come cristiani, facciamo ma nel modo in cui ciascuno di noi, da cristiano interpreta la sua vita alla luce dei riferimenti radicali a Dio, al Vangelo, alla Pasqua di Cristo. Il compito del laico è quello di rendere leggibile la presenza di Dio dentro le cose, non come presenza astratta ma che stando dentro la vita le guadagna dimensioni di pienezza, di realizzazione, di armonia” (pref. a "Nennolina. Quando l’amore supera il dolore." – di p. Piersanto Varzan, Ed. Ave, 2004).


Mario, Maria e Margherita Meo

Il nome di sua madre, è rintracciabile nel più antico registro di fraternità oggi ancora disponibile (un incendio anni fa distrusse parte dell'Archivio), come professa nel 1922; poi, il padre che entrato nella Fraternità di Aracoeli nel 1921 e professo l’anno seguente, ebbe incarichi rilevanti  nella nostra fraternità: il suo nome compare come un neo-eletto ministro che risponde al saluto augurale per l'incarico avuto dell’assistente P. Perin “con sentite e vibranti parole  assicurandolo della sua devozione e sottomissione; come pure quella di tutto il Discrettorio (leggi, Consiglio)” – (dal Verbale del 30 ottobre 1932).
Nennolina aveva due anni.
Michele Meo fu successivamente rieletto più volte Ministro ed entrò anche nel Consiglio Nazionale. Come afferma p. Antonio Lunardi – in Fraternità Ofs di Sant’Antonio. Un novantennio di vita. 1890-1981 – “dagli stessi verbali del consiglio apparisce come un terziario attivo e combattivo …”.
E, ancora, p. Piersandro Vanzan, nota frma di Civiltà Cattolica, ha scritto come“La famiglia Meo era di condizione economica benestante in quanto Michele Meo era funzionario alla Presidenza del Consiglio e potette accasarsi nel bel quartiere residenziale che, dopo la Grande Guerra, sorse nei pressi della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Entrambi iscritti all’Azione Cattolica, sono ben inseriti nella vita della loro Parrocchia e, inoltre, aderiscono al Terz’Ordine Francescano (…) nella Basilica di Sant’Antonio in via Merulana, vivendone la spiritualità in maniera radicale, ma senza ostentazioni né grettezze”. 

Tra i gigli di Sant'Antonio

Alla morte della bimbetta, a neanche compiuti i suoi sette anni di vita, destò in tutta la comunità cristiana una viva commozione cui si avrà modo di raccontare. Per ora basta considerare che ad appena un anno dalla sua dipartita fu edita la prima biografia della piccola, amorevolmente redatta da un nostro terziario, Michele Calbucci e illustrata da Mario Barberis, noto pittore di quegli anni e francescano secolare anche lui, nella nostra fraternità.



a destra una pagina de La Voce di Sant'Antonio
Fu Armida Barelli ad avviare la causa, patrocinata dall’Azione Cattolica (a cui anche Nennolina era stata iscritta) per la sua beatificazione. Nennolina diventerebbe in questo modo la più giovane santa, non martire, della storia della Chiesa. Quasi a suggellare, per così dire, la profezia formulata un giorno da san Pio X: “Io vi dico che vi saranno dei santi fra i bambini!”.
La piccola crebbe, dunque, educata nel rigoglio di quel movimento laicale dei primi del ‘900 che è stato un periodo che preparò il terreno al Concilio Vaticano II del Documento sull’Apostolato dei laici: “In realtà, guardando la storia come cammino di Dio con gli uomini nel tempo – nota Maria Rosaria Del Genio – oggi si può vedere che quell’annuncio (…) manifestava una realtà molto più grande. Il Concilio era stato preparato dallo Spirito Santo già da molto tempo, mentre gli uomini camminavano senza saperlo, o sapendolo nella fede, verso il regno. Spesso si è detto che, per esempio, il movimento laicale sorto ai primi del ‘900 era stato una preparazione al Decreto sull’Apostolato dei laici, come il movimento carismatico degli inizi degli anno ’50, era stato l’occasione per un nuovo impulso alla dottrina dei carismi. Noi possiamo dire che, come l’attenzione di Pio X per i bambini lo portò a concedere la possibilità di anticipare la Prima Comunione, che è il clima in cui è potuta sbocciare Antonietta Meo, così questa può essere considerata la punta più avanzata del discorso sulla universale chiamata alla santità”  (in “Caro Dio Padre …”, Libreria Editrice Vativana, 2009).

La sua breve esistenza, iniziata nel nel 1930 … si chiude in un pugno di anni, nel 1937, a sette anni non ancora compiuti. Frequenta l’Istituto delle suore di via Somellier, che la preparano anche alla Prima Comunione. A 5 anni è iscritta all’AC. Lo stesso anno è colpita da osteo-sarcoma: viene operata nel 1936 presso il Calvary Hospital. L’anno successivo, per arginare una reclude- scenza del male, le viene amputata una gamba, ma è del tutto inutile. Il suo corpicino riposa oggi presso la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, la sua parrocchia, e abbazia cistercense.

La vita mistica di Antonietta “è descritta in 158 letterine, di cui solo 7 autografe, e da 19 pensierini che fartà scrivere alla mamma a partire dal ’36. Si tratta di colloqui-meditazioni con Gesù, la Madonna e con Dio Padre, dai quali si evincono la consapevolezza della figliolanza divina, l’unione con Gesù, l’inabitazione trinitaria. La sua è una testimonianza di completa risposta e adesione a Dio, nell’offrirsi come “missionaria” per la salvezza degli uomini conservando, in una maturità spirituale inusuale, lo spirito d’infanzia spirituale che l’accomuna a Teresa di Gesù” (in "Mistica, parola per parola," a cura di Luigi Borriello, Maria R. Del Genio, Tomas Spidlik, Ancora, 2007).
Il taglio dell’esperienza mistica di questa bimba ci porta, dunque, direttamente nel mistero dell’azione salvifica della Croce davanti al lungo calvario della malattia che ella ebbe a soffrire: o meglio a offrire, che – data la tenerissima età della Meo – confermerebbe quel che Ratzinger ebbe a suggerire in Immagini di speranza, ovvero che “Esiste davvero qualcosa come la sostituzione vicaria nel più profondo dell’esistenza. Tutto il mistero di Cristo poggia proprio su questo” (marco stocchi).

Caro Gesù Crocifisso Io Ti amo o Gesù caro. 
Caro Gesù di a Dio Padre che lo amo molto.
Caro Gesù sono molto contenta che verrà la S. Pasqua. Caro Gesù io so che Tu soffristi tanto sulla Croce ed io questa settimana di Passione voglio soffrire con Te, voglio soffrire per le anime che ne hanno bisogno, perché si convertano Caro Gesù io Ti voglio tanto bene, proprio tanto o Gesù, e io voglio essere la Tua lampada e il Tuo giglio, il giglio che rappresenta la purità dell'anima e la lampada che rappresenta la fiamma d'amore che non Ti lascia mai solo.  Caro Gesù benedici la Chiesa, il Clero e specialmente il mio confessore la mia famiglia la mia maestra, e tutto il mondo.
Caro Gesù Ti mando tanti baci e saluti
la Tua Antonietta e Gesù
(lettera n.144 - 16 marzo 1937 - firma autografa)
 
Nella foto: il Crocefisso della Sindone in Santa Croce in Gerusalemme