L’elezione di Papa Francesco è stata come
una ventata di primavera spirituale in
questo inizio primavera, per la Chiesa.
“Poveri” … “misericordia” … “bontà ” … “tenerezza” le parole che abbiamo sentito riecheggiare nei nostri cuori.
“Poveri” … “misericordia” … “bontà ” … “tenerezza” le parole che abbiamo sentito riecheggiare nei nostri cuori.
Parole vissute da Papa Francesco in primis con nei suoi primi gesti di
pontificato: se non sono il suo più stretto “programma”, Egli così, in
continuità a quanto espresso da Benedetto XVI negli ultimi giorni, vuole
rimettere al centro Gesù Cristo. E il suo Vangelo vissuto più che procla-mato
di questi primi giorni da Papa viene percepito quale cifra di “autenticità ” che
ha conquistato anche i non-cristiani: facendosi Annuncio. E’ la più gagliarda
catechesi – un vero e proprio Motu
proprio ! - che si sarebbe mai
potuta udire per quest’Anno della Fede.
Il nostro vescovo Francesco ha preso poi un
nome che ha fatto la gioia di noi francescani, ma che nello stesso tempo ci
interpella ad approfondire i motivi della nostra “identità ”. Tante le
suggestioni, riflessioni avrebbero dovuto trovare spazio in questo numero del
nostro notiziario e spero non mancheranno nei prossimi numeri.
Soprattutto quelle che riecheggiano nelle
nostre quotidiane scelte di vita.
Non solo in quanto cristiani, poi, ma anche in quanto cittadini la salita al soglio papale di Francesco è stata una ventata di ottimismo in quest’Italia come paralizzata da una crisi sociale e politica senza precedenti.
Non solo in quanto cristiani, poi, ma anche in quanto cittadini la salita al soglio papale di Francesco è stata una ventata di ottimismo in quest’Italia come paralizzata da una crisi sociale e politica senza precedenti.
“Ottimismo” è forse un’altra parola che non
compare nel Vangelo come tale, ma che sottende ogni passo della Buona novella – fonte di speranza -
aprendoci l’orizzonte della vita a quell’eternità per cui siamo nella carità di
Dio Padre siamo stati creati.
Marco Stocchi, ofs