2^ DOMENICA DI
PASQUA
(Gv. 20, 19-31)
Vediamo
una comunità cristiana che cresce nella fede del Signore presente in essa, e
particolarmente negli apostoli, con la sua forza risanatrice.
Il Vangelo della domenica in Albis narra le due apparizioni
di Gesù risorto agli apostoli nel cenacolo. Nella prima di tali apparizioni
Gesù dice agli apostoli: “Pace a voi!
Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi……Ricevete lo Spirito Santo”. E’
il momento solenne dell’invio Nel Vangelo di Marco lo stesso invio è espresso
con le parole: “Andate in tutto il mondo
e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mt. 16,15).
Anche nella riflessione su questo Vangelo ci lasciamo guidare
da un interesse storico.
Le domande che ci poniamo sono: ma Gesù ha veramente ordinato
agli apostoli di andare in tutto il
mondo?
Ha pensato che dal messaggio dovesse nascere una comunità?
Che dovesse esserci una Chiesa? Perché queste domande?
C’è chi ad esse, come al solito, dà una risposta negativa,
contraria ai dati storici.
Il fatto indiscutibile dell’elezione dei dodici apostoli
indica che Gesù aveva l’intenzione di dare vita a una sua comunità e prevedeva
che la sua vita e il suo insegnamento avrebbero avuto un seguito.
Non si spiegano diversamente tutte quelle parabole, il cui
nucleo contiene proprio la prospettiva di uno allargamento alle genti. Si pensi
alla parabola degli operai nella vigna, al detto sugli ultimi che saranno i
primi, sui molti che “verranno dall’oriente e dall’occidente per sedersi a
mensa con Abramo” e innumerevoli altri detti…
Durante la sua vita terrena, Gesù non è mai uscito dalla
terre d’Israele, eccetto qualche breve puntata nei territori pagani del Nord,
ma questo spiega che lui era stato mandato anzitutto per Israele, per poi
spingerlo ad accogliere tutte le genti, secondo le prospettive universalistiche
annunciate dai profeti.
Un’affermazione spesso ripetuta è che nel passaggio da
Gerusalemme a Roma il messaggio evangelico sia stato profondamente modificato.
In altre parole, che tra il Cristo dei Vangeli e quello predicato dalle diverse
Chiese cristiane non sia continuità ma rottura.
Certo c’è una diversità e proverò a spiegarla con un esempio.
Se confrontiamo la foto di un embrione nel seno materno con l’uomo di
trent’anni nato da esso si potrebbe concludere che si tratta di due realtà del
tutto diverse; si sa invece che tutto quello che l’uomo è diventato era
contenuto e programmato nell’embrione. Gesù stesso paragonava il regno dei
cieli da lui predicato ad un piccolo seme, ma diceva che esso era destinato a
crescere e diventare albero grande sul quale sarebbero venuti a posarsi gli
uccelli del cielo (cfr. Mt. 13,32).
Ma è poi vero che il cristianesimo attuale nasce nel III
secolo, con Costantino, come si dice sui libri di storia?
Pochi anni dopo la morte di Gesù, troviamo già attestati gli
elementi fondamentali della Chiesa: la celebrazione dell’Eucarestia, una festa
di Pasqua con un contenuto nuovo rispetto a quello dell’Esodo, il battesimo
cristiano che prende il posto della circoncisione, il canone delle Scritture,
che nel suo nucleo fondamentale risale ai primi decenni del II secolo, la domenica
come nuovo giorno festivo che prende ben presto, per i cristiani, il posto del
sabato ebraico. Anche la struttura gerarchica della Chiesa (vescovi, presbiteri
e diaconi) è attestata da Ignazio d’Antiochia all’inizio del II secolo.
Certamente non tutto nella Chiesa si può far risalire a Gesù.
Tante cose in essa sono prodotto umano della storia. Ma per le cose essenziali
la fede della Chiesa ha tutto il diritto di reclamarsi storicamente a Cristo.