LA FORMAZIONE INIZIALE NELL'OFS TRA ENTUSIASMO E PERSEVERANZA - di Antonio Fasolo

La predicazione di S. Francesco, raccontano i suoi primi biografi, era tanta e tale da lasciare un segno permanente in quelli che la udivano. Sia che si trattasse di meraviglia, di sorpresa , sia che suscitasse sentimenti contrastanti quali stupore , gioia o amarezza e  contrizione per i propri peccati, le parole di S. Francesco non lasciavano indifferenti e forse non solo le parole ma anche i gesti e la mimica che sapientemente accompagnava ogni sua espressione verbale.

Fatto sta che dopo le sue prediche infiammate erano in molti a sentirsi chiamati in causa, interrogati, provocati a cambiar vita e costume. Non sembra fosse merito di qualità esteriori, come ben gli ricorda frate Masseo interrogandosi per ben tre volte : “perché a te, perché a te, perché a Te tutto il mondo viene dietro etc...”. 
Sembra che questa sua capacità di fascinare le folle si sia mantenuta inalterata nel corso dei secoli., durante i quali la “ sua triplice milizia” come la chiama Giordano da Giano, ovvero i tre Ordini e le loro molteplici ramificazioni, hanno proliferato regalando alla Chiesa un nugolo di santi, sante e beati, nonché una schiera innumerabile di devoti che tanto bene hanno testimoniato il vangelo nel dono totale della propria vita. Ed oggi sfido chiunque a trovare qualcuno che osi dire male di S. Francesco d’Assisi. Anche i non credenti lo amano e se non lo amano lo ammirano, e se non  lo ammirano gli riconoscono comunque una superiorità morale assolutamente inconfutabile.

Paradossalmente tutto questo può rappresentare un problema per chi ha il compito di discernere la bontà o meno della vocazione alla vita francescana. Per ovvi limiti mi riferisco a coloro che bussano alle porte della nostra fraternità manifestando l’intenzione di seguire la forma di vita francescana nell’ambito dell’Ordine Francescano Secolare.
L’entusiasmo iniziale ,anche se apprezzabile, non può considerarsi un fattore determinante a garantire il successo di quella vocazione. Ci si auspica che esso si mantenga inalterato nel tempo. Ma nei fatti e ringraziando il cielo, questo non è possibile. Come l’innamoramento dei fidanzati deve lasciar il posto a un amore maturo, consapevole, paziente e, soprattutto costante nel tempo sia in periodi gioia che di dolore, così la chiamata a vivere il vangelo secondo la regola dell’Ofs, deve maturare in una scelta considerata e non impulsiva, che comporterà la necessità di vivere in uno stato di penitenza e conversione permanente, lungi dunque dal considerarsi esaurita con la sospirata promessa di vita evangelica dichiarata di fronte alla Chiesa nel momento della professione solenne.
Ciò che si richiede ai novizi non è dunque iniziare un cammino di conversione e neanche portarlo avanti per molto tempo, si richiede piuttosto di condurlo alle estreme conseguenze, con fedeltà e perseveranza, in compagnia di altri fratelli che hanno fatto la stessa scelta, che li hanno preceduti e che li seguiranno, consegnando tutta la propria vita presente e futura nelle mani di Dio.



Dal vangelo secondo Luca ( 14,25-33)

[25]Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: [26]«Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. [27]Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
[28]Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? [29]Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: [30]Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. [31]Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? [32]Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. [33]Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

III. L'obbedienza perfetta

[148]
Dice il Signore nel Vangelo: " chi non avrà rinunciato a tutto ciò che possiede non può essere mio discepolo", e " Chi vorrà salvare la sua anima, la perderà".
Abbandona tutto quello che possiede e perde il suo corpo colui che sottomette totalmente se stesso all'obbedienza nelle mani del suo superiore. E qualunque cosa fa o dice che egli sa non essere contro la volontà di lui, purché sia bene quello che fa, è vera obbedienza.
[151]
Vi sono infatti molti religiosi che, col pretesto di vedere cose migliori di quelle che ordinano i loro superiori, guardano indietro e ritornano al vomito della propria volontà. Questi sono degli omicidi e sono causa di perdizione per molte anime con i loro cattivi esempi.