RISCOPERTA LA PRIMA EFFIGE DELLA B. ANGELA DA FOLIGNO A VENEZIA. Nel coro ligneo della basilica francescana di Santa Maria gloriosa dei Frari di Venezia. Intervista a P. Domenico Alfonsi.



Si sa il tempo è come una coltre che scende sulle vicende umane e tutto avvolge e talvolta sembra cancellarne il ricordo. Ma questa volta non è andata così.
Il Prof. Domenico Alfonsi, direttore del Cenacolo della beata Angela in Foligno, tra il maggiori studiosi italiani di mistica francescana, trovandosi a Venezia per una Lectio publica” ha fatto la sensazionale scoperta che la beata già nel 1468 era esposta alla venerazione dei francescani e ed era oggetto di culto da parte dei fedeli. Intervista di Antonio Colasanto per il blog
"Collevalenza"
 
D. P. Domenico ci dica com’è andata questa riscoperta della prima effige della beata che la vede protagonista
R. Ero a Venezia, presso gli Scalzi dei frati carmelitani per l’inaugurazione della Scuola di mistica e per trattare il tema “Angela da Foligno, una mistica per il terzo millennio” ed ho voluto visitare la splendida basilica francescana di S. Maria gloriosa dei Frari per verificare di persona una notizia che conoscevo da tempo: una formella lignea riproducente la beata Angela si sarebbe trovata nel Coro ligneo di questa chiesa francescana.

D. Evidentemente disperava pensando alle ristrutturazioni intervenute nel tempo…
R.
L'antico coro dei Frati, unico esempio in Venezia rimasto nella sua originaria posi¬zione e struttura si trova al centro della chiesa, tra il quarto e il sesto pilone della navata centrale. È un capolavoro di una famiglia di intagliatori, i Cozzi di Vicenza, famosi a Venezia per altri impor¬tanti lavori a S. Zaccaria, a S. Zanipolo e a S. Elena. L'opera porta la firma del solo Marco Cozzi, che finì il lavoro nel 1468, come si legge nell'iscrizione sulla testata del primo stallo verso la sacrestia. È alto m. 4,50; largo m. 13,70 e lungo m. 16; ci sono 124 stalli, 50 nel¬l'ordine superiore, 40 nel medio e 34 nel¬l' inferiore. Gli stalli più in alto sono i più preziosi, esempio superbo dell'arte del legno a Venezia. In essi sono incastonati due ordini di specchi, quelli inferiori sono lavorati ad intarsio; quelli superiori invece, entro eleganti cor¬nici, racchiudono 50 figure ad intaglio di stile gotico tedesco.
 
D. Ed è qui che ha riscoperto l’effige della beata Angela?
R.
È stato quindi con riverente timore e gioiosa attesa che sono salito all’ordine superiore degli stalli del coro insieme con il p. Apollonio e la prof.ssa Ornella Doria. Abbiamo cominciato la ricerca dal lato della sacrestia riconoscendo con una certa facilità santi francescani, a iniziare dal fondatore san Francesco con altri santi e sante di Venezia incluso san Pantalone e Maria Maddalena. In tutto 25, ma di Angela nessuna traccia. Un po’ titubanti passiamo al lato opposto. Qui le immagini cominciano alla grande: il Redentore, la beata Vergine Maria, gli Arcangeli ed altri santi compreso san Marco e santa Lucia insieme ad altri santi francescani. Anche qui 25 formelle, ma al numero 13, cioè proprio in mezzo, c’è lei, la nostra beata Angela da Foligno con segni inequivocabili: il libro e la croce. Facile ricordare una sua frase fulminante: “O figlio carissimo, se desideri ardentemente la luce della grazia di Dio, se vuoi allontanare il cuore da tutti gli affanni, se vuoi domare tutte le tentazioni, se vuoi essere perfetto nella via di Dio, non porre indugi nel met¬terti a correre dietro la croce di Gesù, vero libro della vita”.
D. Prof. Alfonsi averla ritrovata è stata grande la commozione?
R. Poterla ammirare da vicino è come ripercorrerne tutta intera l’esistenza, soprattutto la sua esperienza del Dio Uno e Trino e della santa Umanità del Cristo. Qui appare veramente come una finestra dalla forma quadrata che si apre sull’aldilà, mentre ascolti un’inconfondibile voce che ripete: “ … e vedevo Dio!”.

D. Quali indicazioni di valore, Prof. Alfonsi, possiamo trarre da questo ritrovamento?
R. La data della costruzione del Coro, 1468, risulta di notevole importanza. Infatti quest’immagine, se si esclude un capolettera del codice 150 della Trivulziana di Milano, datato alla fine del XIV inizio XV secolo, risulta essere la prima vera immagine che conosciamo della beata Angela da Foligno, non riprodotta né citata in nessuna raccolta di iconografia angelana.
Inoltre risulta stupefacente come sia stata inserita in un coro così prestigioso alla venerazione dei religiosi e dei fedeli quando ancora il suo ‘Liber’ circolava in codici clandestini o almeno molto riservati e guardati con sospetto. Infine, ed è la cosa più degna di riflessione, non le era stata riconosciuta ancora nessuna forma di venerazione pubblica, poiché soltanto il 30 aprile del 1701 fu concesso dalla Sacra Congregazione, caso eccezionale, l’ufficio liturgico per il clero di Foligno e per i frati minori conventuali, custodi da sempre del corpo di Angela. Il papa Clemente XI confermò il decreto nel giugno 1701 assegnando la festa al 19 febbraio, giacché il 4 gennaio, giorno della morte, cade l’ottava dei SS. Innocenti.

E’ questa l’unica azione ufficiale della Chiesa nei riguardi della santità di Angela, arrivata dopo quasi quattro secoli di oblio e di silenzio, anche se non sono mancati nel frattempo attestati di stima della sua santità e di alta considerazione da parte di scrittori e di santi ed anche un inte¬resse continuo da parte dei cittadini e delle autorità di Foligno.
Ma a Venezia ove l’immagine di Angela è presente in un riquadro ad intaglio di stile gotico tedesco del 1468, mentre regge con la mano sinistra il libro e con la destra la croce, è stata già immortalata nello stallo di un Coro famoso e prestigioso!
intervista di Antonio Colasanto - Source: http://collevalenza.blogspot.it/2010/11/ritrovata-venezia-la-prima-effige-della.html (accesso 8 novembre 2013)