La guarigione del cieco nato ci riguarda da vicino, perché, in un certo senso, siamo tutti dei … ciechi nati !
Ogni bambino nasce se non proprio cieco, almeno incapace di distinguere i contorni delle cose. Il vedere è un miracolo, Solo che non ci facciamo caso, perché ci siamo abituati e lo diamo per scontato. Ecco che Dio, a volte, opera lo stesso in modo straordinario, così da scuoterci dal nostro torpore e renderci attenti. Ma è solo per questo che Gesù guarisce il cieco nato? C’è un altro senso in cui noi siamo nati ciechi? C’è un altro occhio che deve ancora aprirsi nel mondo, oltre quello materiale: l’occhio della fede!
Esso permette di scorgere un altro mondo al di là di quello che vediamo con gli occhi del corpo: il mondo di Dio, del Vangelo, della vita eterna. Gesù invia il giovane cieco alla piscina di Siloe. Con questo voleva significare che l’occhio della fede comincia ad aprirsi nel battesimo, quando riceviamo appunto il dono della fede. Per questo nell’antichità il battesimo si chiamava anche “illuminazione” ed essere battezzati si diceva “essere illuminati”.
L’episodio serve all’evangelista per dimostrare come si arriva a una fede piena e matura nel Figlio di Dio. Il recupero della vista da parte del cieco procede a pari passo con la scoperta di chi è Gesù.
All’inizio per il cieco Gesù è solo quell’uomo che ha fatto del fango; poi “è un profeta”, ossia ha capito che è inviato da Dio. Infine, incontrandolo gli grida: “Io credo, Signore!” e si prostra dinanzi a lui per adorarlo, riconoscendolo come suo Signore e suo Dio. L’evangelista Giovanni descrivendoci così dettagliatamente tutto ciò, è come se ci invitasse a domandare cos’è Gesù per noi. Nessuno nega che sia un uomo ed un profeta; anche un musulmano lo riconosce come tale. Il salto mediante il quale si diventa cristiani in senso proprio, è quando si proclama Gesù, “Signore”, e lo si adora come Dio. “Abbiate fede in Dio e abbiate fede in me” (Gv. 14,1). Per i cristiani credere è credere in Gesù Cristo.
Ogni bambino nasce se non proprio cieco, almeno incapace di distinguere i contorni delle cose. Il vedere è un miracolo, Solo che non ci facciamo caso, perché ci siamo abituati e lo diamo per scontato. Ecco che Dio, a volte, opera lo stesso in modo straordinario, così da scuoterci dal nostro torpore e renderci attenti. Ma è solo per questo che Gesù guarisce il cieco nato? C’è un altro senso in cui noi siamo nati ciechi? C’è un altro occhio che deve ancora aprirsi nel mondo, oltre quello materiale: l’occhio della fede!
Esso permette di scorgere un altro mondo al di là di quello che vediamo con gli occhi del corpo: il mondo di Dio, del Vangelo, della vita eterna. Gesù invia il giovane cieco alla piscina di Siloe. Con questo voleva significare che l’occhio della fede comincia ad aprirsi nel battesimo, quando riceviamo appunto il dono della fede. Per questo nell’antichità il battesimo si chiamava anche “illuminazione” ed essere battezzati si diceva “essere illuminati”.
L’episodio serve all’evangelista per dimostrare come si arriva a una fede piena e matura nel Figlio di Dio. Il recupero della vista da parte del cieco procede a pari passo con la scoperta di chi è Gesù.
All’inizio per il cieco Gesù è solo quell’uomo che ha fatto del fango; poi “è un profeta”, ossia ha capito che è inviato da Dio. Infine, incontrandolo gli grida: “Io credo, Signore!” e si prostra dinanzi a lui per adorarlo, riconoscendolo come suo Signore e suo Dio. L’evangelista Giovanni descrivendoci così dettagliatamente tutto ciò, è come se ci invitasse a domandare cos’è Gesù per noi. Nessuno nega che sia un uomo ed un profeta; anche un musulmano lo riconosce come tale. Il salto mediante il quale si diventa cristiani in senso proprio, è quando si proclama Gesù, “Signore”, e lo si adora come Dio. “Abbiate fede in Dio e abbiate fede in me” (Gv. 14,1). Per i cristiani credere è credere in Gesù Cristo.
Adelaide Rossi, ofs