ANNO B / PRIMA DOMENICA DI AVVENTO commento di Adelaide Rossi



F raternità in cammino 
annunciando il Vangelo




Bisogna essere operosi e fedeli, come dei servitori a cui il padrone abbia affidato, prima di partire,un compito preciso. Può giungere all’improvviso, a qualsiasi ora.

La parola che risuona al di sopra di tutte nel brano evangelico è: “Vigilate, vegliate!”
Veglie (dal latino vigiliae) erano dette dai romani le tre parti in cui era divisa la notte; di qui la parola passò ad indicare i turni di veglia delle sentinelle.
I cristiani indicarono con vigilia il tempo passato in preghiera e digiuno la notte che precedeva le grandi solennità, soprattutto la Pasqua. In questo senso vigilare significa rimanere svegli. Ma questo non è l’unico significato.
Vigilare è una parola molto usata nel linguaggio corrente. Ci sono istituti di vigilanza, urbana, notturna. Si vigila sui prezzi. Si rafforza la vigilanza contro il terrorismo. In tutti questi casi vigilare, non significa astenersi dal sonno, ma sorvegliare, essere preparati per non lasciarsi cogliere di sorpresa dagli eventi.
Questo senso metaforico è quello espresso dalle labbra di Gesù. Lo si vede nella serie dei verbi con cui è associato: “Vigilate e state attenti”, “Vigilate per non cadere in tentazione”, “Vigilate e pregate”, “Vigilate e state pronti” ….
Pronti a che cosa? L’evento dal quale non bisogna farsi cogliere impreparati è il ritorno di Cristo. State pronti, spiega Gesù con la parabola delle dieci vergini, significa tenere la lucerna della fede accesa, vivere riconciliati con Dio e con il prossimo.
Il grido di Gesù “Vegliate!” si dovrebbe, oggi, per molti tradurre con “dormite!”. La civiltà moderna ha turbato il ritmo naturale della vita, scandito in notte e giorno. Ha fatto della notte il tempo del chiasso, degli eccessi,  dello stordimento. Quante disgrazie sulla strada dovute alla violenza fatta al sonno! Questo dovrebbe essere l’eccezione, non la regola. Il Vangelo raccomanda la pratica delle veglie, non dei “veglioni”…
Adelaide Rossi, ofs