ANNO B / QUARTA DOMENICA D'AVVENTO - commento di Adelaide Rossi

Da sempre Maria è stata immensamente amata da Dio, per questo è “piena di grazia”. All’annuncio dell’angelo non si ritrae, non diffida. Ascolta il piano divino e si affida alla sua potenza e alla forza del suo Spirito.

4^ domenica di Avvento
2 Sam 7,1-5.8b-12.14a.16; Sal 88 (89); 
Rm 16,25-27; Lc 1,26-38 

Dal Vangelo secondo Luca
 
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,
a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si
chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai
un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». 
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.  Parola del Signore

Il brano evangelico è il racconto dell’Annunciazione e ha il suo vertice nelle parole della Vergine: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Con queste parole Maria ha compiuto il suo atto di fede. Si è affidata a Dio.
Si potrebbe pensare che quello di Maria fu una fede facile. Diventare la madre del Messia: non era questo il sogno di ogni ragazza ebrea? Ci sbagliamo.
Quello è stato l’atto di fede più difficile della storia. Maria conosceva bene ciò che era scritto nella legge mosaica: una ragazza che il giorno delle nozze, non fosse stata trovata in stato di verginità, doveva essere condotta immediatamente davanti all’uscio della casa paterna e lapidata (cfr. Deuteronomio 22,20).
La fede di Maria non è consistita nel fatto che ha dato il suo assenso a un certo numero di verità, ma nel fatto che si è fidata di Dio; ha dato il suo “Amen!”, credendo che nulla è impossibile a Dio.
L’amen di Maria fu come il “sì” totale e gioioso che la sposa dice allo sposo il giorno delle nozze. La prova della sua gioia la deduciamo dal fatto che, ripensando a quel momento, ella intona di lì a poco il Magnificat, che è tutto un canto di esultanza e di gioia.
Sant’Agostino afferma che Maria concepì Cristo “prima nel cuore che nel corpo”.
Noi non possiamo imitare Maria nel concepimento fisico di Gesù, ma possiamo e dobbiamo imitarla nel concepirlo e darlo alla luce spiritualmente, mediante la fede.
Credere è concepire, è dare carne alla parola. Ce lo assicura Gesù stesso dicendo che chi accoglie la sua parola diventa per lui “fratello, sorella e madre” (Mc. 3,33).
Adelaide Rossi, ofs
COLLEGAMENTO ALLA  LITURGIA DEL GIORNO