5ª DI QUARESIMA
Ger
31,31-34; Sal 50 (51); Eb 5,7-9;
Gv
12,20-33
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22
DOMENICA
LO 1ª set
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Se il
chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.
R Crea
in me, o Dio, un cuore puro.
RITIRO SPIRITUALE
IN PREPARAZIONE DELLA PASQUA
presso le Clarisse di via Vitellia
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Gv 12, 20-30
In quel tempo, tra quelli che erano saliti
per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si
avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore,
vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi
Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia
glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in
terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama
la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la
conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono
io, là sarà anche il mio servitore. FF : 2879 Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso
l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio
per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho
glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva
che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù:
«Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo
mondo; ora il principe di questo mondo FF : 2863 sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato
da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte
doveva morire.
Quando
è detto a Gesù che alcuni, che non lo conoscono, lo vogliono vedere, egli si
presenta nel suo stato di passione, che è insieme di esaltazione. La sua morte
è come il disfarsi di un grano che si moltiplica. Fuori della passione Gesù non
è riconoscibile.
Gesù ci rivela “come” Gesù desidera essere
visto. Non come l’operatore di miracoli, ma come colui che salva il mondo con
l’umiltà e la sofferenza della croce.
Quando sarà elevato sulla croce, quando il
chicco di grano sarà caduto e morto, solo allora si saprà chi è veramente Gesù.
L’immagine del chicco di grano getta luce,
prima di tutto, sulla vicenda personale e poi anche su quella dei suoi
discepoli. Come un chicco di frumento,
egli è caduto in terra nella sua passione e morte, è rispuntato e ha portato
frutto con la sua risurrezione.
Il “frutto” che egli ha portato è la Chiesa
che è nata dalla sua morte, il suo corpo mistica. Potenzialmente, il “frutto” è
tutta l’umanità, non solo noi battezzati,
perché egli è morto per tutti, tutti sono stati da lui redenti, anche
chi ancora non lo sa. Il brano evangelico si conclude con queste significative
parole di Gesù: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”.
Ma la storia del piccolo chicco di grano
aiuta anche, per un altro verso, a capire noi stessi e il senso della nostra
esistenza.
Dopo aver parlato del chicco di grano, Gesù
aggiunge: “Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo,
la conserverà per la vita eterna”. Cadere in terra e morire, non è dunque solo
la via per portare frutto, ma anche per “salvare la propria vita”. Solo il
chicco seminato, rispunterà e conoscerà una nuova vita, come avviene per quei
chicchi di grano che vediamo seminati in autunno.
Sul piano umano e spirituale ciò significa
che se l’uomo non passa attraverso la trasformazione che viene dalla fede e dal
battesimo, se non accetta la croce, ma rimane attaccato al suo naturale modo di
essere e al suo egoismo, tutto finirà con lui. Se invece crede e accetta la
croce in unione con Cristo, allora gli si apre davanti l’orizzonte
dell’eternità. In questa vita ci sono situazioni, progetti, affetti che per noi
rappresentano tutto e che a volte vediamo fallire. E solo se resisteranno a
tale prova, essi ci daranno quella tempra che ci rigenererà come il chicco
seminato in autunno. (Adelaide Rossi)
ALTRI
SPUNTI DI RIFLESSIONE
1) Nella Pasqua di Cristo tra Dio e l’uomo
si stabilisce quasi un ponte di comunicazione. E’ l’alleanza nuova: non siglata
con sacrifici di animali, ma con l’oblazione del Figlio, vittime e sacerdote.
Il primo spunto di riflessione ci riconduce perciò al tema del sacrificio di
Cristo che ci salva e ci coinvolge. Il sacrificio è, quindi, creativo e salvifico.
2) Il sacrificio di Cristo non si attua
solo nella morte ma nell’intera vicenda pasquale. Egli passando attraverso la
solidarietà estrema alle qualità più umane (la morte e il dolore) pone in esse
il germe dell’eternità e della vita (risurrezione ed esaltazione).
Per questo tutta la visione cristiana è
contemporaneamente realistica ed ottimistica, è carne e spirito, è grano morto
e spiga matura, è vita terrena e vita eterna, è umiliazione per la
glorificazione, è morte e vita, è umanità e divinità. La visione cristiana
della vita è come la croce di Cristo nella rilettura agostiniana: il braccio
orizzontale accoglie l’intera umanità e la sua realtà mentre quello verticale
ci indirizza a Dio; ma i due bracci sono intimamente connessi nel cuore di
Cristo uomo e Dio.