AL VIA LA SECONDA FASE DEL CAMMINO SINODALE PER LE FRATERNITA' OFS DI ROMA CENTRO

report dall’incontro dell’11 ottobre a San Francesco a Ripa

Roma, 11 ottobre 2015 – Presso il convento di San Francesco a Ripa in Roma si è svolta la prima riunione della Zona S. Antonio, ovvero delle fraternità di Roma centro, espressamenre dedicata al Sinodo Ofs.
La riunione è stata introdotta e moderata dalla rappresentante di Zona , membro del Consiglio Ofs regionale, Maria Chiara De Angelis; l’assemblea ha espresso come segretario Marco Stocchi, della Fraternità S. Antonio. Era presente un buon numero di francescani secolari, espressione di tutte le fraternità interessate: S. Francesco a Ripa, S. Maria in Aracoeli, Santi Apostoli, Maria Immacolata – via Veneto, Ss. Cosma e Damiano, fraternità diaconale Immacolata, S. Bonaventura al Palatino, S. Antonio in Laterano, S. Lorenzo fuori le mura.

Esortazione spirituale
- L’incontro è stato preceduto dall'esortazione spirituale di P. Giovanni che facendo riferimento a un altro incontro, quello di Gesù con ii giovane ricco, e come in noi debba essere vivo il dederio di vita eterna in Cristo.
In questo mettersi alla sequela, Gesù è esigente: o tutto o niente. Gesù fisso il giovane e disse: “Va e vendi … poi vieni e seguimi”. Nel “vendi e da tutto ai poveri”, non c’è solo l’aspetto materiale, ma che occorre cominciare a spogliarsi del proprio Io. La stessa domanda è stata rivolta a San Francesco che corrisponde pienamente alla richiesta del Signore (e noi siamo francescani, lo abbiamo in modo specialwe ad esempio) anche a costo di tribolazioni, di essere preso in giro … era forse pazzo?
Gesù non ci chiede cose assurde. Ciò che egli ci da sono doni da distribuire, dopo essercene appropriati, a cominciare dal prossimo nostro, anche il più fastidioso, trasformandoci in offerta gradita a Dio. Prima di essere distributori dobbiamo “ arricchirci”, se siamo bidoni vuoti che facciamo? E’ questa può essere la situazione di alcune fraternità. Non essere, poi, come Don Abbondio, non occorre vergognarci di essere francescani, dobbiamo proporci, dobbiamo trovarci coraggiosi, confidando nello Spirito Santo.

Maria Chiara De Angelis ha aperto il confronto tra i partecipandi ribadendo la necessità di trovare un cammino “a misura” della nostra zona per riformare dal dentro l’Ordine. Per questo è importante che i momenti d’incontro siano aperti a tutti, laddove la parola di ognuno ha un grande valore, nella differenza.
Non c’è ragione di finire allo “sbando”, in quando c’è una linea guida – l’Instrumentum laboris - cui attenerci – e da leggere attentamente. Esso è il frutto del lavoro dell’Equipe formazione Ofs Lazio e del lavoro già svolto nei mesi scorsi nelle fraternità.
Entrando in merito alla composizione delle Fraternità Ofs Roma-centro, Maria Chiara ha ricordato come questa sia caratterizzata dal fattore che i francescani secolari che vi appartengono, pochi vivano in zona, mentre la grande maggiornaza proviene da varie realta romane. Occorre trovare un percorso comune e le modalità di percorrerlo efficacemente.

Ha precisato, poi, come l’incontro odierno sia da intendere quale squisitamente ORGANIZZATIVO e inerente ai modi con cui condurre la riflessione sui cinque punti proposti dal Consiglio regionale:
- Formazione
- EPM (Evangelizzazione e Presenza nel Mondo)
- Zona
- Vita fraterna
- Mo.Fra. (Movimento Francescano)

Metodo - Maria Chiara ha invitato l’assemblea a ispirarsi all’Evangelii Gaudium (cf. EG 222-237), dove Papa Francesco indica quattro principi, quando affronta il tema del bene comune e la pace sociale:

1 - Il tempo è superiore allo spazio
2 - L’unità prevale sul conflitto
3 - La realtà è più importante dell’idea
4 – Il tutto è superiore alla parte

Terminato l’intervento introduttivo di Maria Chiara, si è data voce alle fraternità. Vi do un esempio di alcuni interventi per “farvi entrare” nel dibattito che è seguito …

Benedetto (S. Francesco a Ripa), ha rilevato che il piccolo numero è più produttivo. Pensa a dei piccoli guppi che a gennaio presentino i propri lavori in una plenaria. Importante è che i piccoli gruppi facciano conoscere anticipo alla plenaria il lavoro fatto per non giungere impreparati ed evitare di ingolfarsi durante la riunione.
Interviene subito dopo, Leopodo (S. Maria Aracoeli) che concorda con Benedetto, riguardo al procedere per piccoli e non grandi gruppi e propone che i piccoli gruppi possano riunirsi, ma al di là dai lavori, mantenere un calendario di incontri comuni da svolgere nelle singole fraternità.
Gabriella
(S. Lorenzo fm) fa notare che “tempi sono stretti” e quindi si potrebbe chiedere alle fraternità di sospendere la formazione per concentrarsi sul Sinodo. In questo modo ogni fraternità sarebbe in toto coinvolta in uno- due punti da coindividere formando dei gruppi d'interesse, elaborando una riflessione (a partire dal Vangelo e dalle Fonti etc). - Risponde Maria Chiara che il gruppo dovrebbe, in effetti, dovrebbe essere formato dall’adesione dei francescani secolari interessati. Ogni fraternità avrà uno o due rappresentanti di riferimento per ogni gruppo.
Fiammetta (Santi Apostoli): considero positivamente la proposta di Gabriella (del lavoro nelle fraternità) visto che altrimenti intervengono sempre le stesse persone, il resto della fraternità di fatto è escluso,  Paola (S. Lorenzo fm), dunque, mette in evidenzia le difficoltà nelle fraternità, umane, di malattia e di età… anche per questo che Gabriella prima ha avanzato la sua proposta, quando ha parlato di “tempi stretti” lo ha fatto anche riguardo all’aspetto di poter riuscire a coinvolgere le persone in difficoltà, infatti tutti siamo dono e ricchezza per tutti, per esempio i gruppi si possono riunire in casa di persone in difficoltà e che si trovano spesso e volentieri fuori dai percorsi di crescita…

Gruppi di lavoro - Si è, dunque, proceduti ad individuare tra i presenti i referenti per le 5 aree d’interesse; essi sono tenuti a riportare le esigenze delle fraternità.

- GRUPPO FORMAZIONE
ref. Gabriella (Fr. San Lorenzo f.m.)

- GRUPPO SULLA VITA FRATERNA
ref. Claudio (Fr. diaconale Immacolata ai Cosma e Damiano)

- GRUPPO EPM
ref. Licia (Fr. S. Maria in Aracoeli)

- GRUPPO ZONA
ref. Gemma (S. Bonaventura al Palatino)

- GRUPPO MO.FRA
ref. Marco (Fr. S. Antonio al Laterano)

Se possibile, Maria Chiara invierà la “sintesi” ricavata dal lavoro di elaborazione dei questioniari riferita alle singole fraternità.

Conclusione - Maria Chiara ha chiuso l’incontro ricordando come il Sinodo sia tempo di Grazia, importante prendersi il tempo in ogni fraternità per poterlo vivere pienamente. Ha ricordato la proposta avanzata nella mattinata, di sospendere le attività consuetudinarie, far agire lo Spirito Santo nelle fraternità, nel lavoro dei referenti e dei gruppi.
Marco Stocchi Ofs
 

Estratto di alcuni passi dall’Evangelium Gaudium, ma i paragrafi 222-237  andrebbero letti integralmente.

1 - Il tempo è superiore allo spazio

Dall’EG 222: “Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone.
È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo. Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi.
Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi.
Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci”.

2 - L’unità prevale sul conflitto

Secondo questo principio occorre avviare tra i singoli e le singole fraternità  un dialogo finalizzato all’unità, accettando di sopportare il conflitto (polemiche, differenze di vedute etc) risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo.

Dall’EG 226 – “Il conflitto non può essere ignorato o dissimulato. Dev’essere accettato. Ma se rimaniamo intrappolati in esso, perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata. Quando ci fermiamo nella congiuntura conflittuale, perdiamo il senso dell’unità profonda della realtà.   

227. Di fronte al conflitto, alcuni semplicemente lo guardano e vanno avanti come se nulla fosse, se ne lavano le mani per poter continuare con la loro vita. Altri entrano nel conflitto in modo tale che ne rimangono prigionieri, perdono l’orizzonte, proiettano sulle istituzioni le proprie confusioni e insoddisfazioni e così l’unità diventa impossibile. Vi è però un terzo modo, il più adeguato, di porsi di fronte al conflitto. È accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo. «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9). 

228. In questo modo, si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze, che può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda. Per questo è necessario postulare un principio che è indispensabile per costruire l’amicizia sociale: l’unità è superiore al conflitto. La solidarietà, intesa nel suo significato più profondo e di sfida, diventa così uno stile di
costruzione della storia, un ambito vitale dove i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere
una pluriforme unità che genera nuova vita. Non significa puntare al sincretismo, né all’assorbimento di uno nell’altro, ma alla risoluzione su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto. (…)

3 - La realtà è più importante dell’idea

Non tanto abbiamo bisogno di cercare idee da proporre, ma partire da cosa ci dice la realtà delle cose.

Dall’EG 231. Esiste anche una tensione bipolare tra l’idea e la realtà. La realtà semplicemente è, l’idea si elabora. Tra le due si deve instaurare un dialogo costante, evitando che l’idea finisca per separarsi dalla realtà. È pericoloso vivere nel regno della sola parola, dell’immagine, del sofisma. Da qui si desume che occorre postulare un terzo principio: la realtà è superiore all’idea. Questo implica di evitare diverse forme di occultamento della realtà (…)
232. L’idea – le elaborazioni concettuali – è in funzione del cogliere, comprendere e dirigere la realtà. L’idea staccata dalla realtà origina idealismi e nominalismi inefficaci, che al massimo classificano o definiscono, ma non coinvolgono. Ciò che coinvolge è la realtà illuminata dal ragionamento. Bisogna passare dal nominalismo formale all’oggettività armoniosa. Diversamente si manipola la verità, così come si sostituisce la ginnastica con la cosmesi.[185] Vi sono politici – e anche dirigenti religiosi – che si domandano perché il popolo non li comprende e non li segue, se le loro proposte sono così logiche e chiare. Probabilmente è perché si sono collocati nel regno delle pure idee e hanno ridotto la politica o la fede alla retorica. Altri hanno dimenticato la semplicità e hanno importato dall’esterno una razionalità estranea alla gente. (…)”.

4 – Il tutto è superiore alla parte

Occorre superare le particolarità delle singole fraternità, superare i particolarismi, per andare incontro ad esigenze condivise.

Dall’EG 235 – “Il tutto è più della parte, ed è anche più della loro semplice somma. Dunque, non si dev’essere troppo ossessionati da questioni limitate e particolari. Bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi. Però occorre farlo senza evadere, senza sradicamenti. È necessario affondare le radici nella terra fertile e nella storia del proprio luogo, che è un dono di Dio. Si lavora nel piccolo, con ciò che è vicino, però con una prospettiva più ampia. Allo stesso modo, una persona che conserva la sua personale peculiarità e non nasconde la sua identità, quando si integra cordialmente in una comunità, non si annulla ma riceve sempre nuovi stimoli per il proprio sviluppo. Non è né la sfera globale che annulla, né la parzialità isolata che rende sterili.
236. Il modello non è la sfera, che non è superiore alle parti, dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità. (…)”.





AGOSTO FRATERNITA'
MIA NON TI CONOSCO


 

Benedetto riguardo ai “tempi stretti” con cui dobbiamo lavorare, ha ricordato che abbiamo avuto tutta l’estate (dal 7 giugno!) per riflettere. Non è possibile che la vita delle fraternità siano “chiuse” per 1/3 dell’anno!

Molti di noi hanno potuto apprezzare Benedetto Lino (già Consigliere del Ciofs = l’Ofs a livello mondiale) e tuttora formatore in varie parti del mondo che la scorsa primavera, quando è stato con noi in fraternità: questa “provocazione” non è da sottovalutare, per ripensare anche noi il nostro calendario di fraternità.

Durante l’estate, poi, più ci sono iniziative “in uscita” dei frati (vedi lo stand missionario sul Lungotevere dei Minori conventuali), ma anche di alcune fraternità dell’Ofs come la partecipazione con uno stand, spettacoli, mostre  etc. promosso dal Mo.Fra (Movimento Francescano) nei giorni della festa di S. Giovanni a giugno, all’interno dell’iniziativa “Festa dells solidarietà”, che si ripeterà il prossimo anno … Molti di noi  rimangono in città per lunghi periodi estivi, un tempo che è tutto un tempo da ripensare.