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RAIMONDO LULLO SECONDO LO "SPIRITO DI ASSISI" intervista a Sara Muzzi

Per la VII GIORNATA PER IL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO (vedi articolo correlato) Sara Muzzi ha presentato presso la Fraternità S. Antonio ell'OFS, in maniera semplice e colloquiale, come si conviene ad una fraternità di drancescani secolari, la figura di quel pioniere del dialogo tra le religioni e le culture che fu il Beato Raimondo Lullo. In occasione dell'apertura delle celebrazioni del VII Centenario dalla morte del beato terziario catalano riproponiamo un intervista a Sara Muzzi di Cesare Catarinozzi.

Alla scoperta di Raimondo Lullo
secondo lo "Spirito di Assisi"

Raimondo Lullo (1232-1316), nato a Palma di Maiorca, è uno degli scrittori medievali più famosi e controversi. Si converte all’età di circa 30 anni, per dedicarsi allo studio della teologia e alla missione di convertire i musulmani. A tale scopo impara l’arabo e diventa un precursore del dialogo tra cristianesimo e Islam. Sara Muzzi studiosa dell’Istituto Teologico d’Assisi e segretaria del Centro di Studi Lulliani dell’Antonianum, domenica 2 ottobre ha presentato questa singolare figura alla nostra fraternità secondo l’ottica dello “spirito d’assisi”.

Ci può tratteggiare la figura di Raimondo Lullo?


Risponderei a questa domanda utilizzando le parole di Raimondo Lullo ed una descrizione che di lui avevo delineato in un articolo apparso nella rivista Frate Francesco nel 2001:

“… Sono stato sposato, ho avuto figli, ero adeguatamente ricco, dedito al piacere ed alle cose del mondo. Ho abbandonato volentieri tutto ciò per poter procurare onore a Dio e beneficio agli altri e per esaltare la santa fede. Ho appreso l’arabo, più volte sono andato a predicare ai saraceni e per la fede fui imprigionato, gettato in carcere e bastonato. Ho faticato quarantacinque anni per spingere la chiesa ed i principi cristiani al bene del popolo. Ora sono vecchio. Ora sono povero ma resto della stessa idea e ci resterò fino alla morte, se il Signore me lo concederà. E che, dunque? tutto ciò ti sembra un’insensata utopia (phantasia) o non ti sembra tale? Sia la tua coscienza a giudicare…”

(R. LULLO, Phantasticus. Disputa del chierico Pietro con l'insensato Raimondo, M. Polia (trad.), Rimini 1997, 32).

Marito, padre, uomo di mondo, poeta, romanziere, filosofo, teologo, apologista, viaggiatore, mistico, missionario, francescano indipendente e martire questo fu Ramon Llull, nato a Palma di Maiorca verso il 1232.

Come ci narra la sua biografia, una sera, mentre si dedicava alla composizione di unam cantilenam per una quadam dominam ebbe una visione di Cristo crocifisso. Fu necessario il ripetersi di tale apparizione per altre quattro volte prima che la sua ostinata natura ne riconoscesse la realtà e comprendesse ciò che Dio voleva: Raimondo doveva abbandonare il mondo ed essere pronto a dare la propria vita e la propria anima per l’amore e per la gloria di Cristo, convertendo i Saraceni. Per riuscire in quest’opera avrebbe composto un libro, il migliore del mondo, l’Art, contro gli errori degli infedeli e sarebbe andato dal papa e dai re cristiani per ottenere la fondazione di monasteri, dove i futuri missionari avrebbero potuto apprendere l’arabo e le altre lingue orientali.

Ma passarono tre mesi e Raimondo Lullo era ancora troppo attaccato ai beni materiali, finché un giorno si trovò ad ascoltare un sermone sulla vita di San Francesco. Prendendo esempio dal Santo, vendette tutti i suoi possedimenti, riservandone una parte per il mantenimento della moglie e dei figli, ed iniziò una vita leggendaria, che lo porterà sino alla lapidazione, subita a Bugia secondo la tradizione, da parte dei Saraceni, ed alla morte, nella Baia di Maiorca, come martire di Cristo.

Sull’esempio di San Francesco, Lullo non aveva solo abbandonato i beni terreni, ma aveva seguito il Santo di Assisi nel suo modo di proporsi al papa o ai re musulmani; entrambi avevano abitato un mondo trasparente e traslucido, che non ha altra ragione di essere che quella di esprimere Dio; l’Apostolo di Maiorca era stato penetrato dall’ideale del francescanesimo di elevare la vita alla sua massima perfezione e dell’universalizzazione della religione cristiana.


L'apostolato in vista della conversione dei musulmani in primo luogo, degli ebrei e dei pagani, costituì lo scopo finale della vita e dell'opera del Maiorchino.  Questo ideale lo inserì in un più ampio progetto di riforma religiosa, sociale e politica della cristianità intera. Lo sforzo di condurre gli infedeli a Cristo gli ispirò una teologia ed una metodologia dell'evangelizzazione: per portare direttamente il "combattimento" sul piano dottrinale, Lullo adottò il sistema delle dispute apologetiche e dell’esposizione razionale della fede cristiana. Nello spirito lulliano la stima reciproca tra cristiani e musulmani doveva essere alla base di tutte le discussioni.
A questa si doveva aggiungere la conoscenza reciproca delle dottrine dell’interlocutore.
Oltre alle scuole di specializzazione missionaria, Lullo proponeva scambi tra cristiani ben formati e conoscitori della lingua araba e saraceni adeguatamente preparati.

“Mentre Raimondo si trovava in queste riflessioni, si propose di recarsi dal molto nobile e virtuoso signore Federico, re di Trinacria, perché questi, conosciuto come fonte di devozione, congiuntamente con il molto alto e potente re di Tunisi, disponesse che cristiani ben preparati e che padroneggiano la lingua araba, andassero a Tunisi, per esporre la verità della fede mentre, a loro volta, saraceni ben preparati venissero nel regno di Sicilia per discutere sulla loro fede con i sapienti cristiani. Forse con questo metodo, generalizzato per tutto il mondo, potrebbe farsi la pace fra cristiani e saraceni, in modo che né i cristiani vadano a distruggere i saraceni, né i saraceni i cristiani”.

(RAIMONDO LULLO, Liber de participatione christianorum et sarracenorum, in: J. Gajà, Raimondo Lullo. Una teologia per la missione, Milano, 2002, 34).

La conoscenza della lingua dell’altro, della forma e del contenuto del suo pensiero, il tentativo di creare un clima di tranquillità e di rispetto furono gli elementi che Lullo ritenne rendessero possibile e fruttuoso il dialogo tra appartenenti a religioni diverse; molte delle sue numerose opere ce ne danno una rappresentazione ideale, i viaggi missionari e la scuola di Miramar di sua creazione, una realizzazione concreta.

Raimondo Lullo è stato terziario francescano?

Non abbiamo la certezza assoluta dell’appartenenza di Raimondo Lullo al Terzo Ordine di S. Francesco. Secondo uno studio condotto da D. Mancini ci sono “delle considerazioni che ci inducono a credere molto verisimile l’ipotesi che Lullo sia stato un francescano”.

La sua vita religiosa inizia sotto il segno di Francesco: le apparizioni di Gesù Cristo in croce, l’ascolto del sermone su S. Francesco, fu un frate francescano ad esaminare per primo ufficialmente le sue opere, chiamò a far parte del suo collegio missionario tredici frati minori, i suoi libri vennero diffusi e studiati nei conventi minoriti, nel 1290 ottenne alcune lettere di presentazione che lo autorizzavano ad insegnare nei conventi francescani d’Italia.

Al 1293 potrebbe risalire la sua entrata nell’Ordine, anche se non si può affermare con sicurezza. Durante una malattia Lullo chiese di poter vestire l’abito francescano, ricordandosi che in quell’Ordine le sue opere erano state sempre ben accette ed i frati gli promisero che sarebbe avvenuto quando si fosse trovato più prossimo alla morte.

Ci sono altri particolari che possono indurre a pensare che fosse un terziario francescano: i legati che nel suo testamento lasciò all’Ordine francescano, negli ultimi mesi della sua vita alloggiò in un convento francescano a Tunisi dove si fece raggiungere da un frate minore, autorizzato dai suoi superiori, che lo aiutò a tradurre alcune sue opere in latino. Lullo, infine, venne seppellito nella Chiesa del convento di S. Francesco a Palma.

L’inquisitore domenicano, Nicolau Eimerich, che condannò cento tesi lulliane ritenendole eretiche, scrisse nel 1389 “in conventu fratrum minorum maioricarum est sepultus; erat enim de Tercia Regula Beati Francisci”.

In che cosa consiste la sua attualità?

La parte finale di un intervento del Prof. Marco Bartoli durante il V Incontro del Centro Italiano di Lullismo, tenutosi a Roma nel 2006, è particolarmente adatta a sintetizzare come un autore così lontano nel tempo tocchi dei temi di grande attualità e possa essere ancora una fonte di riflessione per chi si interroga sul significato dell’evangelizzazione.

“Una nuova civiltà del convivere, nella libertà, nella pace e nel rispetto, come sostiene Andrea Riccardi, sarebbe ciò di cui ha bisogno il mondo oggi, insieme ad un dialogo che non nega l’identità - di cristiano, in questo caso - come aveva chiarito Giovanni Paolo II nel concludere la Giornata mondiale di preghiera per la pace, il 27 ottobre del 1986.

Gli incontri Uomini e religioni organizzati sulla scia di quell’evento, da allora si sono moltiplicati e quella ”attenzione cortese” alle diverse religioni e al dialogo per la pace che caratterizza lo Spirito di Assisi dovrebbe spingere alla “costruzione di ponti”.

Proprio nel corso dell’incontro Uomini e religioni svoltosi a Barcellona nel 2001, mons. Vincenzo Paglia parlando del dialogo come opportunità per accomunare laici e credenti nella comune battaglia per la pace, aveva ricordato Raimondo Lullo. Con le opportune cautele, senza proporre anacronistici accostamenti, sono stati individuati negli scritti del catalano degli spunti di riflessione di grande attualità: 

  • il riconoscimento della sincerità della fede dell’altro.
  • un’apologetica basata sulla cultura e la tradizione araba da cui si potrà costruire il dialogo.
  • il tentativo di assumere il punto di vista dell’altro e la forza disarmata della parola”. La modalità del suo rapportarsi alle alterità, il sentimento di responsabilità verso il prossimo, che accese in Lullo, come sottolinea D. Mancini, un’ansia di parola, un’appassionata ricerca del dialogo quale modo di “vegliare sull’altro”, spiegano perché venga considerato un pioniere dell’ecumenismo nell’ambito della tradizione cristiana.


Maometto incontra Mosè
in una miniastura del Libro dell'Ascensione
Madrid, Museo del Prado



calendario francescano secolare
700 ANNI DALLA MORTE DI RAIMONDO LULLO

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L'EUROPA DEL DIALOGO A SCUOLA DI RAIMONDO LULLO di Alessandro Zaccuri nei 700 anni della morte del terziario francescano catalano


Il lungo anno di Raimondo Lullo è appena cominciato. Si concluderà nel novembre del 2016 a Barcellona, con un convegno che sancirà, tra l’altro, la ripresa della collaborazione tra due delle maggiori istituzioni culturali intitolate a questo straordinario pensatore medievale: l’istituto di Barcellona, appunto, e quello di Palma di Maiorca, dove Lullo nacque nel 1232 e dove, in questi giorni, si tiene il convegno d’apertura delle celebrazioni per il settimo centenario della morte. Avvenuta a Tunisi o forse nella stessa Maiorca, in un anno che potrebbe essere il 1315 o il 1316. Un’incertezza che è stata sfruttata per rendere ancora più vasto il programma delle manifestazioni lulliane.

È in quest’arco di tempo, in particolare, che ci si auspica arrivi a compimento il processo di canonizzazione di Lullo, proclamato beato da Pio IX nel 1850, ma venerato come santo fin dalla sua morte, che per molto tempo la tradizione popolare volle attribuire al martirio per lapidazione inflittogli dai saraceni. Precursore in molti campi, Lullo fu uno dei primi a teorizzare l’importanza del dialogo fra i monoteismi, al punto da considerare l’intero sistema della sua opera – la cosiddetta “Arte” – come un mezzo per avvicinare al Vangelo ebrei e musulmani.

«Questa intuizione, oggi più attuale che mai, investiva anche la concezione dell’identità europea, che per Lullo aveva il suo centro nel Mediterraneo», spiega Alessandro Tessari, ricercatore presso il Raimundus-Lullus- Institut di Friburgo, in Germania. Già docente all’Università di Padova, Tessari è tra i più attivi sostenitori della diffusione del pensiero di Lullo, anche e specialmente nella prospettiva di una comune cultura euromediterranea. Ma in questione c’è molto altro, dall’uso del volgare (Lullo è considerato l’iniziatore della letteratura catalana) alla formulazione di un procedimento computazionale destinato a trovare eco nelle ricerche di Bertrand Russell e Alan Turing.

«Per molti secoli – ricorda Tessari – le opere di Lullo non potevano mancare nella biblioteca delle persone colte. Isaac Newton, per fare un solo nome, era un suo lettore ed estimatore». La crisi di quella che, nelle università del Rinascimento, era insegnata come ars lulliana coincide con il suo stesso successo. Nel 1598 esce a Strasburgo, per i tipi dello stampatore Lazarus Zetzner, un’antologia degli scritti di Lullo, accompagnati dal commento di Giordano Bruno. Il libro, in realtà, contiene anche alcune opere apocrife, la cui proliferazione è favorita, tra l’altro, dalla difficoltà di districarsi nella strabiliante produzione dell’autore maiorchino, oltre 260 fra trattati, dialoghi filosofici, poemi e romanzi. Due anni più tardi, nel 1600, la condanna per eresia e la terribile esecuzione di Bruno contribuiscono a rafforzare i sospetti nei confronti di Lullo, anche perché gli opuscoli a lui erroneamente attribuiti si iscrivono nel filone, all’epoca molto fiorente, della speculazione alchemica e cabalistica.

Una circostanza, questa, che ritarderà di qualche secolo il riconoscimento della sua santità da parte della Chiesa. Il Lullo autentico, del resto, non ha nulla di eterodosso per quanto, secondo la sua stessa testimonianza, l’Arte gli sia stata rivelata “per illuminazione” in un momento ben preciso della sua vita, e cioè nel 1274, durante un periodo di meditazione sul monte Randa, una delle principali alture di Maiorca. Il racconto di questa rivelazione è contenuto nell’autobiografia del pensatore, La Vita Coetanea, la cui versione italiana è stata approntata da Stefano Maria Malaspina per Jaca Book nel 2011.

Nel nostro Paese, in questo momento, la bibliografia degli scritti di Lullo non è vastissima, ma è comunque sufficiente per apprezzare l’importanza di un autore che fu contemporaneo di Dante nell’estrema propaggine di un Medioevo già proiettato verso le svolte della modernità. Le Paoline, per esempio, hanno in catalogo Il libro del Gentile e dei Tre Savi curato da Sara Muzzi (2012), mentre si deve a Marta M. M. Romano l’edizione dell’Arte breve edita da Bompiani nel 2002.

Per i lettori di lingua catalana, invece, uno degli eventi dell’anno lulliano è rappresentato dal primo, imponente volume del monumentale studio dello specialista Pere Villalba i Varneda, Ramon Llull: Vida i Obres, disponibile anche in dvd-rom all’interno del cofanetto che contiene il documentario Raimondo Lullo, un uomo del nostro tempo (per informazioni: www.iec.cat). Il video è stato girato direttamente in italiano, con sottotitoli in catalano, spagnolo, portoghese, inglese, francese, tedesco e arabo, e si articola come un racconto del pensiero di Lullo attraverso le testimonianze dello stesso Tessari e di Patrizio Rigobon, docente di letteratura catalana e spagnola all’Università Ca’ Foscari di Venezia. In poco meno di un’ora, scorrono le immagini di preziosi manoscritti lulliani (celeberrimo il Breviculum, ossia il magnifico codice miniato della Vita Coetanea conservato a Karlsruhe) e si apprendono gli elementi salienti della vita di Lullo, rampollo di nobile famiglia che, già sposato e padre di due figli, diventa terziario francescano e intraprende l’impresa dell’Arte.

Di opera in opera, questa costruzione assume sempre di più i caratteri di una summa alternativa a quelle allestite dalla Scolastica. L’intento rimane l’affermazione della verità, alla quale si accede attraverso la conoscenza e la combinazione delle dignitates Dei, gli attributi divini che Lullo dispone in un articolato meccanismo di “ruote” reciprocamente connesse. Sono dischi mobili, di dimensioni decrescenti, montati uno sull’altro in modo da rendere possibile la rispondenza fra lettere di alfabeti differenti: un dispositivo nel quale non è difficile riconoscere l’antenato delle odierne reti telematiche.

«Le sfere di Lullo non sono soltanto strumenti utili al calcolo o all’esercizio della mnemotecnica – insiste Tessari – ma hanno come obiettivo l’accrescimento della conoscenza riguardo a Dio e al mondo». Anche per questo, oltre che nella canonizzazione, gli studiosi di Lullo sperano nell’attribuzione del titolo di dottore della Chiesa. E forse il Christianus arabicus (aveva imparato la lingua del Corano per meglio confrontarsi con i musulmani) è proprio il santo di cui il XXI secolo ha bisogno per uscire dal labirinto dei fondamentalismi.

 Fonte: Avvenire del 27 nov 2015







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