Il fascicolo dedicato al beato Lucchese e a sua moglie Buonadonna, terziari francescani, comprende un apparato di illustrazioni e, dopo il ritratto biografico, comprende un'appendice per la preghiera e una bibliografia.
Pubblichiamo la presentazione al volume "Lucchese e Buonanonna. Il volto coniugale della Carità" di Antonio e Lidia scritta da P. Antonio Giacomello OFM, penitenziere della Basilica di S. Giovanni in Laterano, già Assistente spirituale della nostra fraternità dell'OFS Sant'Antonio.
Per presentare questo lavoro di Antonio Fasolo esprimerò due mie soddisfazioni. Ancor prima, però, dico, per chi non lo sapesse, che Antonio è sposato con Lidia, che appartengono entrambi all’Ordine Francescano Secolare e che entrambi, da circa dieci anni devono sottrarre (meglio, condividere) una considerevole fetta del loro tempo per dedicarsi a Maria Cristina, la quale non si accontenta certo di esigere semplicemente vitto e alloggio.
Prima soddisfazione.- “Con quelle noi non ci andiamo”, “Le Terziarie”, “ Possono anche gli uomini ? !”, “Anche i e le giovani ?”, “Anche noi due fidanzati ?”, “Anche noi due marito e moglie ?”.
Prima soddisfazione.- “Con quelle noi non ci andiamo”, “Le Terziarie”, “ Possono anche gli uomini ? !”, “Anche i e le giovani ?”, “Anche noi due fidanzati ?”, “Anche noi due marito e moglie ?”.
Da diversi decenni espressioni e domande simili mi causano disappunto. Evidenziano uno stato di cose che non è “giusto”. Non è giusto perché non è “vero”.L’“originale”, la “foto di famiglia” dell’OFS ci mostra Lucchesio e Buonadonna, marito e moglie. I momenti più qualificanti nella storia dell’OFS ci mostrano uomini e donne. La mia ammirazione giunge allo stupore quando leggo il martirologio francescano. Lì figurano coppie di sposi e addirittura famiglie intere di francescani secolari coronati con il martirio di sangue.
Il “patrimonio genetico” dell’OFS richiede la lettura di questo codice: uomini e donne, coppie di coniugi, famiglie. Tutti sanno e affermano che è pericoloso alterare il codice genetico. Può deteriorare e perfino estinguere la specie. Inoltre, quest’alterazione dell’originale sottrae credibilità e forza di attrazione. Perché? Semplicemente perché né l’umanità, né la Chiesa sono composte di stragrande maggioranza di donne. La metà dell’umanità (senz’altro la più bella) è concepibile, leggibile solo se, come l’A o la U maiuscole, sono formate dai due tratti che si appoggiano. Se manca un tratto, sono un segno illeggibile o quasi. Neanche l’H maiuscola sarebbe significativa. Può darsi che questo mio discorso appaia stroncatore o sgarbato. Voglio sperare che non scoraggi nessuno. Io, infatti, non intendo dire “ togliamo”, bensì cerchiamo ciò che manca “.
In questo senso, auguro ad Antonio e Lidia (e Maria Cristina) Fasolo buoni risultati con un’opera di restauro o di recupero, quale potrebbe essere questa, che mi hanno chiesto di presentare.
In questo senso, auguro ad Antonio e Lidia (e Maria Cristina) Fasolo buoni risultati con un’opera di restauro o di recupero, quale potrebbe essere questa, che mi hanno chiesto di presentare.
Seconda soddisfazione. - “L’avrei giurato che era un prete che cantava”. Nella chiesa vuota di Villa Italia, io mi sfogavo a cantare accompagnandomi con l’organo. Quella persona amica aveva fiancheggiato la chiesa per arrivare all’ufficio parrocchiale. “Hai la voce da prete anche cantando”. Una volta ci riconobbero che eravamo preti nella spiaggia di Necochea. In una processione sentivo dire da uno la prima parte dell’Avemaria e la gente rispondeva con la seconda parte. “Quello non è un prete”, mi dissi. Allungai il passo: era un giovanotto laico. Sapete che la chironomia è il movimento delle mani per dirigere il canto (gregoriano) segnando i diversi accenti delle frasi melodiche. M’è capitato, da chierico (quando non difetta la carica di ironia) di sentire come qualcuno, in sordina, accompagnava il salire e scendere della voce di un predicatore, con stereotipo scontato. Quando parliamo o scriviamo noi preti, quasi sempre (perfino raccontando una barzelletta) parliamo e scriviamo da preti. Credo non possa essere diversamente, sia riguardo ai contenuti sia alla forma.
I laici hanno il loro modo. Devono averlo, per il loro status, per la
loro vocazione, per la loro missione. Anche se a noi è affidato l’altius
moderamen. “Che bravo ! Ha parlato come un prete !” Questo elogio che
una volta udimmo lo reputammo come squalificante per quello
stimabilissimo laico che aveva tenuto la conferenza.
Quando ho letto gli scritti di Antonio Fasolo, francescano secolare, sul Beato Lucchese ho goduto la duplice soddisfazione sia per i contenuti che per la forma. (E’ giusto che io aggiunga che le stesse soddisfazioni ho provato leggendo e ascoltando altri e altre francescani secolari ). Tutto questo a proposito di agiografie, ma anche a proposito di altri temi, specialmente di attualità ecclesiale.
Credo proprio che sia il caso di prestare rinnovata attenzione alla “ topografia ” e alla “fisiologia” della Chiesa (e quindi anche dell’OFS).Tenerne conto, guidati dal sensibile monitoraggio del Vaticano II, della Evangelii nuntiandi, della Christifideles laici, della Familiaris consortio, ecc. e di incoraggiare i carismi, talvolta non emersi, dei laici di casa nostra.
P. Antonio Giacomello, OFM.