In chi mette in pratica la parola di Dio vengono
ad abitare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Di conseguenza i discepoli
di Gesù non devono lasciarsi prendere dall’ansia. Devono avere il cuore colmo
della pace del Signore.
“Vi lascio
la pace vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”. Di quale
pace parla Gesù in questo brano evangelico?
Non della pace esterna consistente nell’assenza di guerre e conflitti tra persone o nazioni diverse. In altre occasioni egli parla anche di questa pace; per esempio quando dice: “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”. Qui parla di un’altra pace, quell’interiore, del cuore, della persona con se stessa e con Dio. Lo si capisce con quello che aggiunge subito appresso: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”. Questa è la pace fondamentale, senza la quale non esiste nessuna altra pace. Miliardi di gocce di acqua sporca non fanno un mare pulito e miliardi di cuori inquieti non fanno un’umanità in pace.
Non della pace esterna consistente nell’assenza di guerre e conflitti tra persone o nazioni diverse. In altre occasioni egli parla anche di questa pace; per esempio quando dice: “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”. Qui parla di un’altra pace, quell’interiore, del cuore, della persona con se stessa e con Dio. Lo si capisce con quello che aggiunge subito appresso: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”. Questa è la pace fondamentale, senza la quale non esiste nessuna altra pace. Miliardi di gocce di acqua sporca non fanno un mare pulito e miliardi di cuori inquieti non fanno un’umanità in pace.
La parola
usata da Gesù è shalom. Con essa gli ebrei si salutavano, e tuttora si
salutano, con essa salutò lui stesso i discepoli la sera di Pasqua e con essa
ordina di salutare la gente: “In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a
questa casa” (Lc. 10, 5-6).
Dobbiamo
partire dalla Bibbia per capire il senso della pace che dona Cristo. Nella
Bibbia shalom dice più che la
semplice assenza di guerre e di disordini. Indica positivamente benessere,
riposo, sicurezza, successo, gloria. La Scrittura parla addirittura della “pace
di Dio” (Filippesi 4,7) e del “Dio della pace” (Romani 15,32). Pace non indica
dunque solo ciò che Dio dà ma anche ciò che Dio è.
Questo ci
dice che quella pace del cuore che tutti desideriamo non si può ottenere mai
totalmente e stabilmente senza Dio. Dante Alighieri ha sintetizzato tutto ciò
in quel verso che alcuni considerano il più bello della Divina Commedia: “E’n la sua voluntate è nostra pace”.
Gesù fa
capire cosa si oppone a questa pace: il turbamento, l’ansia, la paura: “Non sia
turbato il vostro cuore”. Facile a dirsi!, obbietterà qualcuno. Come placare
l’ansia, l’inquietudine,il nervosismo che ci divora tutti e ci impedisce di
godere un po’ di pace? Alcuni sono per temperamento più esposti di altri a queste
cose. Se c’è un pericolo lo ingigantiscono, se c’è una difficoltà la
moltiplicano per cento. Tutto diventa motivo di ansia.
Il Vangelo
non promette un toccasana per questi mali; in certa misura essi fanno parte
della nostra condizione umana, esposti come siamo a forze e minacce tanto più
grandi di noi. Però un rimedio lo indica. Il capitolo da cui è tratto il brano
evangelico di oggi comincia così: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate
fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Gv. 14, 1). Il rimedio è la fiducia
in Dio.
Adesso
sappiamo cosa ci auguriamo a vicenda, quando stringendoci la mano, ci
scambiamo, nella Messa, l’augurio della pace. Ci auguriamo l’un l’altro
benessere, salute, buoni rapporti con Dio, con se stessi e con il prossimo.
Insomma di aver il cuore ricolmo della “pace di Cristo che sorpassa ogni
intelligenza” (Filippesi 4, 7).
Adelaide Rossi, ofs