DELLE
PALME: PASSIONE DEL SIGNORE
(Mc
11,1-10 opp. Gv 12,12-16) Is 50,4-7; Sal 21 (22); Fil 2,6-11; Mc
14,1−15,47
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29
DOMENICA
LO 2ª set
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La
passione del Signore.
R Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?
Giornata
mondiale della gioventù
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Forma breve (Mc 15, 1-39):
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco
- Volete che io rimetta in libertà per voi
il re dei Giudei?
Al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli
anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in
catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò:
«Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti
lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non
rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più
nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in
libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si
trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un
omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era
solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per
voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano
consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché,
piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di
nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re
dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro:
«Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato,
volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e,
dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
- Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
- Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il
cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di
porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi
presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con
una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano
davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e
gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
- Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la croce di lui un
tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre
di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa
«Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne
prese.
- Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue
vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove
del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna
diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a
destra e uno alla sua sinistra.
- Ha salvato altri e non può salvare se
stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano,
scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci
in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei
sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha
salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda
ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati
crocifissi con lui lo insultavano.
- Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su
tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce:
«Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama
Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli
dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma
Gesù, dando un forte grido, spirò. (Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Ripassiamo, non con l’attenzione di chi ascolta una storia del passato, ma con la partecipazione di chi rivive una vicenda di amore e di dolore da cui è stato redento, la passione di Gesù, che il doloroso e drammatico dialogo della lettura evangelica ci fa seguire con immensa gratitudine.
La domenica delle Palme è l’unica occasione, in tutto l’anno, in cui si ascolta per intero il racconto evangelico della passione. Il dato che più colpisce, leggendo la passione secondo Marco, è il rilievo dato al rinnegamento di Pietro. Esso è prima annunciato da Pietro nell’ultima cena, poi descritto in tutto il suo umiliante svolgimento.
Questa insistenza è significativa, perché Marco era una specie di segretario di Pietro e scrisse il suo Vangelo mettendo insieme i ricordi e le informazioni che gli venivano proprio da lui. E’ stato dunque Pietro stesso che ha divulgato la storia del suo tradimento. E’ stata una confessione pubblica. A Pietro non è importato niente del suo buon nome. Nella gioia del perdono ritrovato, egli ha voluto comunicarci che nessuno di quelli che fossero caduti come lui disperasse del perdono.
Bisogna leggere la storia del rinnegamento di Pietro in parallelo con quella del tradimento di Giuda. Anche questo è preannunciato da Cristo nel cenacolo, poi consumato nel giardino degli ulivi. Di Pietro si legge che Gesù passando “lo guardò”(Lc. 22,61), con Giuda fece ancora di più: lo baciò. Ma l’esito fu ben diverso. Pietro, “uscito fuori, scoppiò a piangere”; Giuda, uscito fuori, andò a impiccarsi. Queste due storie non sono chiuse, continuano ancora. Quante volte ci siamo comportati come Pietro! Ci siamo trovati nella condizione di dare testimonianza delle nostre convinzioni cristiane e abbiamo preferito mimetizzarci, per non esporci.
Anche la storia di Giuda ci è tutt’altro che estranea. Giuda vendette Gesù per trenta denari, e chi può dire di non averlo tradito a volte anche per molto meno? Tradimenti, certo, meno gravi del suo, ma aggravati dal fatto che noi sappiamo, meglio di Giuda chi era Gesù.
Dal momento che sia Pietro che Giuda ebbero rimorso per quello che avevano fatto, perché le due storie finiscono in modo tanto diverso? Dov’è la differenza? In una cosa sola: Pietro ebbe fiducia nella misericordia di Cristo, Giuda no!
Sul Calvario si ripete la stessa vicenda. I due ladroni hanno ugualmente peccato e si sono macchiati di crimini. Uno però maledice, insulta e muore disperato; l’altro grida: “Gesù, ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno”, e si sente risponder da lui: “In verità ti dico: oggi sarai con me in paradiso” (Lc.23,43).
Fare la Pasqua significa fare un’esperienza personale della misericordia di Dio in Cristo.
ALTRI SPUNTI DI RIFLESSIONE
1) Il Dio della croce è il Dio “svuotato”(II lettura) che si fa solidale con l’uomo fino alla morte. Da questa vicinanza estrema nasce una diversa concezione di Dio: egli non è nella sfera trascendente ma si fa solidale e fratello. Da questa vicinanza estrema nasce una diversa concezione dell’uomo: la “carne” e la storia dell’uomo hanno un senso, contengono un seme di divinità e di eternità che sta crescendo e fiorendo. E’ nata la “storia della salvezza”. Da questa vicinanza estrema nasce anche una diversa concezione del destino: alla visione del Dio giudice si sostituisce quella del Dio che ama e che si dona per riscattare dal male il suo fratello più debole.
2) Davanti alla croce di Cristo sfila l’umanità con la sua risposta: c’è il rifiuto drammatico di Giuda, l’odio implacabile del potere sinedrale, la fragilità traditrice di Pietro…, ma c’è anche il vertice dell’amore e della fede, quella del centurione romano che accoglie nella sua professione di fede (Mc 15,39) le parole rivelatrici pronunciate da Gesù durante il suo processo: “Veramente costui è il Figlio di Dio!”.
1) Il Dio della croce è il Dio “svuotato”(II lettura) che si fa solidale con l’uomo fino alla morte. Da questa vicinanza estrema nasce una diversa concezione di Dio: egli non è nella sfera trascendente ma si fa solidale e fratello. Da questa vicinanza estrema nasce una diversa concezione dell’uomo: la “carne” e la storia dell’uomo hanno un senso, contengono un seme di divinità e di eternità che sta crescendo e fiorendo. E’ nata la “storia della salvezza”. Da questa vicinanza estrema nasce anche una diversa concezione del destino: alla visione del Dio giudice si sostituisce quella del Dio che ama e che si dona per riscattare dal male il suo fratello più debole.
2) Davanti alla croce di Cristo sfila l’umanità con la sua risposta: c’è il rifiuto drammatico di Giuda, l’odio implacabile del potere sinedrale, la fragilità traditrice di Pietro…, ma c’è anche il vertice dell’amore e della fede, quella del centurione romano che accoglie nella sua professione di fede (Mc 15,39) le parole rivelatrici pronunciate da Gesù durante il suo processo: “Veramente costui è il Figlio di Dio!”.
Adelaide Rossi ofs