Cristo è risorto, Alleluja!
PASQUA:
RISURREZIONE DEL SIGNORE (s)
At 10,34a.37-43; Sal 117
(118); Col 3,1-4 opp. 1 Cor 5,6b-8; Gv 20,1-9 opp. Mc 16,1-7 (Lc 24,13-35)
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5
DOMENICA
LO Prop
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Egli doveva risuscitare dai morti.
R Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci ed esultiamo. Opp. Alleluia, alleluia, alleluia.
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Davanti alle prove, alle tracce che Cristo
è risorto, e nonostante la parola stessa di Gesù che l’aveva preannunziato, gli
apostoli fanno fatica a credere che egli ha vinto la morte. Poi questa
diventerà l’irresistibile convinzione che darà senso a tutta la missione e a
tutta la vita degli apostoli, testimoni del Risorto.
Giotto NOLI ME TANGERE cappella degli Scrovegni (Padova) |
Di solito quando pensiamo alla resurrezione
di Cristo, lo facciamo in termini di trionfo sui nemici, di manifestazione di
potenza, invece essa è, come tutto il resto in Cristo, manifestazione di amore.
Avviene nel mistero, in contrasto con la sua morte che era stata vista da una
grande folla. Questo carattere della resurrezione indica che, dopo aver
sofferto, non bisogna aspettarsi un trionfo esteriore, visibile come una gloria
terrena. Il trionfo c’è, ma è di un ordine superiore.
La resurrezione è vittoria dell’amore e
proprio per questo è particolarmente discreta. Gesù si rivela attraverso le
apparizioni, in modo sufficiente da offrire un fondamento solido alla fede. Ma
non è una rivincita che umilia gli avversari.
Ogni vendetta sarebbe
incompatibile con l’amore che Gesù ha voluto testimoniare agli uomini con la
sua passione. Gesù si comporta umilmente nella gloria della resurrezione come
nell’annientamento del Calvario. Questa è la natura nato dal trionfo della
sofferenza: trionfo nella dolcezza e nell’umiltà perché trionfo d’amore!
Gesù aveva annunciato francamente ai suoi
discepoli la prova che li attendeva partecipando alla sua passione, ma aveva
anche sottolineato il contrasto fra un dolore passeggero e una gioia destinata
a durare. La resurrezione porta a essi la gioia definitiva che nessuno potrà
togliere loro.
Nel racconto delle apparizioni c’è
l’intenzione di Cristo di andare a trasformare in gioia il dolore di chi lo sta
ancora piangendo nella sua morte. La sua presenza opera questa trasformazione
tanto nel cuore di Maria Maddalena e delle altre donne come in quello dei
discepoli. Nella misura in cui ciascuno gli è stato fedele durante la Passione,
Gesù gli partecipa la gioia di resuscitato. Così, le donne hanno per prime il
privilegio di ricevere la notizia della resurrezione, di rivederlo e di entrare nella gioia del suo trionfo, perché hanno
manifestato più coraggiosamente dei discepoli il loro affetto per lui.
La gioia è il risultato della generosità
nella sofferenza. Con quanta delicatezza egli dissipa il dolore di Maria
Maddalena! L’affetto l’ha indotta a venire all’alba alla tomba, perché vuole
ritrovare almeno la presenza del corpo dell’amato maestro. Vedendo la tomba
vuota, è presa da nuova angoscia e, dopo aver informato i discepoli, torna al
sepolcro e piange. Ma nel momento in cui la sua tristezza è più grande, essa
sta per mutarsi in gioia. Maria Maddalena fa l’esperienza di questa verità.
Se la Maddalena non avesse vissuto la
passione con Cristo, non avrebbe conosciuto questa gioia trionfante. Il vangelo
che ha descritto il dolore non accenna minimamente alla gioia provata dalla
Maddalena, tanto è evidente! Ella vorrebbe trattenerlo, non vorrebbe lasciarlo.
La sua gioia consiste interamente nel possesso di Gesù. Con il famoso “Noli me tangere”, non mi toccare, Gesù
non vuole mantenere una distanza con la donna, indica invece un nuovo genere di
vicinanza. Il suo vero significato è: non c’è più bisogno di toccarmi
fisicamente, come prima, per possedermi; ora mi possiedi in modo più vero, non
fuori ma dentro di te.
ALTRI
SPUNTI DI RIFLESSIONE
1) Il primo livello del
legionario pasquale è quello orizzontale: la terra con l’itinerario storico di Gesù. La Pasqua è l’esaltazione di una salvezza che passa attraverso la
“resurrezione”.Connetterci alla Pasqua di Cristo comporta la nostra unione
all’amore terreno, alla trasformazione dell’intera realtà esistente.
Il secondo livello del
legionario è quello verticale, il cielo (lettera
ai Colossesi). La vocazione umana ha una meta trascendente, attraverso la Pasqua
il cristiano è
veramente figlio di Dio ed è collocato nella sfera del divino, “partecipe della
stessa natura di Dio”.
2) Il terzo livello del
legionario è quello sotterraneo, il sepolcro
che Cristo vince. Il destino dell’uomo è ormai strappato alla morte, il
sepolcro è vinto, la vita trionfa, la speranza diventa la sigla del credente.
“Tu ci hai fatti per Te e il nostro cuore è senza pace finché non riposerà in
Te…E’ per Te solo che io vivo, parlo e canto” (s. Agostino).
Adelaide Rosso, ofs