Ermilio Lazzaro nel suo studio |
Il mattino del 16 agosto 1982, nella Galleria d’Arte “Schola Minervae” di via S. Paolo, visitando la mostra del pittore Antonio Scarpellato, mi è stata offerta l’imprevista, felice circostanza di venire a conoscenza di un edificante episodio della vita del nostro compianto confratello il professore Ermilio Lazzaro, già insigne docente di belle arti e artista noto in Italia e all’estero. Mi piace riferire l’episodio, poiché ritengo che esso offra un esempio di etica professionale.
Donne con conca e fascina (1944) |
Fu allora che il pittore Scarpellato conobbe il prof. E. Lazzaro e, tra gli artisti convenuti all’inaugurazione c’era anche l’accademico romeno Eugenio Dragutescu. Durante una passeggiata, la conversazione tra questi artisti, caduta sui criteri da seguire per un equo apprezzamento delle opere, indusse il Prof. E. Lazzaro a raccontare un fatto di cui erano stati protagonisti due suoi nipoti a Roma, mentre egli si trovava fuori sede.
Ad alcune persone, giunte proprio per acquistare, più che per visitare lo studio del pittore, i due giovani presentatori finirono col prendere l’iniziativa di vendere due quadri ad un prezzo superiore di almeno un terzo da quello normalmente praticato.
Al ritorno dell’autore, essi molto giulivi, gli dissero: “Caro nonno, è proprio vero che tu fai prezzi troppo modesti; noi, nella tua assenza, abbiamo venduto due quadri per 50.000 lire l’uno”. Subito dopo, il nonno chiese loro se avessero preso nota dell’indirizzo degli acquirenti, imputando ai giovani il fastidio di dover telefonare a quei signori per rimborsare 30 mila lire pagare complessivamente in più.
L’episodio, che si commenta da sé, impone ovviamente al lettore l’avviso di diffonderne la conoscenza soprattutto per l’ammaestramento che se ne può trarre parlando coi giovani artisti delle nuove generazioni.