Sinagoga di Roma
“Ecco, com’è bello
e com’è dolce
che i fratelli vivano insieme!”
Queste le parole del salmo 133 che Benedetto XVI ha scelto per aprire il suo discorso al Tempio Maggiore di Roma e che il coro della Sinagoga ha regalato all’assemblea, dando voce alla speranza che accomuna i due protagonisti dell’incontro.
Riportiamo qui alcune loro riflessioni ed esortazioni:
“Se il nostro è un rapporto tra fratelli c’è da chiedersi sinceramente a che punto siamo e quanto ci separa ancora dal recupero di un rapporto autentico di fratellanza e comprensione; e cosa dobbiamo e possiamo fare insieme”.*
“Testimoniare l'unico Dio è un servizio prezioso che Ebrei e Cristiani possono offrire assieme”.**
“Il cantico delle creature di Francesco d’Assisi è radicato nella spiritualità biblica. Possiamo condividere un progetto di ecologia non idolatrica, senza dimenticare che alla cima della creazione c’è l’uomo fatto a immagine divina.
La santità della vita, la dignità dell’uomo, la sua libertà, la sua esigenza di giustizia e di etica sono i beni primari da tutelare. Sono gli imperativi biblici che condividiamo, insieme a quello della misericordia”.*
“Con l'esercizio della giustizia e della misericordia, Ebrei e Cristiani sono chiamati ad annunciare e a dare testimonianza al Regno dell'Altissimo che viene, e per il quale preghiamo e operiamo ogni giorno nella speranza.
In questa direzione possiamo compiere passi insieme, consapevoli delle differenze che vi sono tra noi, ma anche del fatto che se riusciremo ad unire i nostri cuori e le nostre mani per rispondere alla chiamata del Signore, la sua luce si farà più vicina per illuminare tutti i popoli della terra”.**
“L’immagine di rispetto e di amicizia che emana da questo incontro deve essere un esempio per tutti coloro che ci osservano. Ma amicizia e fratellanza non devono essere esclusivi e oppositori nei confronti di altri. In particolare di tutti coloro che si riconoscono nell’eredità spirituale di Abramo.
Ebrei, Cristiani e Musulmani sono chiamati senza esclusioni a questa responsabilità di pace. La preghiera che si alza da questa Sinagoga è quella per la pace universale annunciata da Isaia (66:12) per Gerusalemme, «la pace come un fiume e la gloria dei popoli come un torrente in piena»”.*
*Rav Riccardo Di Segni, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma.
**Papa Benedetto XVI.
Sinagoga di Roma
Il Papa alla Sinagoga di Roma
La storica visita il 17 gennaio. Il Santo Padre è stato accolto dal presidente della Comunità ebraica di Roma Pacifici, dal presidente delle Comunità ebraiche italiane Gattegna, e dal rabbino capo Di Segni di R. S.
Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, e Renzo Gattegna, presidente delle Comunità ebraiche italiane hanno accolto Benedetto XVI alle 16.25 al Portico di Ottavia, per la visita alla Sinagoga di Roma. Dopo la deposizione di un omaggio floreale alla lapide che ricorda la deportazione del 16 ottobre 1943, il Papa si è diretto verso la Sinagoga. Ma prima di raggiungere il Tempio Maggiore si è fermato ancora una volta davanti all’iscrizione che ricorda l’attentato del 9 ottobre 1982 in cui perse la vita Stefano Taché, bambino ebreo di due anni, e altre 37 persone rimasero ferite mentre uscivano dalla Sinagoga.
Ai piedi della scalinata centrale il Santo Padre accolto dal rabbino capo Riccardo Di Segni è entrato nel Tempio. Dopo gli interventi di Pacifici, Gattegna e Di Segni, il canto del salmo 133, il discorso del Papa, lo scambio dei doni e, infine, il canto dell’inno «Anì Maamin». In una sala attigua alla Sinagoga, a questo momento pubblico è seguito il colloquio privato fra il Papa e Di Segni e quindi l’inaugurazione al Museo Ebraico di una mostra di disegni preparati nel ’700 dalla comunità ebraica per l’incoronazione dei Pontefici e alle 18 nella Sinagoga Spagnola l’incontro con alcuni rappresentanti della comunità ebraica.