Raoul Follereau


“Uomo è il mio nome,
Cristiano è il mio cognome”

Laico
Fondatore dell’Aifo
Nevers (Francia) 17 agosto 1903
Parigi, 6 dicembre 1977

Moriva nel 1977 l’apostolo dei lebbrosi, Raoul Follereau. Salito giovanissimo agli onori della cronaca francese come brillante giornalista, si era casualmente imbattuto durante un suo viaggio-safari in Africa, nel 1939, con un gruppetto di lebbrosi: l’autista che lo portava, rifiutava di proseguire nelle loro vicinanze. Erano gli anni appena precedenti l’ultima guerra e Raoul, fervente antinazista, dovette rifugiarsi come finto ortolano presso un convento di suore a Lione. Ma nonostante la guerra lampo tedesca, Raoul riesce a uscire dal convento e a percorrere la Francia in guerra raccontando incredibili storie di lebbrosi: uomini e donne corrosi dalla malattia, sfigurati e affamati, reclusi nei cimiteri e nei manicomi, isolati in deserti sperduti, allontanati su isolotti inaccessibili; i loro cadaveri bruciati per paura dell’infezione.
Raccogliendo una ragazza morente di 22 anni si accorge che pesa 20 chili. Ne nasce rabbia e indignazione. Raoul domanda a sua moglie se vuole unirsi alla sua crociata per debellare la lebbra. Da allora (1953) i due viaggeranno sempre insieme da una parte all’altra del globo per organizzare l’esercito dei volontari.
La richiesta a Russia e America di regalargli l’equivalente di un caccia bombardiere così che, lasciando invariato l’equilibrio militare, avrebbe salvato proprio tutti i lebbrosi del mondo, resta appello inascoltato e deriso. Ma la fiammeggiante costanza di questi due sposi divampa e la malattia della lebbra, frutto congenito della fame, è oggi quasi totalmente vinta. Lo scorso anno il Nulla Osta della Santa Sede ha avviato la causa di beatificazione.