Spunti di riflessione

ALLA SCUOLA DI  SANT'ELISABETTA D'UNGHERIA





VITA DI PENITENZA
E VITA DI PREGHIERA.
COME POSSONO I SECOLARI
ESSERE CONTEMPLATIVI?


Quando Elisabetta professò da penitente nel 1229 e fondò il suo ospedale a Marburg, stava continuando la vita di penitenza e conversione che aveva già iniziato. Questa nuova vita richiedeva tuttavia un impegno ancora più profondo e sacrifici ancora maggiori. Nella sua vita di assistenza agli ammalati riversò sugli altri i frutti della sua penitenza e le grazie che aveva ricevuto. Ora, guardando alla vita penitenziale matura di Elisabetta, è il momento di parlare dei frutti di questa penitenza nelle nostre vite di servizio agli altri e nella nostra vita di preghiera.
La vita di penitenza richiede innanzitutto che ci svuotiamo dall'egoismo e dal peccato e che ci lasciamo colmare da Dio. Richiede anche che ci doniamo agli altri.
La nostra regola (II, 14) ci ricorda che, poiché ci sforziamo di imitare Gesù, che fu non solamente Dio ma anche un perfetto essere umano, dovremmo imitarLo nelle sue azioni umane di servizio agli altri, compresi i più umili. Dovremmo cercare di servire gli altri esattamente come Gesù ha lavato i piedi ai Suoi discepoli (Gv 13, 12-15). Questo è ciò che Elisabetta fece durante tutta la sua vita e che anche noi dovremmo fare. Vogliamo diventare più simili a Gesù e perfezionarci non solo per il nostro bene ma anche per quello degli altri. Poiché siamo secolari, esercitiamo il nostro servizio per i nostri fratelli e sorelle con una vita attiva nel mondo. Durante il suo lavoro all’ospedale, esattamente come nella sua vita matrimoniale, la vita attiva di Elisabetta comprendeva anche la preghiera contemplativa. La nostra regola (II, 8) ci chiede specificatamente di "fare della preghiera e della contemplazione l'anima del proprio essere e del proprio operare" Questo significa concedere alla preghiera contemplativa un ruolo più importante nella nostra vita di preghiera.

 Ma che cos’è la preghiera contemplativa?
A coloro di noi che seguono la vita attiva viene spesso detto che tutto il nostro lavoro, se dato in offerta a Dio, è preghiera. Abbiamo inoltre la messa e il nostro ufficio quotidiano - la preghiera liturgica della Chiesa. Queste due cose sono, però, diverse dalla contemplazione, dall’innalzare i nostri cuori e le nostre menti a Dio. Questo è un tipo di preghiera che spesso troviamo difficoltosa.

Come possiamo, assorbiti come siamo dalla cura della famiglia e dal lavoro, distratti dalla TV, 
da internet e dalle chiacchiere quotidiane intorno a noi, 
trovare il tempo di innalzare le nostre anime a Dio?
Possiamo trarre conforto dal fatto che le parole fondamentali pronunciate da Gesù nei Vangeli riguardo alla vita di contemplazione sono state rivolte a una casalinga affaccendata: quando Gesù va a trovare Marta e Maria.
Marta, che è una perfetta padrona di casa, serve Gesù di cibo, bevande e cuscini confortevoli - queste, le cose che facciamo per Gesù, rappresentano la vita attiva di servizio agli altri nel mondo. Maria, da parte sua, sceglie di sedere ai piedi di Gesù, ascoltando le sue parole e gioendo della sua presenza. Questa è contemplazione.
Marta insiste con Gesù nel dire che la contemplativa Maria non sta dando il proprio contributo e che
dovrebbe alzarsi e aiutare nel servire. Gesù dice a Marta "tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose", ma aggiunge che solo una cosa è davvero necessaria - ascoltare le sue parole (Lc 10:41-42). Il contrasto tra le due sorelle è stato spesso usato nella Chiesa per fare riferimento alla vita attiva e a quella di contemplazione come a due vocazioni diverse - l’una per i laici e per quei religiosi che dedicano la propria vita al servizio agli altri, l’altra per i religiosi impegnati in una vita di preghiera contemplativa. Ma Gesù sta anche dicendo a Marta, che vive la vita attiva, che deve trovare più spazio nella propria vita per ascoltarLo e contemplarLo. E Sant’Agostino dice "Nessuno dovrebbe essere tanto contemplativo da non pensare al bene del suo prossimo, né tanto attivo da non cercare la contemplazione di Dio" (La città di Dio, XIX, 19).
Dio è presente in ogni vita e in ogni fase della vita. Possiamo prepararci al meglio a scorgere la Sua presenza e gioirne semplificando gli aspetti esteriori delle nostre vite ed evitando tutto ciò che è superficiale, superfluo, egoista o frivolo. Dobbiamo giudicare cosa è davvero importante nelle nostre vite ed eliminare o ridurre le altre cose. Nel corso della sua breve vita Elisabetta ha separato le cose importanti da quelle che non lo erano.
Leggendo la storia della sua vita percepiamo che ha sempre cercato di non sprecare il suo tempo, in modo da averne a sufficienza sia per le sue opere di bene a servizio degli altri, sia per vivere di più alla presenza di Dio.
Possiamo innalzare i nostri cuori a Dio in contemplazione mentre svolgiamo le nostre faccende quotidiane. Elisabetta si dedicava a questo tipo di preghiera mentre aspettava che il cibo che aveva preparato per le sorelle si cuocesse. Molti di noi hanno dei momenti, nella giornata lavorativa, durante i quali le menti non sono occupate. Spesso, mentre stiriamo, ci occupiamo del giardino, siamo nel treno per andare al lavoro o aspettiamo in macchina che i bambini escano da scuola, ci troviamo ad avere del tempo in cui possiamo innalzare i nostri cuori a Dio, invece che occupare semplicemente le nostre menti con TV, radio o riviste. Questo richiede disciplina e impegno. Richiede anche la presa di coscienza del fatto che, in quanto Cristiani devoti, questo è tempo che dobbiamo a nostro Signore. Preghiamo affinché possiamo sempre imitare l’esempio di Santa Elisabetta nei due aspetti della sua vita di penitenza: preghiera e servizio.

LA REGOLA
  • "Come Gesù fu il vero adoratore del Padre, così facciano della preghiera e della contemplazione l'anima del proprio essere e del proprio operare. Partecipino alla vita sacramentale della Chiesa, soprattutto all'Eucaristia, e si associno alla preghiera liturgica in una delle forme della Chiesa stessa proposte, rivivendo così i misteri della vita di Cristo" (Reg. II, 8).
  • "Chiamati, insieme con tutti gli uomini di buona volontà, a costruire un mondo più fraterno ed evangelico per la realizzazione del Regno di Dio, consapevoli che "-chiunque segue Cristo, Uomo perfetto, si fa lui pure più uomo-", esercitino con competenza le proprie responsabilità nello spirito cristiano di servizio" (Reg. II, 14).
IL VANGELO
  • Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10:38-42).
  • Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi (Gv 13:12-15).
TEMI DI RIFLESSIONE
  • Quali sono le cose che considero più importanti nella mia vita? Dio ha nella mia vita l‘importanza che dovrebbe avere?
  • Con quali cose inutili o superflue riempio la mia vita?
  • Come posso eliminarne alcune in modo da avere più tempo per la preghiera e il servizio agli altri? Svolgo tutto il mio servizio verso gli altri nel vero spirito di Gesù?
  • Ci sono momenti nella mia giornata che sono particolarmente adatti alla contemplazione di Dio?