NEL SUO SANGUE LA NOSTRA SALVEZZA

di Antonio Fasolo, Ofs

“Ogni uomo, Israelita o straniero dimorante in mezzo a loro, che mangi di qualsiasi specie di sangue, contro di lui, che ha mangiato il sangue, Io volgerò la faccia e lo eliminerò dal suo popolo. Poiché la vita della carne è nel sangue» (Es. 17,10-16).

La cultura ebraica e giudaica antica aveva orrore del contatto con il sangue, materia, secondo il rigido codice di santità del Levitico, in grado di contaminare anche la cosa più pura.
Certamente per questo, quando nella Sinagoga di Cafarnao Gesù afferma: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell`uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell`ultimo giorno... ». suscita lo scandalo dei discepoli e molti decidono di abbandonarlo.
Tuttavia è necessario dire che vi erano pure dei casi in cui questo contatto non contaminava, anzi era apportatore di purezza e santità: ad esempio in tutte le cerimonie che si tenevano nel Tempio di Gerusalemme. Tutti i riti si svolgevano toccando il sangue della vittima sacrificata, e anche il nuovo sacerdote che entrava nella cerchia degli uomini consacrati a Dio veniva asperso con questo sangue.
Tale convinzione era presente pure in forma evidente nei rituali della comunità essena di Qumran con la quale sembra ormai certo che Gesù avesse avuto importanti contatti. Nella grotta II di Qumran è stato ritrovato un manoscritto noto come Rotolo del Tempio il quale descrive alcuni rituali molto importanti di questa comunità, fra cui la cerimonia con la quale veniva consacrato un nuovo sacerdote.
Se, insomma, il sangue non era di un tipo qualunque, ma quello della vittima gradita a Dio, perfetta e senza macchia, il fatto di toccarlo non solo non contaminava ma diventava una prerogativa assolutamente speciale, riservata ai soli sacerdoti.
Il sangue" della vittima immolata era il mezzo con cui era stato stretto il Patto dell' Alleanza: vincolava gli uomini al rispetto del Patto, ma vincolava anche Dio e la sua potenza immane, incontrollabile, terrificante. Possedeva un valore sacro eccezionale, ma era anche estremamente pericoloso.
La consacrazione sacerdotale donava agli uomini una specie di protezione superiore, ed essi erano i soli in grado di manipolarlo senza danno.


Ora, nelle Lettere di san Paolo (scritte dal 50 al 60 circa d.C.) Gesù è visto molte volte come la «vittima» gradita a Dio che viene sacrificata a beneficio del popolo, e questo fatto (presente anche nei vangeli) è rimasto come punto fondamentale della tradizione cristiana.
La teologia di san Paolo è fondata sull'idea che il sacrificio volontario di Gesù abbia provocato la salvezza di tutto il genere umano: il sangue versato per molti, come si legge nel Vangelo di Matteo.
Nella Prima Lettera di Pietro Gesù è celebrato come Agnello di Dio, vittima perfetta e senza macchia, e in particolare la Lettera agli Ebrei (attribuita da vari studiosi agli allievi di san Paolo) è un inno al valore del sangue di Cristo come veicolo per la vita eterna degli uomini.
Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la rendenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l`eredità eterna che è stata promessa. … Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue. Infatti dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo: Questo è il sangue dell`alleanza che Dio ha stabilito per voi. Alla stessa maniera asperse con il sangue anche la Tenda e tutti gli arredi del culto. Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non esiste perdono (Eb. 9,15-28).
Al momento non sappiamo se questa idea fosse presente già nella neonata chiesa cristiana all'indomani della crocifissione e se san Paolo ebbe rapporti ad esempio con la sindone ritrovata da Pietro e Giovanni nel sepolcro: il lenzuolo funebre viene citato in tutti e quattro i vangeli canonici, di cui Marco che si stima il più antico risale agli anni 60 d.C. circa, ma per avere altri riferimenti bisogna attendere la stesura dei due testi noti come Vangelo di Pietro e Vangelo degli Ebrei, scritti in Oriente rispettivamente verso il 130 e il 150 d.C..
Non abbiamo per ora alcuna prova concreta che un oggetto come il telo di Torino fosse in possesso dei primi cristiani, ma su un fatto non ci sono dubbi: essi già al tempo di Paolo pensavano che il sangue di Gesù li avesse salvati per sempre dalla morte. Perciò toccare un oggetto come ad esempio la Sindone che era letteralmente inzuppata di sangue (molto di più di quanto oggi si possa notare a causa del passare dei secoli e del conseguente perdita di sostanza ematica dal lenzuolo funebre) era considerata un privilegio senza pari, una prerogativa dei soli sacerdoti così come essi avevano imparato dalla loro cultura d’origine.
Secondo studi recentissimi citati dalla storica Barbara Frale nel suo ultimo libro dedicato appunto alla Sindone, questa preziosa reliquia ovvero La Reliquia per eccellenza, era stata tessuta con lino di qualità superiore alla norma e secondo una tecnica che veniva utilizzata solo per i paramenti sacri in uso al Sommo Sacerdote, o per i veli e tendaggi del Tempio di Gerusalemme.
Il giorno dell'Espiazione era il rito più solenne del culto ebraico, la cerimonia con la qua1e i peccati di tutto il popolo d'Israele venivano lavati via con il sangue degli agnelli perfetti offerti come vittime in sacrificio. Stava a
ricordare il Patto dell'Alleanza che un tempo Mosè aveva stabilito fra Dio e il suo popolo

Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: 
«Ecco il sangue dell`alleanza, 
che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!». ( Es. 24,8 )

Se la studiosa ha ragione, il fatto che qualcuno volle procurarsi una stoffa del genere per la sepoltura di questo personaggio ha un valore storico non trascurabile.
Se è vero che il tessuto della sindone veniva da un rotolo di quelli riservati al sommo sacerdote per le vesti dello Yom Kippur, allora i giudei che seppellirono Gesù lo vedevano in qualche modo come una specie di sommo sacerdote, e la sua morte aveva a che fare con il sacrificio solenne che liberava Israele dai peccati per mezzo del sangue, appunto quello che si teneva nel Giorno dell'Espiazione. Queste persone gli posero addosso un tessuto che era prerogativa del sommo sacerdote.
Gli esegeti ritengono che la prima visione di Gesù come sacerdote sia piuttosto tarda perché nelle fonti scritte come sono arrivate a noi compare per la prima volta nella Lettera agli Ebrei: questo testo contiene una teologia così evoluta e articolata che generalmente si tende a pensarlo composto dopo la distruzione di Gerusalemme dell'anno 70, dunque circa due generazioni dopo la morte di Gesù.
È sempre nello stesso contesto che Gesù - il Cristo viene messo in rapporto con la figura misteriosa di Melchisedek..
Il senso fondamentale di questo scritto è che Gesù aveva compiuto una volta per tutte il sacrificio perfetto per mezzo della sua morte volontaria, e avendo scelto di offrire il suo sangue per redimere i peccati dell'umanità aveva completamente rinnovato il senso dello Yom Kippur / il rito dell'Espiazione: grazie al suo sacrificio si era dunque fatto sommo sacerdote di un culto nuovo, nel quale era insieme altare - vittima e sacerdote.


Foto tratte dal film "Passion" di Mel Gibson