Assisi . I COLORI DI GIOTTO





Di fronte ai capolavori della basilica di Assisi 
nell'ottavo centenario dell'approvazione della Regola francescana



Le straordinarie
accelerazioni del genio


In occasione dell'ottavo centenario dell'approvazione della Regola di san Francesco, l'11 aprile s'inaugura, presso la basilica di San Francesco ad Assisi e al Palazzo del Monte Frumentario, la mostra "I colori di Giotto. La basilica di Assisi tra restauro e restituzione virtuale" curata da Giuseppe Basile. Nell'occasione - e fino al 5 settembre - si apre ai visitatori il cantiere di restauro dei dipinti murali di Giotto nella Cappella di San Nicola della Basilica inferiore. Pubblichiamo un testo del direttore dei Musei Vaticani, che è anche il presidente del Comitato scientifico della manifestazione.







di Antonio Paolucci

Questo anno 2010 segna l'ottavo centenario dalla approvazione della Regola Francescana. Da Assisi è nato il grande incendio che ha investito l'intera cristianità dalla Scozia alla Sicilia, dal Portogallo ai Balcani e alla Terra Santa. Non basterebbe una intera biblioteca per contenere tutto quello che è stato scritto, in otto secoli, su san Francesco, sui suoi discepoli, sulla diffusione dell'ordine in tutte le sue varianti (i conventuali, gli osservanti, i cappuccini), sulla infinita gemmazione di sapienza e di bellezza che l'insegnamento del maestro ha prodotto ai quattro angoli del mondo in ottocento anni. Nella teologia, nella filosofia, nella poesia, nella musica, nell'architettura, nelle arti figurative.
Tutto è nato ad Assisi. Da Assisi l'imago Francisci si è diffusa nel mondo cristiano, lo ha abitato e lo ha fecondato. Alla base della fortuna planetaria che ha accompagnato fino a oggi le opere e i giorni del santo, ci sono gli affreschi nella Chiesa Superiore di Assisi. Da lì bisogna partire per intendere quel fenomeno grandiosamente epico che è stato il francescanesimo.
Ed ecco la mostra che, voluta dal sindaco Claudio Ricci e dal custode del Sacro Convento, Giuseppe Piemontese, curata da Giuseppe Basile è stata inaugurata in Assisi il 10 aprile per rimanere aperta fino al 5 settembre. Le sedi espositive sono la basilica stessa e il Palazzo del Monte Frumentario. Il titolo "I colori di Giotto tra restauro e restituzione virtuale" fa intendere bene l'obiettivo dell'iniziativa; una iniziativa che sta in bilico fra una filologia storico artistica squisitamente raffinata e il dispiego delle più sofisticate tecnologie digitali ad alta definizione. Da ciò le ragioni del suo fascino.
Chi, nei prossimi giorni, si recherà ad Assisi potrà vedere da vicino e dal vero i colori di Giotto salendo sui ponteggi della Cappella di San Nicola, nella Basilica Inferiore.
Attualmente è in corso il restauro guidato da Sergio Fusetti e sarà questa l'occasione per capire fino a che punto è lecito sostenere (come io credo) l'autografia del maestro toscano in questo settore del san Francesco.
Nel trecentesco Palazzo detto del "Monte Frumentario", di recente restaurato, le storie della Basilica Superiore vengono virtualmente riproposte come "dovevano essere". Grazie all'impiego di tecniche fotomeccaniche, digitali e di intervento pittorico manuale, sotto la direzione di Giuseppe Basile coordinatore di una equipe dell'Istituto centrale del restauro, e di Fabio Fernetti, gli affreschi - in scala comprensibilmente ridotta rispetto agli originali - saranno resi visibili nel loro aspetto "originario". Al netto quindi delle mutazioni materiche e degli interventi di restauro che li hanno fatalmente coinvolti nei più di sette secoli della loro esistenza.
La restituzione virtuale è di eccellente livello e ci invita a riflettere su quella che è stata definita la "questione omerica" dei nostri studi. La presenza cioè di Giotto nel cantiere di Assisi. L'ormai antico dilemma:  "Giotto non Giotto?" non ha avuto fino a ora una risposta certa, risolutiva e da tutti condivisa. Ci sono studiosi, prevalentemente di oltre Oceano, che non credono che l'autore delle Storie francescane sia il Giotto di cui parla Dante nell'undecimo del Purgatorio:  "Credette Cimabue nella pintura / tenere lo campo ed ora ha Giotto il grido / si che la fama di colui è oscura".
Gli storici italiani, con la sola cospicua eccezione di Federico Zeri, pensano invece (io fra gli altri) che l'autore delle Storie Francescane sia lo stesso, che, una manciata di anni più tardi, affrescherà per Enrico degli Scrovegni la Cappella dell'Arena a Padova. Il problema non è tanto il vuoto documentario e l'ambiguità delle fonti più antiche (Vasari) sul ciclo di Assisi a fronte delle certezze antiche e inoppugnabili che possediamo sugli affreschi di Padova. Il problema è un altro. Il problema è la grande differenza, non di stile ma di evoluzione e maturità dello stile, che siamo costretti a riscontrare fra l'una e l'altra impresa. Passare dalle Storie Francescane della Basilica Superiore - scatole prospettiche dove tutto è secco ed essenziale - alla maniera dolce e fusa di Padova, alle scene veterotestamentarie ed evangeliche che sembrano già un anticipo sul Beato Angelico e su Piero della Francesca, è oggettivamente arduo. Assomiglia a una scalata acrobatica di sesto grado superiore.
Eppure per chi, come me, crede nella autografia di Giotto nella Basilica Superiore di Assisi, l'impasse si supera solo se si tiene conto dei tempi del genio che conoscono accelerazioni vertiginose. Il Giotto di Padova è già presente in Assisi nel dominio dello spazio, nella scoperta della verità di natura, nella efficacia drammatica e potentemente didascalica delle sceneggiature. Subito dopo arriva la Cappella degli Scrovegni, cioè l'incipit del Rinascimento. Per cui, come diceva Berenson, Masaccio altro non è che Giotto "rinato" (born again). A ben guardare non diversa è stata la traiettoria velocissima di Dante Alighieri dalle prime composizioni "dolcestilnoviste" alla Cavalcanti e alla Guinicelli, al canto dei lussuriosi nell'Inferno. Per cui quel verso messo in bocca a Francesca ("la bocca mi baciò tutto tremante") è già Baudelaire, è già la poesia moderna.

(©L'Osservatore Romano - 11 aprile 2010)




Giotto visto da vicino (anche in 3d)


Tra i vantaggi dell'età alcuni giornalisti non più giovanissimi annoverano il privilegio di essere saliti sui ponteggi della Cappella Sistina per vedere da vicino gli affreschi di Michelangelo durante il restauro del Giudizio universale avviato nel 1990. Fortuna sfacciata, ma opportunità non irripetibile.
Tra una quindicina d'anni saranno gli ultraquarantenni di oggi a ricordare ai giovani malcapitati colleghi un'esperienza simile. Tutto questo è reso possibile in generale dalla quantità enorme di capolavori assoluti da restaurare presenti in Italia, e nello specifico dall'iniziativa avviata nell'ottavo centenario dell'approvazione della Regola di san Francesco, dalla città di Assisi e dalla Comunità francescana conventuale del Sacro Convento, che promuovono un evento dedicato a Giotto e agli affreschi della Basilica di San Francesco.
Il progetto comprende innanzitutto il restauro dei dipinti murali di Giotto nella Cappella di San Nicola nella Basilica inferiore, ultimo atto di una importante attività di restauro e di studio durata anni. Questa parte dell'iniziativa è pensata come un cantiere aperto. Al maturo orgoglio di quanti ebbero la ventura di ammirare Michelangelo da vicino, si potrà da oggi affiancare l'immeritato vanto, che tra vent'anni si tramuterà in fierezza, di quelli che saliranno sulle impalcature per vedere da vicino la pennellata del grande pittore. Un "Giotto visto da vicino", per parafrasare una formula coniata dal cardinale Carlo Confalonieri nel suo libro su Pio XI e poi utilizzata a più riprese. Un Giotto la cui presenza, documentata nel 1309, lascia ancora aperti alcuni interrogativi tra gli studiosi.
Dopo avere ammirato "i colori di Giotto", dalla Cappella di San Nicola i visitatori potranno salire nella Basilica Superiore per ammirare le Storie francescane e da qui raggiungere, a pochi passi, il trecentesco Palazzo del Monte Frumentario, anch'esso da poco restaurato, per approfondire la conoscenza di quelle ventotto scene che compongono uno dei cicli pittorici più importanti della storia dell'arte.
In quegli ambienti sarà infatti allestita una mostra "virtuale" su "Giotto com'era", che offrirà ai visitatori la possibilità di conoscere l'aspetto originale delle storie di san Francesco della Basilica Superiore. Ma se l'intervento sui dipinti di San Nicola è un esempio di "recupero fisico" di un'opera d'arte, gli allestimenti che saranno realizzati al Monte Frumentario costituiscono il primo esempio in assoluto di un "recupero virtuale" di un ciclo pittorico, condotto alla luce di ricognizioni specialistiche dell'opera.
In particolare l'affresco dedicato alla conferma della Regola da parte di Innocenzo iii, scelto come immagine guida dell'evento, sarà riproposto in scala reale e in tre dimensioni. "Entrando", una persona per volta, nell'affresco si potrà assistere a una sorta di drammatizzazione:  i personaggi si animano e dialogano, con Innocenzo iii che accoglie Francesco e i suoi discepoli. Un'applicazione di realtà virtuale, ideata e coordinata dal Consiglio nazionale delle ricerche, che consente ai visitatori di agire all'interno con la scena in modo semplice e naturale, con il solo movimento del corpo. (marcello filotei)

(©L'Osservatore Romano - 11 aprile 2010)