COME UNO SQUILLO DI TROMBA....


Tutta la storia del Cristianesimo si riassume in due eventi : Cristo morì, poi risorse. E’ su questo che si basa la nostra fede. La contraddizione massima che l’uomo da sempre sperimenta – quella tra la vita e la morte – è stata superata. Ora la contraddizione più radicale non è tra il vivere e morire , ma tra il vivere “ per il Signore “ e il vivere per se stessi”. Vivere per se tessi è il nuovo nome della morte.

Forse soltanto quando giungeremo in Paradiso comprenderemo in pieno il dramma in cui l’uomo è precipitato dopo il peccato originale. L a morte che spezza la vita, i sogni, gli affetti, che falcia la speranza e ci rende schiavi, terrorizzati ed incapaci d’amare, moralmente decomposti come un giorno lo saremo fisicamente. La risposta di Dio  è la resurrezione di Cristo, garanzia della nostra. Può una madre dimenticare il suo bambino, così da non commuoversi per il figlio  delle sue viscere? ( Is. 49,15). E’ il Signore stesso che ripete ora alla sua Chiesa “ Io ero morto, ma ora vivo per sempre ed ho potere sopra la morte e sopra gli inferi” ( Ap. 1,18 ) A coloro che soffrono nell’anima e nel corpo, anziani, ammalati che si sentono inutili e di peso per la società e guardano forse con invidia dal loro letto, il mondo dei sani, ricordiamo come si è comportato Dio, ricordiamo la sua kenosi in una stalla, la vita umile e nascosta dell’operaio, la morte violenta riservata ai criminali.

Dio per salvarci dalla morte ha inventato il suo annientamento. Agli uomini ed alla stessa Chiesa, tentata spesso di scoraggiamento e di “ tiepidezza “, bisognosa di ritrovare il suo fervore d’un tempo, occorre far giungere come uno squillo di tromba il grido pasquale “ Enìchesen – ha vinto!” E’ ora che si realizzi nella vita di ciascuno di noi quell’essere battezzati nella sua morte, è ora che qualcosa del vecchio uomo ci crolli addosso, si stacchi da noi e rimanga sepolto per sempre nella passione di Cristo. Basta col tempo trascorso a giustificare  noi stessi e incolpare gli altri. Basta con le polemiche inutili tra credenti stessi e cattolici. Buona parte dei mali  e dell’infelicità che affliggono le famiglie, la società e la Chiesa, dipendono dal fatto che ognuno giudica  e mette sotto accusa gli altri, anziché accusare e giudicare se stesso. Pensiamo che siano gli altri a dover cambiare ma non pensiamo mai seriamente a cambiare noi stessi. E’ questa la sola rivoluzione che può rendere il mondo migliore. E non pensiamo di avere tanto tempo a disposizione…

La notte prima che crollasse, in Friuli, la diga del Vajont, il 9 ottobre 1963, provocando quell'immane sciagura, furono uditi degli scricchiolii provenire da quella parte, senza che nessuno vi facesse caso.
Ebbene, qualcosa del genere sta avvenendo intorno a noi, se lo sappiamo ascoltare. Questo mondo che ci siamo co­struiti, impastandolo d’ingiustizia e di disinvolta ribellione ai comandamenti di Dio, scricchiola. C'è odore di bruciato nell'aria. Se fosse ancora in vita, Giovanni Battista gride­rebbe: «La scure è alla radice, la scure è alla radice. Ravve­detevi!» (cf Mt 3, lO).
Il mondo stesso non credente avverte confusamente que­sta minaccia che è nell'aria, ma reagisce in maniera del tut­to diversa: costruendo rifugi antiatomici! Ci sono nazioni che investono in ciò una parte notevole del loro bilancio. Co­me se con ciò si risolvesse il problema! Anche noi credenti siamo alla ricerca di un rifugio antiatomico, ma il nostro ve­ro rifugio antiatomico, la nostra "arca di Noè", è proprio questo: il pentimento dei peccati. Infatti nulla e nessuno po­trà far paura a chi ha posto il suo cuore sulla salda roccia che è Dio. 
Egli canta con il salmista:

  • «Dio è per noi rifugio e forza,aiuto sempre vicino nelle angosce.
    Perciò non temiamo se trema la terra,
    se crollano i monti nel fondo del mare».    
    (Sal 46, 1 s)

  • Al mondo scatenato che mi minaccia di distruzione, possiamo dire nella fede: «Tu non hai, per farmi del male, la millesima parte della forza che io ho per sopportar­lo!». Perché «tutto posso in colui che mi dà la forza» (Fil 4, 13). In colui che ha detto: «Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo»