editoriale






Le grandi catastrofi, specie nel mondo globalizzato, impressionano e ci richiamano alla miseria della condizione umana,contrassegnata inesorabilmente dalla sofferenza e dalla morte.
Ogni uomo nasce inchiodato a una croce e su quella muore. Nessuno è mai riuscito a schiodarlo. "A causa del peccato è entrata la morte nel mondo" (S. Paolo). "La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo" (Libro della Sapienza).
Dio infatti aveva creato l'uomo in una condizione felice, esente dalla sofferenza e dalla morte, e predestinato alla gioia del cielo.
Il Padre ha inviato il Figlio "negli inferi della condizione umana" (Benedetto XVI), per liberarci dal male e dalla morte e per ridonarci la vita immortale.
Ora dobbiamo guardare alla nostra condizione umana alla luce di Gesù risorto. Gli uomini sono chiamati per grazia a partecipare allo splendore della sua gloria.
La terra non è più un'immensa tomba senza speranza, ma il luogo della resurrezione dei morti. Dio governa il mondo con infinita sapienza e, se permette un male, ne trae un bene maggiore. Tocca a noi comprendere il messaggio che viene dagli avvenimenti.
Dopo quello che è accaduto in Giappone gli uomini hanno incominciato a riflettere sul pericolo di autodistruzione che incombe sull'umanità. Saranno capaci di evitare la distruzione della terra?