SONO LA TUA CARNE INFERMA....


Non posso fare a meno di notare , specie in questi tempi liturgici “ forti “ come le chiese si riempiano in maniera crescente raggiungendo il culmine nella Solennità. Forse più a Natale che a Pasqua, ma questa è solo una mia opinabile considerazione. Durante i  “tempi ordinari” è facile vedere invece quasi sempre le stesse facce. A volte basta reclinare un’invito per suscitare  meraviglia:  No, oggi non posso, vado a Messa e prima desidero confessarmi. I volti s’irrigidiscono. Lo stupore e l’imbarazzo  lasciano il posto a qualche commento : anch’io sono credente… ma certi preti… e la Chiesa poi!!!! Non ne parliamo, credo in Gesù e basta! 
Evidentemente non tutti gli articoli del Credo sono recepiti con convinzione. Forse tu dici: «Ma come, e l'incoerenza della Chiesa? e gli scandali, perfino di alcuni papi?». Dici questo, però, perché ragioni umanamente, da uomo carnale, e non riesci ad ac­cettare che Dio manifesti la sua potenza e il suo amore at­traverso la debolezza. Non riuscendo a ottenere l'innocenza da te stesso, la pretendi dalla Chiesa, mentre Dio ha deciso di manifestare la sua gloria e la sua onnipotenza proprio attraverso questa terribile debolezza e imperfezione degli uo­mini, compresi gli "uomini di Chiesa", e con essa ha formato la sua sposa, che è meravigliosa proprio perché esalta la sua misericordia. Il Figlio di Dio è venuto in questo mondo e, da buon falegname qual era diventato alla scuola di Giuseppe, ha raccolto i pezzetti di tavole più sgangherati e bi­torzoluti che ha trovato e con essi ha costruito una barca che tiene il mare da duemila anni.
I peccati della Chiesa! Credi tu che Gesù non li conosca meglio di te? Non sapeva egli per chi moriva, dove erano in quel momento i suoi apostoli? Ma egli ha amato questa Chiesa reale, non quella immaginaria e ideale. E’ morto «per renderla santa e immacolata», non perché era santa e immacolata. Cristo ha amato la Chiesa «in speranza»; non solo per quello che "è", ma anche per quello che "sarà": la Gerusalemme celeste «pronta come Sposa adorna per il suo sposo» (Ap 21, 2). Ma perché, poi, questa nostra Chiesa è così povera e len­ta? Ce lo siamo mai domandato? Don Primo Mazzolari, che non era certo un uomo abituato a lusingare la Chiesa istitu­zionale, ha scritto: «Signore, sono la tua carne inferma; ti peso come croce che pesa, come spalla che non regge. Per non lasciarmi a terra, ti carichi anche del mio fardello e  cammini come puoi. E tra coloro che tu porti c'è qualcuno che ti fa colpa di non camminare secondo le regole e accusa di lentezza anche la tua Chiesa, dimenticando che, carica com'è di scorie umane che non può né vuole buttare a mare (sono i suoi figlioli!), il portare vale più dell'arrivare».
      La Chiesa va lenta, certo. Va lenta nell'evangelizzazione, nel rispondere ai segni dei tempi, nella difesa dei poveri e in tante altre cose. Ma sapete perché va lenta? Perché porta sulle spalle noi che siamo ancora pieni di zavorra di pecca­to. I figli accusano la madre di essere piena di rughe e que­ste rughe, come avviene anche sul piano naturale, sono pro­prio essi che gliele hanno procurate. Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei perché fosse «senza mac­chia», e la Chiesa sarebbe senza macchia, se non avesse noi! La Chiesa avrebbe una ruga in meno, se io avessi commes­so un peccato in meno. A uno dei Riformatori che lo rimpro­verava di rimanere nella Chiesa cattolica, nonostante la sua "corruzione", Erasmo di Rotterdam rispose un giorno: «Sopporto questa Chiesa, in attesa che divenga migliore, dal momento che anch'essa è costretta a sopportare me, in attesa che io divenga migliore».

                                                                                                         Antonio Fasolo, ofs

 Cfr. RANIERO CANTALAMESSA – Noi predichiamo Cristo crocifisso
 Milano 1994