SANT'ANTONIO DI PADOVA - linee biografiche


Il 13 giugno la Chiesa celebra la commemorazione di Sant’Antonio, un santo famoso in tutto il mondo; venerato da milioni di devoti non soltanto cattolici e da genti non cristiane.

Nato a Lisbona, in Portogallo, alla fine del XII secolo, fu battezzato col nome di Fernando. Proveniente da una famiglia agiata e religiosa, negli anni della fanciullezza e dell’adolescenza frequentò la scuola esistente presso la cattedrale, In tale scuola Fernando ebbe modo di studiare la lingua latina e di seguire sia il corso del Trivio (grammatica, retorica e dialettica), sia quello del Quadrivio (aritmetica, geometria, musica e astronomia). Ambedue i corsi sono premessa necessaria per intraprendere lo studio della teologia considerata “la regina della sapienza”.

Nel 1210, Fernando, giunto in età matura – aveva circa venticinque anni – volle farsi monaco entrando nei Canonici regolari di sant’Agostino del monastero di San Vincenzo, posto su una collina presso Lisbona. Dopo due anni di permanenza, su sua richiesta fu trasferito nel monastero di Santa Cruz a Coimbra, dove i canonici agostiniani erano al centro di un’intensa attività culturale e religiosa. Fernando, dopo aver studiato assiduamente teologia ed essersi dedicato alla preghiera e all’assistenza dei bisognosi, fu ordinato sacerdote.

Nel 1220, attratto dall’ideale francescano per aver visto i corpi esamini di cinque frati missionari martirizzati in Marocco – noti come i Protomartiri francescani – entrò nel convento di Coimbra, dove ricevette il nome di Antonio.

Aspirando anch’egli al martirio, volle andare tra gli islamiti del nord-Africa, ma ammalatosi, tornò indietro e nel rientro la nave fu costretta da una burrasca ad approdare in Sicilia, presso Messina.
Nell’anno successivo partecipò al Capitolo generale che si teneva alla Porziuncola e per la prima volta vide Francesco che era rientrato dalla missione in Oriente.

Destinato all’eremo di Montepaolo (Forlì), frate Antonio oltre che alla celebrazione della messa, dedicava molto tempo alla penitenza, cibandosi solo di pane e acqua, non sottraendosi al lavoro manuale per procurarsi il necessario da vivere.

Trascorso circa un anno nel soggiorno di Montepaolo, il padre provinciale, dopo aver scoperto le sue particolari doti, decise di affidare a fra' Antonio l’incarico di predicare e diffondere il Vangelo in una società travagliata da tumultuose correnti eretiche e bisognosa di apostoli credibili per santità di vita oltre che per sapienza.

Frate Antonio iniziò le sue predicazioni nell’Italia setten-trionale e in Francia; insegnò a Montpellier e a Tolosa e divenne guardiano a Limoges. Dal 1227 al 1230 fu ministro provinciale dell’Emilia e della Lombardia.

Nonostante la sua salute malferma, predicò senza sosta, affrontando in estenuanti dispute pubbliche gli eretici, specialmente in Romagna, Lombardia e Provenza. La sua predicazione suscitò numerose conversioni e spesso era accompagnata da prodigi che si susseguirono anche dopo la sua morte che avvenne il 13 giugno 1231 presso il convento di Arcella, a venticinque chilometri da Padova. A soli undici mesi dalla sua morte, nel 1232 fu canonizzato da Papa Gregorio IX.

Sant’Antonio oltre ad essere stato un grande predicatore ed insigne docente di teologia (fu lui il primo insegnante di tale disciplina tra i francescani), fu indubbiamente un grande teologo scrittore, essendo autore dei “Sermones” (discorsi). A dire il vero questi suoi scritti in lingua latina più che una serie di omelie domenicali costituiscono un’opera teologica che rivela notevole ricchezza e profondità dottrinaria e culturale, con innumerevoli richiami ai testi biblici. Non per nulla Pio XII nell’anno 1946 lo onorò del titolo di “dottore evangelico”.

Sant’Antonio merita inoltre di essere ricordato quale grande mistico.
Alla fine del mese di maggio 1231, il Santo si recò nel conventino rustico sito nelle vicinanze della casa del Conte Tiso, suo amico personale, per ritrovare un po’ di ristoro alla malattia e alle estenuanti fatiche sostenute nella passata Quaresima.
Il conte, conoscendo lo spirito di preghiera del Santo, gli aveva riservato nella sua casa una cameretta appartata dove poteva trattenersi indisturbato.
Ebbene, una notte il Conte si accorse che dalla stanzetta, dove punto si era ritirato per pregare, trapelava una splendente luce mai vista prima.
Spinto da irresistibile curiosità, il conte voleva entrare nella stanzetta, ma si trattenne nel timore di disturbare l’amico; tuttavia, attraverso le commessure della porta vide un bambino tra le braccia del Santo dalla bellezza incomparabile che sorrideva al Santo e lo accarezzava in un colloquio inesprimibile.
Dopo qualche giorno il conte parlando con il Santo dell’inconsueto e meraviglioso episodio, ebbe la certezza che quel bambino era Gesù Bambino nato a Betlemme. Il Santo gli impose di mantenere il silenzio assoluto su quanto aveva visto.
Il conte osservò la promessa sino alla morte del Santo, ma poi con indicibile gioia rivelò il fatto straordinario evento di cui era stato testimone. Ecco perché l’immagine del Santo con il Bambino Gesù tra le braccia, molto familiare nel mondo della devozione antoniana, è stata riprodotta in mille modi da tanti e famosi artisti.
Ricordiamo, infine, che Sant’Antonio è famoso in tutto il mondo nelle sue funzioni di taumaturgo (operatore di grazie e miracoli) e di essere il protettore della salute dei bambini, dei matrimoni e di essere invocato per il ritrovamento degli oggetti smarriti.

Concludendo ci piace riportare una delle preghiere che la liturgia ci propone nel giorno dedicato alla festa del santo di Padova:

“Dio onnipotente ed eterno,
che in Sant’Antonio di Padova
hai dato al tuo popolo
un insigne predicatore e un patrono dei poveri e dei sofferenti
fa che, per sua intercessione,
seguiamo gli insegnamenti del Vangelo
e sperimentiamo nella prova il soccorso
della tua misericordia. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo, 
                    che è Dio e vive e regna per tutti i secoli. Amen”.

Elvio Pettinella, ofs