CAMMINANDO NEL VANGELO / DOMENICA DI PENTECOSTE - ANNO C nel commento di Adelaide Rossi, ofs



7^  Domenica  di  Pentecoste
(Gv. 20, 19-23)




































































foto: discesa dello Spirito Santo

Scuola di Mosca, XVI sec.
La stessa sera di Pasqua Gesù effonde sui discepoli lo Spirito Santo. Ormai Gesù è glorificato, e quindi può offrire il Dono di Dio per eccellenza, il “primo Dono” ai credenti.

Il Vangelo ci presenta Gesù che nel cenacolo, la sera di Pasqua, “alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo”. Questo alitare di Cristo richiama il gesto di Dio che, nella creazione, “soffiò sull’uomo, plasmato con polvere del suolo, un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (cfr. Genesi 2, 7). Con quel gesto Gesù viene dunque a dire che lo Spirito Santo è il soffio divino che dà la vita alla nuova creazione, come diede vita alla prima creazione.
Il Salmo responsoriale sottolinea questo tema: “Mandi il tuo Spirito e sono creati, e rinnovi la faccia della terra”.

Proclamare che lo Spirito Santo è creatore significa dire che la sua sfera di azione non è ristretta alla sola Chiesa, ma si estende a tutta la creazione. Nessun tempo e nessun luogo è privo della sua attiva presenza. Egli agisce nella Bibbia e fuori di essa; agisce prima di Cristo, al tempo di Cristo e dopo Cristo, anche se mai separatamente da lui. Certo, l’azione dello Spirito di Cristo fuori della Chiesa non è la stessa che dentro la Chiesa e nei sacramenti, Là egli agisce per potenza, qui per presenza, di persona.
La cosa più importante, a proposito della potenza creatrice dello Spirito Santo, non è comprenderla o spiegarne le implicazioni, ma è farne l’esperienza. E cosa significa fare l’esperienza dello Spirito Santo come creatore?
Per scoprirlo utilizzo il racconto della creazione. “In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito del Signore aleggiava sulle acque” (Genesi 1, 1-2). Ne deduciamo che l’universo esisteva già al momento in cui interviene lo Spirito, ma era ancora informe e tenebroso, caos. E’ in seguito alla sua azione che il creato assume contorni precisi; la luce si separa dalle tenebre, la terraferma da mare e tutto prende una forma definita.
Lo Spirito Santo è dunque colui che fa passare il creato dal caos al cosmo, che fa di esso qualcosa di bello, di ordinato, di pulito, ne fa un “mondo”.

L’azione creatrice di Dio non è limitata all’istante iniziale; egli è sempre in atto di creare. Applicato allo Spirito Santo, questo significa che egli è sempre colui che fa passare dal caos al cosmo, cioè dal disordine all’ordine, dalla confusione all’armonia, dalla deformità alla bellezza, dalla vecchiaia alla giovinezza. Questo a tutti i livelli: nel macrocosmo come nel microcosmo, cioè nell’universo intero     come in ogni singolo uomo.
Dobbiamo credere che, nonostante le apparenze,lo Spirito Santo è all’opera nel mondo e lo fa progredire. Un testo del Concilio Vaticano II dice che “lo Spirito Santo è all’opera nell’evoluzione dell’ordine sociale del mondo” (Gaudium et spes 26).
La Bibbia stessa allude al passaggio da uno stato informe e caotico dell’universo, ad uno stato in via di progressiva formazione e differenziazione delle creature. Essa presenta questo passaggio come repentino e immediato, la scienza ha rivelato che esso si è esteso su un arco di miliardi di anni ed è ancora in atto. Ma questo non dovrebbe creare problemi, una volta conosciuto lo scopo e il genere letterario del racconto biblico.
Grazie all’azione dello Spirito Santo, non è solo il male che cresce nella storia, ma anche il bene, con la differenza che il male finisce con se stesso, il bene invece si accumula, rimane.