INCONTRI PER GIOVANI FAMIGLIE - "IL DOLORE" / report dell'incontro di maggio organizzato dai Frati minori nel Convento di S. Bonaventura al Palatino






Facendo seguito al mio articolo pubblicato sul nostro giornale “Squilla” di apr-mag 2013 (n.300) riguardo l’iniziativa distribuita su cinque incontri mensili e organizzata dai frati minori del Convento di San Bonaventura al Palatino a Roma per le giovani famiglie sposate, si riporta l’incontro del 26 maggio, che ha riflettuto sul tema del “Dolore” .


 Le coppie che hanno partecipato sono state introdotte, nello stesso stile dell’incontro precedente di Aprile, nella lettura, per una preghiera che fosse anche momento di silenzio e riflessione, di vari frammenti presi dai Sacri Testi (Sapienza 8,9; Is,17-20; Giobbe 2, 13; Isaia 35, 4-10; Rom 5, 3-5; Sal 9, 35; Sal 29,11-13; Gv 16, 21-24).

Entrando nella narrazione del brano di Tobia (Tb 10, 11-12), si legge la richiesta che Tobia fa al padre di Sara, sua sposa, di poter ritornare dai suoi genitori in quanto sicuro che questi lo credono ormai morto. Dopo i tentativi da parte di Rachele nel farlo rimanere ancora a casa sua proponendogli, per tranquillizzarlo, l’invio di suoi messaggeri per informare i genitori di Tobia che il loro figlio è vivo, Tobia riesce con manifesto sentimento di apprensione, a convincerlo invece di poter ritornare con Sara alla casa paterna e materna.
Tobia dunque non nega la sensibilità che ha nel dolore pensando ai genitori che lo credono morto. Decide di lasciare la situazione di “sicurezza e prosperità” (clima festoso delle proprie nozze con Sara) ed intraprendere il viaggio verso il dolore dei genitori, che non è un suo dolore ma è un dolore di consapevolezza e di partecipazione al dolore degli altri.
Tobia questo dolore lo vive aprendosi e parlandone e si muove per alleviare il dolore dei suoi che alla fine, è il suo stesso dolore.

Il dolore dunque è una condizione dell’animo che reagisce alla perdita e alla ferita che questa produce. Il dolore della Scrittura non è affrontato come una forma privata ma lo universalizza riconoscendone le fattezze comuni ad ogni “carne”.
Il dolore come immagine di se, si pone come espressione di una ferita fisica o emotiva provocando la grande questione del valore della vita ponendosi quale voce del male e della morte.
Il carico che comporta il dolore pone numerose sfide: la difficoltà ad accettarlo, in quanto per naturale difesa si tende ad allontanarlo ma alla lunga, questo allontanamento produce un effetto terribile per chi ne cade vittima: l’isolamento.
Tale dinamica si crea per esempio nella malattia. Intorno al malato è possibile che si crei una “cortina di silenzio” e dunque, al dolore in sé il malato sperimenta il dolore per l’allontanamento di chi non è in grado di stare, di portare e condividere quel peso.

Un’altra sfida è la ricerca di una causa, di un perché che talvolta può degenerare nella ricerca di un colpevole o responsabile.
Altre ancora sono la ricerca di un fine o di uno scopo; la ricerca di un senso e significato; ricerca di un modo per portarlo; ricerca di qualcuno con cui portarlo.
Il dolore resta avvolto in un grande mistero. Servono altri strumenti per affrontarlo.
Ogni dolore, in una conoscenza approfondita di Dio, porta alla messa a fuoco che esso stesso è causato da un male responsabile. Il dolore innocente diventa sorgente di benedizione assumendo un valore enorme agli occhi di Dio.
Alla tentazione umana di evasione dal dolore Cristo invece “sta”, si ferma, prende su di sé e porta insieme. Dunque il mistero del dolore, si apre dinanzi alla logica dell’amore.
Il dolore è l’ambiente che maggiormente descrive il limite, la vulnerabilità e la piccolezza dell’uomo.
La ferita prodotta è riscattata dall’amore nelle sue diverse modalità: Amore di chi si fa prossimo, di chi assume il dolore con amore e per amore, fino al dolore estremo del e nel tradimento.
A livello psicologico, come affrontare il dolore che abita la mia casa?
Nel dolore in una coppia spesso si nasconde qualcosa che non sta andando per il verso giusto nella relazione tra noi stessi o con l’altro. Spesso il dolore in una coppia è presente quando l’altro agisce, o parla o ci tratta come un elastico che ci fionda nella nostra storia, quando per esempio 'anche mio padre mi trattava così o mia madre si rivolgeva in quel modo'.
Il punto è che di tutto questo processo poi provoca una reazione intensa della quale neanche ci accorgiamo, non ne siamo consapevoli.
Il punto spesso è che ci scegliamo proprio la persona adatta a quelle ferite. Allora l’altro, diventa il nostro maggior nemico ... che in certi casi sorge il desiderio enorme di separarsene, senza sapere che l’altro, ci sta dando invece una occasione preziosa e speciale, per accostarci a quegli aspetti irrisolti e mai chiusi dentro di noi, dento di me.
Accostandoci alle nostre ferite si ha modo di approfondirle, dandogli un nome e riportandole alla vera origine: la nostra storia personale. Questo processo, quindi, tocca la sfera personale ed è molto importante che ognuno l’affronti.

Ma come il mio partner può diventare un’oasi nel dolore dentro questo movimento minaccioso e come la relazione di coppia può diventare uno spazio di medicamento reciproco?
La prima cosa da fare è quella di incominciare a conoscere se stessi e aver chiaro “Cosa è Mio (riguarda me)” e “Cosa è Tuo (riguarda te)”. Solo chiarificando e mettendo tale distanza posso guardarmi dentro, accorgendomi di me e dell’altro per creare vicinanza.
Una vicinanza che non mi inghiotte e mi possiede ma mi custodisce e mi accompagna. Insomma, un autentico accostamento paritario dell’uno all’altro, che crea uno spazio di ascolto e condivisione nell’intimità che spesso il dolore porta.
L’altro aspetto è il Perdono e la Riparazione che portano alla Riconciliazione.
Il perdono è un atto di libertà per cui si fa un dono, un regalo all’altro per aprire di nuovo la porta della relazione dando a tutti e due una possibilità. Se l’offeso perdona , chi ha ferito ripara e in una dinamica di coppia tale gratuità può chiudere il processo che ha portato al dolore in una prospettiva, invece, di fiducia e di speranza. A volte per perdonare bisogna perdonarsi.
Pace e bene a tutti.
Marcello Capaldi, novizio