ADDIO A VINCENZO CERAMI / Nel 2000 diresse "Francesco il musical" - partecipò al Festival Francescano 2010

Ricordiamo Vincenzo Cerami con un estratto di un'intervista
al Festival Francescano 2010:

"Io sono cresciuto in una famiglia povera. Non ero poverissimo, ma povero sì e, piano piano, come una conquista sono partito dai bracieri con cui mi riscaldavo, poi lentamente ho conquistato il termosifone e questa strada ha dato un senso alla mia vita. Adesso che c'è questa crisi e non si vede neanche con l'immaginazione una possibilità di crescita, credo sia molto difficile per noi tornare dal termosifone al braciere. Francesco d'Assisi ci ricorda che è meglio essere sempre espressione del braciere, perché quello non ce lo porta via nessuno". (Vincenzo Cerami). 



Cerami: il mio musical su San Francesco

ROMA - Che idea bizzarra, chiedere a uno scrittore come Vincenzo Cerami di scrivere un musical che ha come protagonista San Francesco. Certo, adesso che Francesco, il musical ha preso corpo, e Assisi erige persino un teatro "ad hoc" per lo spettacolo del 2000, sembra tutto lineare.
Ma, in verità, non è stato facile convincere Cerami. è lo stesso scrittore e sceneggiatore della Vita è bella a ricordare che all' inizio quella proposta lo aveva lasciato freddo: "Per istinto, mi sono tirato indietro. Per un po' , ai produttori esecutivi Fabrizio Celestini e Andrea Maia, ho detto di lasciarmi perdere. Ma loro hanno tanto insistito, mi hanno convinto che il progetto dell' americano Richard Leach era molto serio, così ho accettato la scommessa di scrivere un musical su un personaggio così moderno e potente".

Come si fa a trasferire la vita di San Francesco in un musical?

"Già, quando ho pensato al musical mi sono spaventato. In Italia c' è stato il melodramma, ha attecchito il varietà, ma il musical non ha tradizione come in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Mi faceva paura anche il carisma di San Francesco. Un santo che ho sempre visto come un personaggio della mitologia greca, proteiforme. Una figura difficile da focalizzare. Così, ho spazzato via i sociologismi e gli ideologismi che hanno spesso avvolto il Poverello di Assisi. Ho evitato la storia dell' uomo, altrimenti sarebbe uscita una figura di un "pazzo", di un invasato. Ho invece scelto di raccontare la storia di un vero santo: uno che fa i miracoli e arriva all' essenzialità dell' esistenza".

Ha letto il libro di Lech? Qual è la chiave che lei ha scelto per rappresentare il santo?

"Ho letto solo una ricostruzione di Leach sulla vita di San Francesco. Questo produttore americano "folgorato" sulla via di Assisi mi ha spronato a fare questo musical, ma io non racconto la storia in modo cronologico, sarebbe noioso. E non c' è nessun taglio eversivo o rivoluzionario nel mio lavoro. Francesco più che un ribelle è un uomo e un santo. Forte e semplice. Io volevo andare dritto all' animo del santo. Così, ho inventato un personaggio che mi facesse da filtro: un fraticello che vive nel mito di San Francesco, che lo insegue e lo spia. Il santo è visto con gli occhi di questo giovane, è lui il personaggio chiave, quello che mi ha permesso di comporre un "mosaico" sul leggendario santo. Così, la struttura del musical è diventata leggera, senza bisogno di calcare la mano in chiave moderna. San Francesco rappresenta comunque tutto quello che le società organizzate reprimono: con le sue rinunce aveva già capito come liberarsi dei codici, dei condizionamenti culturali, di tutti quei comportamenti che la società impone. Anche la lingua può essere repressione della nostra libertà. Francesco insegna: nasciamo nudi, quindi ci rivestiamo con la cultura, ma dobbiamo essere capaci anche di spogliarci di tutto per arrivare alla parte più profonda che c' è in ogni creatura umana. In Francesco, il musical c' è in qualche modo una parabola di morte e resurrezione, di rinascita ed ascesi mistica". Che ruolo avrà la poesia in questo suo lavoro? "Per questo musical utilizzo il "Cantico delle Creature". Ma non ripropongo la poesia aulica. La poesia viene in qualche modo "sporcata" dal ragazzino che ci racconta del santo, si tratta di una poesia che non entra direttamente nello spettacolo ma in modo trasversale. Così, si apprezza di più l' assoluta modernità di Francesco, un santo molto amato perché è lì, vivo nei secoli. Altri santi si dimenticano. Lui no".

La Repubblica, 16 otobre 1999.