Intervista al prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi sulla figura e il messaggio di Angela da Foligno.
Il 9 ottobre scorso Papa Francesco ha esteso alla Chiesa universale
il culto liturgico in onore di Angela da Foligno (1248-1309). Alla
vigilia della festa liturgica, abbiamo chiesto al cardinale Angelo
Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, di
ripercorrere l’iter che ha portato alla canonizzazione equipollente
della grande mistica umbra e di riproporre i tratti salienti della sua
santità.
Dopo più di sette secoli dalla morte, è stata riconosciuta
universalmente la santità di Angela da Foligno. Come si è giunti a
questo importante pronunciamento?
Dopo la sua beatificazione equipollente — e cioè dopo il
riconoscimento ufficiale del culto liturgico avvenuto nel secolo XVIII —
si sono accumulate, nel corso degli anni, le petizioni ai Pontefici per
la sua canonizzazione. Ricordiamo solo alcune di quelle giunte a Pio
XII negli anni Quaranta del secolo scorso: dal vescovo di Moulins, dal
vescovo di Arras (che riporta la grande stima verso la beata di
personalità illustri come san Francesco di Sales, sant’Alfonso Maria de’
Liguori, Papa Benedetto XIV, Jacques Bénigne Bossuet), dall’arcivescovo
di Sens, dal vescovo di Orléans, dall’arcivescovo di Mans, dal vescovo
di Nantes. Queste suppliche non ebbero riscontri da parte della Santa
Sede. Tuttavia, negli ultimi decenni, sia Giovanni Paolo II sia
Benedetto XVI hanno dato lusinghiere attestazioni di apprezzamento della
santità e della sapienza evangelica di Angela.
In che senso?
Per esempio, la Via crucis al Colosseo del 1983 conteneva meditazioni
da testi della beata, così come nei tre anni precedenti c’erano stati
brani della Regola benedettina, di santa Caterina da Siena e di san
Bonaventura. Lo stesso Papa Wojty?a, nel suo viaggio a Foligno del 20
giugno 1993, nell’omelia della messa designa Angela «maestra dei
teologi». Lo stesso giorno le rivolge una preghiera, davanti all’urna
seicentesca contenente i suoi resti, chiamandola figlia della pace,
figlia della divina sapienza, che dalla divina misericordia fu guidata
sulla via della Croce, fino alle vette dell’eroismo e della santità. In
seguito a ciò, il capitolo generale dei conventuali, il 5 giugno 1995,
ha rinnovato al Papa la supplica per la canonizzazione. Ma anche questa
supplica, come le precedenti, non ha avuto riscontro
Che cosa ha preparato la decisione di Papa Francesco?
Credo che un momento importante sia stata la catechesi tenuta da
Benedetto XVI in piazza San Pietro il 13 ottobre 2010, nella quale ha
celebrato la figura, l’opera, la santità e l’attualità della beata,
citandola anche con l’appellativo di santa. Senz’altro incoraggiati da
questi apprezzamenti e dalla canonizzazione equipollente di un’altra
grande mistica medievale, santa Ildegarda di Bingen, avvenuta il 10
maggio 2012, la Conferenza episcopale dell’Umbria e i cinque superiori
maggiori della famiglia francescana — questi ultimi in un documento
congiunto dell’8 dicembre 2012 — hanno rinnovato a Papa Ratzinger la
supplica per la canonizzazione della beata Angela. Prendendo in
considerazione queste petizioni, il Santo Padre, nell’udienza concessami
il 20 dicembre 2012, ha autorizzato la preparazione della Positio per la canonizzazione equipollente.
Qualcuno si è domandato se, nel caso della mistica folignate, si
intendesse canonizzare una donna concreta o un Libro, quello delle sue
visioni. Che cosa si può rispondere?
Rispondiamo dicendo che in questi ultimi decenni ha avuto luogo una
rigorosa rivisitazione della tradizione biografica e letteraria di
Angela, anche tenendo conto di questa obiezione. La conclusione è che ci
sono numerose e indubitabili tracce storiche, che ci permettono di
delineare con certezza e precisione gli elementi fondamentali della sua
vita. Ci riferiamo, per esempio, al manoscritto 342 della biblioteca
comunale di Assisi, ora custodito nel Sacro Convento, che contiene quasi
tutto il corpus angelano; alle reliquie dei suoi resti
mortali, sin dall’inizio attentamente monitorate dalle autorità civili e
religiose, come mostrano i documenti antichi e recenti; alla scoperta
recente di una lettera di Angela, anteriore al 1309, indirizzata a un
suo discepolo, la cui copia manoscritta non era ancora nota ai curatori
che nel 1985 pubblicarono l’edizione critica del Liber. Inoltre, nell’Arbor vitae crucifixae Iesu Christi,
del 1305, Ubertino da Casale, che non è certo un inventore di favole,
parla di Angela, che allora era ancora in vita, e del suo incontro con
lei. In conclusione, la canonizzazione riguarda una donna concreta
munita di eccezionali doti mistiche e sapienziali. Ogni elucubrazione o
negazione trova il suo limite nella storia. La ricca tradizione angelana
non si fonda sulle sabbie mobili del nulla, ma trova nella terraferma
della storia il suo fulcro, il suo significato, il suo valore.
Di recente, a proposito di Pietro Favre, canonizzato da Papa
Francesco il 17 dicembre scorso, lei ha già parlato del valore della
canonizzazione equipollente, che in concreto significa estensione del
culto di un beato alla Chiesa universale. Quali sono i tratti salienti
della vita e della figura della nuova santa indicata come modello a
tutti i fedeli?
Angela nacque a Foligno nel 1248 da una famiglia benestante. Rimasta
orfana di padre, visse una giovinezza mondana, amante delle gioie
effimere e non priva di mancanze anche gravissime. Intorno al 1270 sposò
un agiato signorotto folignate, da cui ebbe vari figli. La sua
conversione avvenne intorno al 1285. Toccata dalla grazia, in seguito a
un’apparizione di san Francesco d’Assisi, fece una confessione generale
al francescano Arnaldo da Foligno — è il nome di Frate A. del Liber
— che la fece rinascere a una vita intensamente cristiana. Nel 1288, in
seguito alla morte improvvisa della madre, del marito e dei figli,
vendette tutti i suoi beni e ne distribuí il ricavato ai poveri. Nel
1291 entrò nel Terz’Ordine di san Francesco, affidandosi alla direzione
spirituale di fra’ Arnaldo. Nello stesso anno compí un pellegrinaggio ad
Assisi, durante il quale, nella basilica superiore di San Francesco,
ebbe una sconvolgente esperienza mistica, con un’estasi davanti alla
vetrata istoriata del Cristo che stringe al petto Francesco: era
l’immagine di come il Signore l’avrebbe tenuta stretta a sé. Si spense a
Foligno il 4 gennaio 1309.
Come ha avuto origine il suo famoso «Liber»?
Nel 1292, presso la chiesa folignate di San Francesco, inizia con fra
Arnaldo il dialogo-rivelazione delle sue esperienze mistiche. Tutto ciò
viene appunto riferito nel Liber, chiamato anche Libro della beata Angela o Liber Lelle o Memoriale,
steso sotto sua dettatura e messo in latino piano e limpido da Arnaldo.
In quest’opera viene raccolta l’esperienza spirituale di Angela, a
partire dal momento della sua conversione fino al 1296, quando il
documento fu approvato da otto teologi dell’ordine francescano e piú
tardi anche dal cardinale Giacomo Colonna. Dopo la stesura del Liber,
Angela sviluppò una speciale maternità spirituale, che la renderà
particolarmente nota nel mondo francescano. Raccolse infatti intorno a
sé numerosi discepoli — tra i quali Ubertino da Casale — provenienti da
varie parti d’Italia e anche dall’estero, pronti ad accoglierne gli
insegnamenti e i consigli spirituali. Merita particolare attenzione la
sua opera moderatrice atta a distogliere i «frati del libero spirito» e i
«fraticelli» dall’intransigenza operativa e dagli estremismi
spirituali.
La sua dote mistica ebbe un riscontro concreto anche nella carità verso i bisognosi?
Abbiamo già accennato al fatto che Angela distribuì ai poveri tutto
il ricavato della vendita delle case, dei terreni e dei gioielli,
vivendo poi di elemosina. Ben documentata è anche la sua carità verso
gli ammalati. Cito solo la sua coraggiosa assistenza ai lebbrosi
nell’ospedale della sua città, sull’esempio di san Francesco d’Assisi.
In definitiva, qual è oggi il messaggio che viene dalla canonizzazione equipollente di Angela?
«Illuminata dalla predicazione della Parola, purificata dal
sacramento della penitenza, tu sei diventata fulgido esempio di virtú
evangeliche, maestra sapiente di discernimento cristiano, guida sicura
nel cammino della perfezione». Sono alcune delle espressioni contenute
nella preghiera di Giovanni Paolo II di fronte alle reliquie di Angela.
Inoltre, Benedetto XVI, nella già citata catechesi del 13 ottobre 2010,
ha messo in grande evidenza l’attualità del suo esempio e del suo
messaggio: «Oggi siamo tutti in pericolo di vivere come se Dio non
esistesse: sembra cosí lontano dalla vita odierna. Ma Dio ha mille modi,
per ciascuno il suo, di farsi presente nell’anima, di mostrare che
esiste e mi conosce e mi ama. E la beata Angela vuol farci attenti a
questi segni con i quali il Signore ci tocca l’anima, attenti alla
presenza di Dio, per imparare cosí la via con Dio e verso Dio, nella
comunione con Cristo Crocifisso». Angela è un esempio di totale
conversione a Cristo e, come Francesco d’Assisi, una testimone
privilegiata del primato di Dio sugli idoli umani. Per lei Cristo è il
maestro, il libro e la scuola per ritornare “santi e immacolati” al
Padre dal cui soffio creatore siamo usciti. Ella apprende da Gesù che la
via paupertatis in cognitione crucis è l’espressione più alta della via caritatis.
Con sensibilità tutta femminile, racconta la sua profonda comunione con
Dio Trinità mediante l’amore e la devozione a Gesù, figlio di Dio
incarnato, povero, crocifisso, eucaristico. La sintesi della sua
parabola mistica si ha nell’esperienza del mercoledì della settimana
santa del 1301, quando, meditando sulla morte del Figlio di Dio
incarnato, sentì nella sua anima l’eco di queste parole divine: «Io non
ti ho amata per scherzo».