Approfondimenti
I missionari rappresentano un valore aggiunto per le nostre comunità. La
loro testimonianza, infatti, è motivo di edificazione, soprattutto se
si considera che viviamo in un mondo segnato da un’evidente crisi
antropologica. Mai come oggi, anche nelle Chiese di antica tradizione,
si avverte il bisogno di riscoprire la propria identità a partire dal Mandatum Novum rivolto
duemila anni fa da Gesù Cristo agli apostoli. I missionari, da questo
punto di vista, sono coloro che più di altri hanno interpretato il
radicalismo evangelico, rendendo intelligibile la Buona Notizia, quale
valido antidoto contro gli oscuri presagi del nostro tempo.
Prendendo lo spunto dal magistero di Papa Francesco, il tema della
Giornata Missionaria Mondiale (Gmm), che celebreremo domani nelle nostre
parrocchie, ha una forte aderenza con il contesto planetario:
«Periferie cuore della missione».
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Papa Francesco auspica, a questo proposito, nella tradizionale missiva per la Gmm, un rinnovato fervore apostolico nelle nostre comunità, nella consapevolezza che «la gioia del Vangelo scaturisce dall’incontro con Cristo e dalla condivisione con i poveri». Ecco, allora, che il personale contributo economico in occasione di questa giornata a favore delle Pontificie Opere Missionarie «è il segno di un’oblazione di se stessi, prima al Signore e poi ai fratelli, perché la propria offerta materiale diventi strumento di evangelizzazione di un’umanità che si costruisce sull’amore».
Pungente è, poi, il tema vocazionale, non foss’altro perché, scrive il
Papa: «Dove c’è gioia, fervore, voglia di portare Cristo agli altri,
sorgono vocazioni genuine.
Tra queste non vanno dimenticate le vocazioni laicali alla missione». Una considerazione pertinente che, se da una parte mette in evidenza il ruolo e soprattutto la dignità dei Christifideles laici, dall’altra dovrebbe indurre a un serio discernimento. Se nel 1990 i missionari italiani erano oltre 24mila, oggi sono meno di 10mila, a riprova che la crisi vocazionale rappresenta una sfida che non può essere disattesa per la nostra Chiesa. Come scriveva Paolo VI nell’Evangelii Nuntiandi (51): «Rivelare Gesù Cristo e il suo Vangelo a quelli che non li conoscono, questo è, fin dal mattino della Pentecoste, il programma fondamentale che la Chiesa ha assunto come ricevuto dal suo Fondatore».
Tra queste non vanno dimenticate le vocazioni laicali alla missione». Una considerazione pertinente che, se da una parte mette in evidenza il ruolo e soprattutto la dignità dei Christifideles laici, dall’altra dovrebbe indurre a un serio discernimento. Se nel 1990 i missionari italiani erano oltre 24mila, oggi sono meno di 10mila, a riprova che la crisi vocazionale rappresenta una sfida che non può essere disattesa per la nostra Chiesa. Come scriveva Paolo VI nell’Evangelii Nuntiandi (51): «Rivelare Gesù Cristo e il suo Vangelo a quelli che non li conoscono, questo è, fin dal mattino della Pentecoste, il programma fondamentale che la Chiesa ha assunto come ricevuto dal suo Fondatore».
da "Avvenire" - sabato 18 ottobre 2014