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"Giornata missionaria: l'impegno centrale" - di Giulio Albanese

Approfondimenti

I missionari rappresentano un valore aggiunto per le nostre comunità. La loro testimonianza, infatti, è motivo di edificazione, soprattutto se si considera che viviamo in un mondo segnato da un’evidente crisi antropologica. Mai come oggi, anche nelle Chiese di antica tradizione, si avverte il bisogno di riscoprire la propria identità a partire dal Mandatum Novum rivolto duemila anni fa da Gesù Cristo agli apostoli. I missionari, da questo punto di vista, sono coloro che più di altri hanno interpretato il radicalismo evangelico, rendendo intelligibile la Buona Notizia, quale valido antidoto contro gli oscuri presagi del nostro tempo. Prendendo lo spunto dal magistero di Papa Francesco, il tema della Giornata Missionaria Mondiale (Gmm), che celebreremo domani nelle nostre parrocchie, ha una forte aderenza con il contesto planetario: «Periferie cuore della missione». 

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Preghiera della Giornata Missionaria Mondiale


Signore, inviato dal Padre, vogliamo uscire dalle certezze che frenano la nostra fede sempre uguale, non solo per ANDARE “lontano” ma per amare ed INCONTRARE chi sembra lontano da Te.

Con l’unzione del Tuo Spirito, che ci fa Sacerdoti, Re e Profeti, vogliamo esser Luce alla periferia di ogni vit, dove il buoio rallenta un cammino pienamente umano.

Dio, Padre della Vita, fa’ che raccogliamo le lacrime dei poveri nell’otre della nostra Speranza, e che essendo noi stessi DONO per gli altri, veniamo con i fratelli all’incontro con Te. Amen

LETTERA DI ROSA ANTONUCCI DALLA TANZANIA / pubblicata in occasione della Giornata Missionaria di fraternità

Giornata Missionaria Mondiale in fraternità 2 / Rosa Antonucci, ofs

CORRISPONDENZA
DALLA TANZANIA

“Certo manca la fraternità. Ogni tanto mi vien voglia di provare a mettere su una succursale di Sant' Antonio”.


C
arissimi,

con l’anno fraterno, qui a Bukumbi, mi appresto ad iniziare il secondo anno del progetto sanitario, ufficialmente partito a settembre 2013.

L’anno che è passato è stato ricco di incontri, occasioni di crescita, sfide, non pochi problemi, all’apparenza più grandi di noi, specie quelli culturali che non si sa mai come prendere, ma con l’aiuto di Dio le cose cominciano ad avviarsi e a procedere un po’ più speditamente.

Come saprete, qui all’ospedale di Bukumbi, l’AMI (Associazione Missionaria Internazionale) ha rilevato la gestione del CTC (Care and Treatment Centre) per i pazienti affetti da HIV, ed è qui che lavoro con altre due missionarie dell’Associazione, Alba e Angela.
La mancanza di risorse, di motivazione da parte dei responsabili e la discriminazione cui questi pazienti sono ancora soggetti, nonostante di HIV se ne parli, e tanto, avevano paralizzato le potenzialità del CTC che a pochi passi da un’insenatura del Lago Vittoria, si trova a servire un’ampia zona che si estende su entrambe le sponde del bacino. Zona di porti, che date le dimensioni del lago potremmo paragonare ai “porti di mare”, col loro via vai di gente, di pescatori che lasciano stagionalmente i loro villaggi per spostarsi in zone più pescose, zona di commercio con la sua transitoria prosperità che incoraggia una vita “allegra”… e il virus dilaga.

I primi mesi di studio della situazione ci avevano messe davanti a bisogni così vasti e a mezzi così limitati, per non parlare della difficile collaborazione con l’amministrazione della struttura, anche quella un po’ allegra, che la firma dell’accordo di cogestione ci era sembrato un salto nel buio, sulla sola parola del vescovo di Mwanza, che ci incoraggiava a restituire l’ospedale alla sua gente. Ma nel giro di pochi mesi, nuovi volti e nuove energie sono entrate nell’ospedale. Amministratori responsabili e motivati con i quali è rinata la speranza di uno sforzo comune verso il comune obiettivo di servire i poveri e gli ultimi e portare nelle nostre povere mani il volto del vero Guaritore delle anime e dei corpi.

Grazie al contributo di tanti amici in Italia, e tra questi non posso non ricordare e ringraziare la nostra fraternità, in quest’anno siamo riusciti a ristrutturare gli ambulatori del CTC.
Ora abbiamo stanze decorose, dove i pazienti possono essere visitati e ascoltati nel rispetto della privacy e dove abbiamo addirittura la luce e l’acqua corrente!
Ma soprattutto a garantire cure gratuite a tutti i pazienti, attualmente circa 900, in continuo aumento.

I farmaci antiretrovirali per sé sono distribuiti gratuitamente dalle grandi agenzie internazionali, e così anche i test di base per la diagnosi e la cura, ma poi capita che il paziente rischi la vita per una polmonite o una gastroenterite perché non può pagarsi le cure necessarie. E così, grazie al fondo dei sostegni terapeutici a distanza del progetto “Una famiglia da amare”, ora abbiamo una farmacia ben fornita e un’infermiera/farmacista che ci aiuta nella distribuzione.

La squadra del CTC si compone ancora di tre infermiere, tra cui due counselor, due addette all’archivio e un tecnico di laboratorio. Stiamo infatti pian piano attrezzando un piccolo laboratorio per il CTC dove i principali test diagnostici possano essere fatti in tempo reale e assicurati gratuitamente a tutti i pazienti.
Ma la famiglia non finisce qui: si allarga ad un gruppo di 15 persone, molti pazienti essi stessi del CTC, che prestano servizio come volontari dell’Home Based Care, l’assistenza domiciliare dei pazienti. Li vanno a trovare nei villaggi, continuano l’educazione sanitaria che viene offerta ogni mattina durante l’attesa per la visita, e si mettono in contatto con noi se qualche paziente sta male e non riesce a raggiungere l’ospedale.Grazie ai volontari riusciamo a rintracciare i pazienti che abbandonano le cure ed incoraggiarli a riprenderle; tramite loro cerchiamo di raggiungere le famiglie per lo screening dei partner e dei bambini, con loro combattiamo contro lo stigma che impedisce a tante persone affette di farsi avanti e cercare aiuto.

Tanto lavoro e poco tempo per il resto, e l’inculturazione va un po’ a rilento. Lo swahili è molto più facile del tigrino che non sono mai riuscita ad imparare mentre ero in Eritrea e, per quanto ogni tanto mi impelaghi in improbabili disquisizioni con pazienti che mi guardano interrogativi, il potermi rivolgere a loro direttamente nella loro lingua senza la mediazione di un traduttore è un grande passo avanti. Così come poter partecipare alla liturgia con gli altri sensi e non solo per fede…

Certo mi manca la fraternità. Ogni tanto mi vien voglia di provare a mettere su una succursale di S. Antonio, ma mi piace anche cercare di capire come funziona da queste parti. Nei villaggi più che movimenti e associazioni si trovano le comunità di base, “Jumuyia”: gruppi di fedeli solitamente organizzati per quartiere, che ogni settimana si incontrano per leggere insieme la Parola, pregare e discutere dei problemi della comunità e se possibile intervenire.

Poiché l’ospedale con gli alloggi del personale fa quartiere a sé, c’è una jumuiya che raccoglie tutti i cattolici che lavorano in ospedale (l’entrata è d’ufficio, con il contratto di lavoro), ogni jumuiya prende il nome dal santo protettore cui si affida, la nostra si chiama San Giuda Taddeo (che è anche il nome del nostro vescovo, cappuccino).
Lo scorso anno sono stata coinvolta solo marginalmente nelle attività della jumuiya, ma da quest’anno sono stata invitata a partecipare agli incontri e vedremo cosa ne verrà. Mi piacerebbe si facesse un po’ di più come pastorale sanitaria.
In ospedale c’è una cappella costruita da un missionario francescano, ma è sempre chiusa, mentre i pazienti durante la degenza mancano di un posto dove pregare e soprattutto del conforto dei sacramenti. Vedremo… Siamo all’inizio e le idee e i buoni propositi si affollano nella mente.

Come sempre seguirò le attività della fraternità tramite Squilla e gli aggiornamenti che Marco non manca di inviarmi. Da parte mia cercherò di non tardare troppo a darvi notizia di quaggiù. Non mi resta che augurare a tutti buona festa delle Stimmate e buon inizio dell’anno fraterno. Il Signore benedica il cammino di ciascuno e vi accompagni sempre.

Con affetto
Rosa


Contatti:
rosantonucci13@gmail.com

Rosa Antonucci                                                                               sito AMI
Ita Mwanza                                                                                        http://www.ami-ima.net
P.O. BOX 1564 Mwanza (Tanzania



AUGURI DI BUONA PASQUA DALLA TANZANIA

Sono arrivati gli auguri di Rosa Antonucci
che dopo vari anni in Eritrea, ora presta la sua opera
di medico, con l'Associazione Missonaria Italiana
di Faenza, in Tanzania.




NAWATAKIA HERI YA PASAKA
vi auguro Buona Pasqua !


Carissimi, il Signore Risorto ci invita a portare ai fratelli il lieto annuncio
dell'avvento del Suo Regno di Pace e di Giustizia.
La Sua Grazia ci renda araldi solleciti e testimoni fedeli della Sua Parola.
 
con affetto, Rosa
 

28 OTTOBRE / GIORNATA MISSIONARIA DI FRATERNITA'

PREGHIERA E OFFERTA PER LE CHIESE NEL MONDO

Nel 1926, l’Opera della Propagazione della Fede, su suggerimento del Circolo missionario del Seminario di Sassari, propose  a   papa Pio XI di indire una giornata annuale in favore dell’attività missionaria della Chiesa universale. La richiesta venne accolta con favore e l’anno successivo (1927) fu celebrata la prima “Giornata Missionaria Mondiale per la propagazione della fede”, stabilendo che ciò avvenisse ogni penultima domenica di ottobre, tradizionalmente riconosciuto come mese missionario per eccellenza.

In questo giorno i fedeli di tutti i continenti sono chiamati ad aprire il loro cuore alle esigenze spirituali della missione e ad impegnarsi con gesti concreti di solidarietà a sostegno di tutte le giovani Chiese. Vengono così sostenuti con le offerte della Giornata,  progetti per consolidare la Chiesa mediante l'aiuto ai catechisti, ai seminari con la formazione del clero locale, e all’assistenza socio-sanitaria dell’infanzia. 


Lo slogan scelto per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno è “Ho creduto perciò ho parlato”,  tratta dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (2 Cor 4,13).
Il riferimento è al rapporto essenziale tra missione e fede e alla rilevanza data a quest’ultima da papa Benedetto XVI, con l’aver indetto uno speciale Anno della Fede: dall'11 ottobre 2012, con il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, fino al 24 novembre 2013, solennità di Cristo Re dell'Universo.


Oggi la missione ad gentes deve essere il costante orizzonte e il paradigma di ogni attività ecclesiale, perché l’identità stessa della Chiesa è costituita dalla fede nel Mistero di Dio, che si è rivelato in Cristo per portarci la salvezza, e dalla missione di testimoniarlo e annunciarlo al mondo, fino al suo ritorno.
Come san Paolo, dobbiamo essere attenti verso i lontani, quelli che non conoscono ancora Cristo e non hanno sperimentato la paternità di Dio, nella consapevolezza che “la cooperazione missionaria si deve allargare oggi a forme nuove includendo non solo l’aiuto economico, ma anche la partecipazione diretta all’evangelizzazione” (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 82).
La celebrazione dell’Anno della fede e del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione saranno
occasioni propizie per un rilancio della cooperazione missionaria, soprattutto in questa seconda dimensione.
Benedetto XVI
messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale