SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITA' DEI CRISTIANI. Verso l'incontro ecumenico presso la Fraternità Ofs S. Antonio.



"La data tradizionale per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nell’emisfero nord, va dal 18 al 25 gennaio, data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo; assume quindi un significato simbolico. Per l’emisfero sud sono indicate altre date temporali. I testi per La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sono infatti validi  per tutto l’anno 2015.
Essi sono congiuntamente preparati e pubblicati dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese.  I due organismi che patrocinano la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani hanno rivolto al National Council of Christian Churches of Brazil (CONIC) l’invito a preparare il materiale per la Settimana del 2015. Il CONIC, a sua volta, ha incaricato della redazione un Gruppo di lavoro locale, formato da rappresentanti delle chiese membro del CONIC e di associazioni ecumeniche ad esso affiliate" (sintesi dal sussidio 2015).
La Fraternità Ofs S. Antonio anche quest'anno dedica il pomeriggio dell'ultima domenica di gennaio nell'incontro, fatto di amicizia fraterna e reciproco rispetto, con esponenti delle varie confessioni cristiane presenti a Roma. Anche se vengono toccati argomenti di carattere teologico che spesso sono alla base delle differenze tra le chiese cristiane, gli incontri sono stati sempre pensati per conoscerci (non si può anare ciò che non si conosce) tra comunità cristiane di battezzati nelle dinamiche della Fede vissuta. Quest'anno si incontrerà un esponente dell'Esercito della Salvezza. (Marco Stocchi, ofs)



Domenica 25 gennaio - ore 15,00 
INCONTRO ECUMENICO
di preghiera e conoscenza reciproca
con un rappresentante dell’Esercito della Salvezza

L'Esercito della Salvezza è parte della Chiesa Cristiana universale. Attualmente serve in 126 paesi, conta circa 1 milione di membri ed usa circa 175 lingue affiancando alla predicazione della Parola di Dio, opere sociali di vario genere quali scuole, case per bambini, ostelli per senza fissa dimora, ospedali, programmi di emergenza per i disastri, ecc...In Italia l'Esercito della Salvezza opera dal 1887.
Chi desiderasse prepararsi alla giornata può acquistare il sussidio della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, pubblicato dal Centro Pro Unione dei Francescani dell’Atonement, presso la Libreria delle Apostoline all’università Antonianum.

Info: Cesare Catarinozzi: 06-35453035 – cell. 333-4016867

Per accedere al materiale preparato per la Settimana di preghiera, collegarsi alla pagina del Pontificio Consiglio per la promozione per l'unità dei cristiani.
Consigliamo di accedere ai documenti anche attraverso il sito del Centro Pro Unione che in collaborazione con altri Centri Ecumenici in Italia ha curato la traduzione italiana del testo.
Il Centro Pro Unione è promosso dai frati e suore francescani della Society of the Atonement.


Il tema di quest’anno

“Dammi un po’ d’acqua da bere”
(Giovanni 4, 7)

1. Chiunque beve di quest’acqua… Viaggio, sole cocente, stanchezza, sete… “Dammi un po’ d’acqua da bere”. Questa è una delle richieste primarie di tutti gli esseri umani. Dio, che diviene umano in Cristo (cfr. Gv 1, 14) e svuota Se stesso per condividere la nostra umanità (cfr. Fil 2, 6-7) è capace di chiedere alla donna samaritana: “Dammi un po’ d’acqua da bere” (Gv 4, 7). Al contempo, questo Dio che viene ad incontrarci, offre l’acqua viva: “[…] l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente che dà la vita eterna” (Gv 4, 14).

L’incontro fra Gesù e la Samaritana ci invita ad assaporare l’acqua da diversi pozzi e anche a offrirne un poco della nostra. Nella diversità, infatti, tutti ci arricchiamo vicendevolmente. La Settimana per l’unità dei cristiani è un momento privilegiato di preghiera, di incontro e di dialogo. È l’occasione per riconoscere la ricchezza e il valore presenti negli altri, in chi è diverso da noi, e per chiedere a Dio il dono dell’unità.

Un proverbio brasiliano recita così: “Chiunque beve di quest’acqua, ritorna” ed è usato quando un visitatore si congeda. Un refrigerante bicchiere d’acqua, di chimarrão[1], di caffè o di tereré[2] sono segni di accoglienza, dialogo e coesistenza. Il gesto biblico di offrire acqua a chiunque arrivi  (cfr. Mt 10, 42) è un modo di dare il benvenuto e di condividere, ed è una usanza diffusa in tutte le regioni del Brasile.

Lo studio e la riflessione proposti in questo testo della Settimana intendono essere un aiuto ai fedeli e alle comunità perché realizzino la dimensione dialogica e unitaria del piano di Gesù: il Regno di Dio.

Il testo presenta l’importanza per ciascuno di noi di conoscere e comprendere la propria identità, cosicché l’identità dell’altro non sia vista come una minaccia. Se non ci sentiremo minacciati, saremo in grado di sperimentare la complementarità dell’altro. Nessuna persona, nessuna cultura da sola sono sufficienti! Pertanto, l’immagine che appare dalle parole “Dammi un po’ d’acqua da bere” è un’immagine che parla di complementarità: bere l’acqua dal pozzo di qualcun altro è il primo passo per sperimentarne il modo di essere e giungere ad uno scambio di doni che arricchisce. Laddove i doni degli altri vengono rifiutati, viene causato molto danno alla società e alla Chiesa.
Nel testo di Giovanni 4, Gesù è il forestiero che arriva stanco e assetato. Ha bisogno di aiuto e chiede dell’acqua. La donna si trova nella sua terra; il pozzo appartiene alla sua gente, alla sua tradizione. È lei che tiene il secchio e ha accesso all’acqua. Ma anche lei è assetata. I due si incontrano e quell’incontro offre un’opportunità inattesa per entrambi. Gesù non cessa di essere Ebreo perché ha bevuto dall’acqua offerta dalla Samaritana, e lei rimane ciò che è mentre abbraccia la via di Gesù. Quando riconosciamo che tutti abbiamo delle necessità, la complementarità prende corpo nella nostra vita in un modo più ricco. “Dammi un po’ d’acqua da bere” presuppone che sia Gesù sia la Samaritana chiedano ciò di cui hanno bisogno l’uno dall’altra.  “Dammi un po’ d’acqua da bere” ci insegna a riconoscere che le persone, le comunità,  le culture, le religioni e le etnie hanno bisogno le une delle altre e ci insegna a ricevere ciò che è prezioso per il bene dell’umanità e della sua salvezza.

“Dammi un po’ d’acqua da bere” implica un impegno etico che riconosca il bisogno gli uni degli altri per realizzare la missione della Chiesa. Ci spinge a cambiare il nostro atteggiamento, ad impegnarci nel cercare l’unità nella nostra diversità, aprendoci ad una varietà di forme di preghiera e di spiritualità cristiana.


2. Il contesto religioso ed ecclesiale del Brasile - Il Brasile può essere considerato un paese molto religioso. È tradizionalmente conosciuto come paese in cui una certa “cordialità” caratterizza le relazioni fra le classi sociali e i gruppi etnici. Tuttavia, il paese sta vivendo un periodo di crescente intolleranza, evidenziatasi nell’alto livello di violenza esploso, specialmente contro le minoranze e i più vulnerabili: le persone di colore, i giovani, gli omosessuali, le persone che praticano le religioni afro-brasiliane, le donne, gli indigeni. Questa intolleranza è stata nascosta per molto tempo. È divenuta però più esplicita, mostrando un Brasile diverso, quando, il 12 ottobre 1995, festa della Nostra Signora Aparecida, patrona del paese, uno dei vescovi di una Chiesa neo-pentecostale ha preso a calci la statua di Nostra Signora Aparecida durante una trasmissione televisiva nazionale. Da quel momento si sono verificati altri episodi di intolleranza religiosa centrata sul cristianesimo. Si sono verificati anche simili incidenti di intolleranza cristiana verso altre religioni, in particolare contro le tradizioni afro-brasiliane e indigene.

La logica che alimenta questo tipo di comportamento è la competizione del mercato religioso. Sempre di più, nel paese, alcuni gruppi adottano un atteggiamento competitivo gli uni contro gli altri: competizione per una maggiore visibilità nei mass-media, per reclutare nuovi adepti e per ottenere fondi pubblici per organizzare grandi eventi. Papa Francesco si riferisce proprio a questo fenomeno quando scrive: “La mondanità spirituale porta alcuni cristiani ad essere in guerra con altri cristiani che si frappongono alla loro ricerca di potere, di prestigio, di piacere o di sicurezza economica” (Evangelii Gaudium n.98).

Questa situazione di competizione religiosa ha influito negativamente sulla vita delle confessioni cristiane tradizionali che hanno sofferto una riduzione o una stasi nel numero dei loro fedeli. Ciò ha insinuato l’idea che una chiesa forte e dinamica sia una chiesa che ha un cospicuo numero di fedeli; come risultato, si diffonde – in significativi settori delle Chiese tradizionali – la tendenza a prendere le distanze dalla ricerca dell’unità visibile della Chiesa di Cristo.

Una tale cristianità, guidata dal “mercato”, sta investendo in partiti politici e, in alcuni casi, sta essa stessa creando i propri partiti politici; si sta alleando con gruppi di interesse specifico quali i grandi proprietari terrieri, il giro di affari legato all’agronomia, e i mercati finanziari. Alcuni osservatori arrivano a parlare di una confessionalizzazione della vita politica, che minaccia la separazione fra stato e religione. Perciò, la logica ecumenica del far crollare i muri della divisione è rimpiazzata dalla logica “corporativistica” e dalla protezione di interessi denominazionali.

Nonostante il censimento ufficiale del 2010 riporti che l’86,8% della popolazione brasiliana si identifica come cristiana, questo paese registra un livello molto alto di violenza. L’alto tasso di affiliazione cristiana, dunque, non sembra tradursi in atteggiamenti non-violenti e rispetto per la dignità umana. Si rilevano, a verifica, i seguenti dati: Violenza contro le donne: tra il 2000 e il 2014, 43.700 donne sono state uccise in Brasile. Il 41%  sono state vittime di violenza e l’hanno subìta nella loro casa.

Violenza contro le popolazioni indigene: la violenza contro le popolazioni indigene è spesso collegata all’ingente sviluppo idro-elettrico e all’espansione del giro di affari legato all’agronomia; i progetti di grandi impianti e di infrastrutture in questi due ambiti costituiscono il modello di sviluppo oggi prevalente nel paese. Essi contribuiscono significativamente al progressivo confinamento e alla demarcazione dei territori indigeni. Nel 2011, il Rapporto Violence against Indigenous People in Brasil della Pastoral Land Commission (CPT), un organismo connesso con la Conferenza episcopale della Chiesa Cattolica in Brasile, ha identificato 450 progetti di ricondizionamento delle politiche ambientali in atto nei territori indigeni in Brasile. Questi progetti  avvengono senza un’appropriata consulenza con le popolazioni indigene, come invece previsto dalla Convenzione 169 della International Labour Organization (ILO). Il Rapporto della CPT denuncia l’assassinio di 500 indigeni fra il 2003 e il 2011; il 62,7% di essi sono stati perpetrati nello stato del Mato Grosso do Sul. Il bilancio degli omicidi è di quasi 56 nativi l’anno.

Superare l’intolleranza nelle sue varie forme è una priorità che dovrebbe essere affrontata in modo positivo, cioè rispettando la legittima diversità e promuovendo il dialogo quale permanente via di riconciliazione e di pace, come enunciato dal vangelo.


3. Scelta ermeneutica - La metodologia adottata dalla CEBI, e largamente diffusa in America Latina, è chiamata Lettura contestuale della Bibbia. Si tratta di un approccio al testo biblico sia accademico che popolare. In questa metodologia, il punto di partenza per ogni teologia biblica e ogni interpretazione è la vita quotidiana.

Adottiamo l’approccio di Gesù sulla via di Emmaus (cfr. Lc 24, 13-24): che cosa accade? Di che cosa state parlando? Dal contesto ci spostiamo verso il testo biblico. In questo itinerario metodologico la Bibbia è la lampada sui nostri passi e luce sul nostro cammino (cfr. Sal 119, 105). Il testo biblico ci istruisce e ci trasforma in modo da portare testimonianza alla volontà di Dio nel contesto in cui viviamo.


4. L’itinerario dell’Ottavario - L’itinerario che proponiamo per l’ottavario ha inizio con la proclamazione, che porta alla denuncia, alla rinuncia e alla testimonianza. La Settimana si apre con la proclamazione di Dio che ci ha creato a sua immagine, immagine del Dio Trino, unità nella diversità di verità e di carità; la diversità è parte del disegno di Dio. Si procede nell’ottavario con la denuncia di alcune situazioni di peccato che comportano ingiusta discriminazione, e con l’affermazione di come la rinuncia a quegli atteggiamenti di peccato che ci dividono, segni un passo verso l’unità del Regno di Dio. Infine, si giunge alla testimonianza della ricchezza di grazia di Dio che è sempre pronto ad accoglierci nonostante le nostre imperfezioni, e il cui Santo Spirito ci muove verso la riconciliazione e l’unità. L’itinerario si conclude così con l’esperienza della Pentecoste, dei molti doni dello Spirito che conducono alla realizzazione della volontà di Dio che tutti siano una cosa sola e del Regno di Dio.