Mc 1,12-15 (vedi Mt 4,12-17 – Lc 4,14-15)
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel
deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le
bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. FF : 1582 2178
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò
nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e
il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». FF : 307
Anche
Gesù prova la tentazione di Satana, ma non vi soccombe. Nel deserto rimane
vittima della seduzione l’antico Israele, infedele a Dio.
Il racconto delle tentazioni nel Vangelo di
Marco è quanto mai stringato: “Subito dopo lo Spirito lo spinse nel deserto e
vi rimase quaranta giorni tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo
servivano”. Non dice nulla del contenuto e del tenore delle tentazioni. Per
questo dobbiamo ricorrere a Matteo e Luca. Entrambi ci parlano di tre
tentazioni: “Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane /…
gettati giù /… tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”.
Comune a tutti e tre i sinottici è la conclusione: superate le tentazioni, gli
angeli – e secondo Marco, le fiere - lo servivano, come prima che Adamo ed Eva
cedessero alla tentazione.
Qual è lo scopo delle tre tentazioni? Esso
è unico e comune a tutte: distogliere Gesù dalla missione, distrarlo dallo
scopo per cui è venuto in terra: sostituire al piano del Padre, un piano
diverso. Nel battesimo il Padre aveva additato a Cristo, la via del Servo
obbediente che salva con l’umiltà e la sofferenza; satana gli propone una via
di gloria e di trionfo, la via che tutti allora si aspettavano dal Messia.
Anche oggi tutto lo sforzo del demonio è di distogliere l’uomo dallo scopo per
cui è al mondo: conoscere, amare e servire Dio in questa vita per goderlo poi
nell’altra. Satana ci vorrebbe tutti spensierati e goderecci, simili al piccolo
leone del film di Walt Disney “Il Re leone”. Il cucciolo si perde e finisce tra
animali meno nobili di lui, dimentica che è destinato a regnare e canta Akuna
matata (in lingua swahili “senza pensieri”).
Satana però è anche astuto; non compare di
persona, ma riserve delle cose buone, portandole all’eccesso, assolutizzondole
e facendone degli idoli. Il denaro è una cosa buona, come lo sono il piacere,
il mangiare… Ma se essi diventano la cosa più importante della vita, il fine,
non più dei mezzi, allora diventano distruttivi per l’anima e spesso anche per
il corpo.
Un esempio particolarmente attinente al
tema è il divertimento, il distrarsi. Il gioco è una dimensione nobile
dell’essere umano. Dio stesso ha comandato il riposo. Il male è fare del gioco
lo scopo della vita, vivere la settimana come attesa del sabato notte o della
partita allo stadio della domenica, per non parlare di altri passatempo meno
innocenti. In questo caso il divertimento non serve alla crescita umana e
alleviare lo stress e la fatica, li accresce. Gli effetti negativi si fanno
sentire sul proprio fisico o sulla famiglia, per non parlare poi dello spirito.
L’inno liturgico della Quaresima ci esorta a usare più parcamente, in questo
tempo, “parole, cibi, bevande, divertimento e sonno”.
Parlando di divertimento però non ignoro
che per tanta gente esso è una parola sconosciuta e la vita è sola fatica e
affanno. A loro vorrei ricordare che lo svago non si misura dal tempo e dai
soldi spesi per esso, ma dalla gioia e dal sollievo che reca. Un canto
francescano dice: “E le gioie semplici sono le più belle, sono quelle che alla
fine sono le più grandi”.
Altri spunti di riflessione:
1) Il movimento pasquale di Dio nei
confronti dell’uomo si ha con il dono battesimale della grazia, La Quaresima è
lo spazio pastorale ideale per una catechesi battesimale: dal sepolcro di
pietra risorge il Cristo glorioso, dal sepolcro d’acqua rinasce l’uomo nuovo
(Rom. 6).
2) Ma l’efficace ri-creazione operata dalla
grazia non è magica né cade su un terreno neutro. Destinatario è l’uomo libero
che deve intrecciare un dialogo con il suo Dio. Alla parola battesimale di Dio
l’uomo deve rispondere con la parola viva della sua conversione: “Convertitevi
e credete al vangelo!”, esclama Gesù in Mc 1, 15. La metànoia ci permette di
liberare la nostra tensione verso Dio, è l’esplosione gioiosa del nostro
desiderio di Dio, della nostalgia e dell’abbandono in lui, è trasformazione
della vita e del cuore. Ma questa conversione a Dio per essere autentica esige
anche la conversione al prossimo. Conversione significa un radicale mutamento
di se stessi per acquistare la dimensione della vita di Cristo.
3) Alla conversione e alla salvezza si
oppone spesso la tentazione che è simile a una galleria oscura. Israele nel
deserto non riesce ad uscire da questa galleria e muore senza raggiungere la
terra. Cristo, nuovo Israele, ne esce invece come Messia salvatore. La
tentazione è il segno della nostra umanità, vissuta anche dal Cristo, è il
campo costante nel quale siamo collocati e dal quale può nascere il nostro sì
limpido e totale a Dio ma dal quale può salire anche la miseria del nostro
rifiuto. (Adelaide Rossi, ofs)