II domenica di Quaresima - Marco, 2-10 - Commento di Adelaide Rossi



2ª DI QUARESIMA
Gn22,1-2.9a.10-13.15-18; Sal 115 (116); Rm 8,31b-34; Mc 9,2-10

B. Bonavita da Lugo, terziario fr. (1375)

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DOMENICA

LO 2ª set
Questi è il Figlio mio, l’amato.
R Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Mc 9, 2-10

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.   FF : 1223 – 1375  
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.   FF : 66  
E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».   FF : 326    
Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.   FF : 875
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.



La trasfigurazione rivela una volta ancora l’identità di Gesù, come il battesimo: egli è il Figlio prediletto di Dio, inviato perché sia ascoltato. E’ lui la Parola, il Vangelo, l’inabitazione e la tenda di Dio, il segno della sua persona, nella sua persona trasfigurata.

“Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!” Con queste parole, Dio Padre consegnava Gesù all’umanità come unico e definitivo Maestro, superiore alla legge e ai profeti. Oggi dove possiamo ascoltare Gesù? Egli ci parla attraverso la nostra coscienza. Ma non è semplice ascoltare la sua voce. E’ facile farle dire solo ciò che piace a noi. Ha bisogno perciò di essere illuminata e sorretta dal Vangelo. Sappiamo però per esperienza che anche le parole del Vangelo possono essere interpretate in modi diversi. Chi ci assicura un’interpretazione autentica è la Chiesa, istituita da Cristo proprio a tale scopo. Per questo è importante cercare di conoscere la dottrina della Chiesa, come essa stessa la intende e la propone e non nell’interpretazione, spesso distorta e riduttiva, dei mass-media.
Altrettanto importante è sapere dove Gesù non parla. Egli non parla attraverso i maghi, gli indovini, i dicitori di oroscopi; non parla nelle sedute spiritiche, nell’occultismo. Nella Scrittura leggiamo: ”Non si trovi in mezzo a te chi esercita la divinazione o il sortilegio… né chi faccia incantesimi, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore” (Deuteronomio 18, 10-12).
Questi erano i modi tipici di rapportarsi al divino dei pagani, che traevano auspici consultando gli astri o le viscere degli animali o il volo degli uccelli. Con quella parola di Dio: ”Ascoltatelo!”, tutto questo è finito. C’è un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Gesù Cristo.
Oggi purtroppo questi riti pagani sono tornati di moda. E come sempre, quando diminuisce la vera fede, aumenta la superstizione. Un esempio innocuo è l’ascolto degli oroscopi.

ALTRI SPUNTI DI RIFLESSIONE

1) L’“agonia” di Abramo, l’”agonia” di Isacco, l’“agonia” di Cristo, l’“agonia” di ogni credente è l’esperienza prima e più comune della fede. La crisi della Passione, la solitudine degli uomini, lo scandalo della croce sono dati costanti della nostra vita di credenti. La dinamica della fede comprende il silenzio e la prova per raggiungere la luce.

2) Al termine, però, brilla la Pasqua-Trasfigurazione Gesù sulla croce pronuncia il Salmo 22, preghiera certo di desolazione ma preghiera che sbocca su un finale di gioia e di pace. Il grano deposto nella terra muore ma dà frutto nella spiga. La Pasqua nasce dal terreno della passione ma è riscatto della stessa passione e morte.

3) Bisogna perciò partecipare all’umanità di Cristo per condividere la gloria. Francesco d’Assisi nella sua agonia, secondo quanto narra Bonaventura, si fa stendere sulla nuda terra per imitare perfettamente il Cristo crocefisso, povero, sofferente, nudo. Ma questo distacco da sé genera lo splendore della promessa di Abramo e la luce della Trasfigurazione pasquale.


Soprattutto la Lettera agli Ebrei ha posto l’accento sul fatto che la missione di Gesù, la sua solidarietà con tutti noi, prefigurata nel battesimo, implica che Egli si esponga alle minacce dell’essere uomo: “Perciò doveva essere del tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova” (2,17s). “Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo lui stato provato in ogni cosa, escliso il peccato” (4,15).


Adelaide Rossi, ofs