ERMILIO LAZZARO E DEL RITRATTO DELLA B. ROSA BARBAN TERZIARIA FRANCESCANA

Di Ermilio Lazzaro è stato il ritratto diffuso per decenni dalla Postulazione per la Causa di beatificazione della beata Eurosia Fabris Barban, meglio conosciuta come “mamma Rosa”.
La beata Rosa Barban vi è raffigurata avendo tra le mani il rosario e tra le braccia il crocefisso: le sue devozioni erano, infatti, oltre lo Spirito Santo, il Presepio, il Tabernacolo e le anime del Purgatorio, proprio il Crocefisso e la Vergine Santissima.


Fu apostola in famiglia, tra le amiche, in parrocchia e in casa dove insegnava il catechismo alle ragazze che seguivano il corso di taglio e cucito. La diocesi di Vicenza l’ha eletta patrona dei catechisti.
Non so lo stemma che aveva sul petto, nell’immagine del Lazzaro, a cosa riferisse. Certo è che dal disegno originario, in un certo momento, fu tolto il crocefisso e cambiato il fondo.
Nel disegno del Lazzaro vi appare uno scorcio della campagna veneta, in parte coperto da un drappo, probabilmente, a significare che visse nel mondo, ma non era di questo mondo. Nella seconda versione, poi, scompare anche lo sfondo naturalistico, per più un consueta rappresentazione del cielo. Ella davvero fu una cittadina del cielo anche su questa terra.

Rosa Barban aderì al Terz’Ordine Francescano, vivendone lo spirito di povertà e letizia. Dei suoi figli, tra naturali ed adottivi, sei sentirono la chiamata religiosa, tre i sacerdoti. Visse il Vangelo in famiglia e parrocchia. Morì a Merola (Vicenza) dove aveva abitato tutta la vita.
Nel 2005, sotto il pontificato di Benedetto XVI, giunse il via per la beatificazione e per l’arazzo fu chiamato ad eseguire un nuovo ritratto un artista di Trani, Giuseppe Antonio Lo Muscio, già noto per aver fatto quello beato vescovo Giovanni Antonio Farina.
Si è proseguito dunque ad una sorta di lifting rappresentando la beata Rosa Fabris ringiovanita. Lo si è fatto, attingendo ad  una delle rare foto che abbiamo della beata e che la coglie nel 40° del matrimonio. Dell’antico ritratto si è mantenuta la posa, l’abbigliamento e la croce, stretta al cuore, è quella stessa del rosario che stringe tra le mani. 
Marco Stocchi, ofs