vorrei oggi completare, con una terza parte, le
mie catechesi su san Tommaso d’Aquino. Anche a più di settecento anni dopo la
sua morte, possiamo imparare molto da lui. Lo ricordava anche il mio
Predecessore, il Papa Paolo VI,
che, in un discorso
tenuto a Fossanova il 14 settembre 1974, in occasione del settimo centenario
della morte di san Tommaso, si domandava: “Maestro Tommaso, quale lezione ci
puoi dare?”. E rispondeva così: “la fiducia nella verità del pensiero religioso
cattolico, quale da lui fu difeso, esposto, aperto alla capacità conoscitiva
della mente umana” (Insegnamenti di Paolo VI, XII [1974], pp. 833-834).
E, nello
stesso giorno, ad Aquino, riferendosi sempre a san Tommaso, affermava: “tutti,
quanti siamo figli fedeli della Chiesa possiamo e dobbiamo, almeno in qualche
misura, essere suoi discepoli!” (Ibid., p. 836).
Mettiamoci dunque anche noi alla scuola di san Tommaso e del suo capolavoro, la Summa Theologiae. Essa è rimasta incompiuta, e tuttavia è un’opera monumentale: contiene 512 questioni e 2669 articoli. Si tratta di un ragionamento serrato, in cui l’applicazione dell’intelligenza umana ai misteri della fede procede con chiarezza e profondità, intrecciando domande e risposte, nelle quali san Tommaso approfondisce l’insegnamento che viene dalla Sacra Scrittura e dai Padri della Chiesa, soprattutto da sant’Agostino.
Mettiamoci dunque anche noi alla scuola di san Tommaso e del suo capolavoro, la Summa Theologiae. Essa è rimasta incompiuta, e tuttavia è un’opera monumentale: contiene 512 questioni e 2669 articoli. Si tratta di un ragionamento serrato, in cui l’applicazione dell’intelligenza umana ai misteri della fede procede con chiarezza e profondità, intrecciando domande e risposte, nelle quali san Tommaso approfondisce l’insegnamento che viene dalla Sacra Scrittura e dai Padri della Chiesa, soprattutto da sant’Agostino.
In questa riflessione, nell’incontro con
vere domande del suo tempo, che sono anche spesso domande nostre, san Tommaso,
utilizzando anche il metodo e il pensiero dei filosofi antichi, in particolare
di Aristotele, arriva così a formulazioni precise, lucide e pertinenti delle
verità di fede, dove la verità è dono della fede, risplende e diventa
accessibile per noi, per la nostra riflessione. Tale sforzo, però, della
mente umana – ricorda l’Aquinate con la sua stessa vita – è sempre illuminato
dalla preghiera, dalla luce che viene dall’Alto. Solo chi vive con Dio e con i
misteri può anche capire che cosa essi dicono.
Nella Summa di Teologia, san Tommaso parte
dal fatto che ci sono tre diversi modi dell’essere e dell'essenza di Dio: Dio
esiste in se stesso, è il principio e la fine di tutte le cose, per cui tutte
le creature procedono e dipendono da Lui; poi Dio è presente attraverso la sua
Grazia nella vita e nell’attività del cristiano, dei santi; infine, Dio è
presente in modo del tutto speciale nella Persona di Cristo unito qui realmente
con l'uomo Gesù, e operante nei Sacramenti, che scaturiscono dalla sua opera
redentrice. Perciò, la struttura di questa monumentale opera
(cfr. Jean-Pierre Torrell, La «Summa» di San Tommaso, Milano 2003,
pp. 29-75), una ricerca con “sguardo teologico” della pienezza di Dio (cfr. Summa
Theologiae, Ia, q. 1, a. 7), è articolata in tre parti, ed è illustrata
dallo stesso Doctor Communis – san Tommaso - con queste parole: “Lo
scopo principale della sacra dottrina è quello di far conoscere Dio, e non
soltanto in se stesso, ma anche in quanto è principio e fine delle cose, e
specialmente della creatura ragionevole. Nell’intento di esporre questa
dottrina, noi tratteremo per primo di Dio; per secondo del movimento della
creatura verso Dio; e per terzo del Cristo, il quale, in quanto uomo, è per noi
via per ascendere a Dio” (Ibid., I, q. 2). È un circolo: Dio in se
stesso, che esce da se stesso e ci prende per mano, così che con Cristo
ritorniamo a Dio, siamo uniti a Dio, e Dio sarà tutto in tutti.
La prima parte della Summa Theologiae indaga
dunque su Dio in se stesso, sul mistero della Trinità e sull’attività creatrice
di Dio. In questa parte troviamo anche una profonda riflessione sulla realtà
autentica dell’essere umano in quanto uscito dalle mani creatrici di Dio,
frutto del suo amore. Da una parte siamo un essere creato, dipendente, non
veniamo da noi stessi; ma, dall’altra, abbiamo una vera autonomia, così che
siamo non solo qualcosa di apparente — come dicono alcuni filosofi platonici —
ma una realtà voluta da Dio come tale, e con valore in se stessa.
Nella seconda parte san Tommaso considera l’uomo,
spinto dalla Grazia, nella sua aspirazione a conoscere e ad amare Dio per
essere felice nel tempo e nell’eternità. Per prima cosa, l’Autore presenta i
principi teologici dell’agire morale, studiando come, nella libera scelta
dell’uomo di compiere atti buoni, si integrano la ragione, la volontà e le
passioni, a cui si aggiunge la forza che dona la Grazia di Dio attraverso le
virtù e i doni dello Spirito Santo, come pure l’aiuto che viene offerto anche
dalla legge morale.
Quindi l'essere umano è un essere dinamico che cerca se
stesso, cerca di divenire se stesso e cerca, in questo senso, di compiere atti
che lo costruiscono, lo fanno veramente uomo; e qui entra la legge morale,
entra la Grazia e la propria ragione, la volontà e le passioni.
Su questo fondamento
san Tommaso delinea la fisionomia dell’uomo che vive secondo lo Spirito e che
diventa, così, un’icona di Dio. Qui l’Aquinate si sofferma a studiare le tre
virtù teologali - fede, speranza e carità -, seguite dall’esame acuto di più di
cinquanta virtù morali, organizzate attorno alle quattro virtù cardinali - la
prudenza, la giustizia, la temperanza e la fortezza. Termina poi con la
riflessione sulle diverse vocazioni nella Chiesa.
Nella terza parte della Summa, san
Tommaso studia il Mistero di Cristo - la via e la verità - per mezzo del quale
noi possiamo ricongiungerci a Dio Padre.
In questa sezione scrive pagine
pressoché insuperate sul Mistero dell’Incarnazione e della Passione di Gesù,
aggiungendo poi un’ampia trattazione sui sette Sacramenti, perché in essi il
Verbo divino incarnato estende i benefici dell’Incarnazione per la nostra
salvezza, per il nostro cammino di fede verso Dio e la vita eterna, rimane
materialmente quasi presente con le realtà della creazione, ci tocca così
nell'intimo.
Parlando dei Sacramenti, san Tommaso si sofferma
in modo particolare sul Mistero dell’Eucaristia, per il quale ebbe una
grandissima devozione, al punto che, secondo gli antichi biografi, era solito
accostare il suo capo al Tabernacolo, come per sentire palpitare il Cuore
divino e umano di Gesù. In una sua opera di commento alla Scrittura, san
Tommaso ci aiuta a capire l’eccellenza del Sacramento dell’Eucaristia, quando
scrive: “Essendo l’Eucaristia il sacramento della Passione di nostro Signore,
contiene in sé Gesù Cristo che patì per noi. Pertanto tutto ciò che è effetto
della Passione di nostro Signore, è anche effetto di questo sacramento, non
essendo esso altro che l’applicazione in noi della Passione del Signore” (In
Ioannem, c.6, lect. 6, n. 963). Comprendiamo bene perché san Tommaso e
altri santi abbiano celebrato la Santa Messa versando lacrime di compassione
per il Signore, che si offre in sacrificio per noi, lacrime di gioia e di
gratitudine.
Cari fratelli e sorelle, alla scuola dei santi,
innamoriamoci di questo Sacramento! Partecipiamo alla Santa Messa con
raccoglimento, per ottenerne i frutti spirituali, nutriamoci del Corpo e del
Sangue del Signore, per essere incessantemente alimentati dalla Grazia divina!
Intratteniamoci volentieri e frequentemente, a tu per tu, in compagnia del
Santissimo Sacramento!
Quanto san Tommaso ha illustrato con rigore
scientifico nelle sue opere teologiche maggiori, come appunto la Summa
Theologiae, anche la Summa contra Gentiles è stato esposto anche
nella sua predicazione, rivolta agli studenti e ai fedeli. Nel 1273, un anno
prima della sua morte, durante l’intera Quaresima, egli tenne delle prediche
nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. Il contenuto di quei sermoni è
stato raccolto e conservato: sono gli Opuscoli in cui egli spiega il
Simbolo degli Apostoli, interpreta la preghiera del Padre Nostro, illustra il
Decalogo e commenta l’Ave Maria.
Il contenuto della predicazione del Doctor Angelicus corrisponde quasi del tutto alla struttura del Catechismo della Chiesa Cattolica. Infatti, nella catechesi e nella predicazione, in un tempo come il nostro di rinnovato impegno per l’evangelizzazione, non dovrebbero mai mancare questi argomenti fondamentali: ciò che noi crediamo, ed ecco il Simbolo della fede; ciò che noi preghiamo, ed ecco il Padre Nostro e l’Ave Maria; e ciò che noi viviamo come ci insegna la Rivelazione biblica, ed ecco la legge dell’amore di Dio e del prossimo e i Dieci Comandamenti, come esplicazione di questo mandato dell'amore.
Il contenuto della predicazione del Doctor Angelicus corrisponde quasi del tutto alla struttura del Catechismo della Chiesa Cattolica. Infatti, nella catechesi e nella predicazione, in un tempo come il nostro di rinnovato impegno per l’evangelizzazione, non dovrebbero mai mancare questi argomenti fondamentali: ciò che noi crediamo, ed ecco il Simbolo della fede; ciò che noi preghiamo, ed ecco il Padre Nostro e l’Ave Maria; e ciò che noi viviamo come ci insegna la Rivelazione biblica, ed ecco la legge dell’amore di Dio e del prossimo e i Dieci Comandamenti, come esplicazione di questo mandato dell'amore.
Vorrei proporre qualche esempio del contenuto,
semplice, essenziale e convincente, dell’insegnamento di san Tommaso. Nel suo Opuscolo
sul Simbolo degli Apostoli egli spiega il valore della fede. Per mezzo di
essa, dice, l’anima si unisce a Dio, e si produce come un germoglio di vita
eterna; la vita riceve un orientamento sicuro, e noi superiamo agevolmente le
tentazioni.
A chi obietta che la fede è una stoltezza, perché fa credere in
qualcosa che non cade sotto l’esperienza dei sensi, san Tommaso offre una
risposta molto articolata, e ricorda che questo è un dubbio inconsistente,
perché l’intelligenza umana è limitata e non può conoscere tutto. Solo nel caso
in cui noi potessimo conoscere perfettamente tutte le cose visibili e
invisibili, allora sarebbe un’autentica stoltezza accettare delle verità per
pura fede.
Del resto, è impossibile vivere, osserva san Tommaso, senza fidarsi
dell’esperienza altrui, là dove la personale conoscenza non arriva. È
ragionevole dunque prestare fede a Dio che si rivela e alla testimonianza degli
Apostoli: essi erano pochi, semplici e poveri, affranti a motivo della
Crocifissione del loro Maestro; eppure molte persone sapienti, nobili e ricche
si sono convertite in poco tempo all’ascolto della loro predicazione. Si
tratta, in effetti, di un fenomeno storicamente prodigioso, a cui difficilmente
si può dare altra ragionevole risposta, se non quella dell’incontro degli
Apostoli con il Signore Risorto.
Commentando l’articolo del Simbolo
sull’Incarnazione del Verbo divino, san Tommaso fa alcune considerazioni.
Afferma che la fede cristiana, considerando il mistero dell’Incarnazione, viene
ad essere rafforzata; la speranza si eleva più fiduciosa, al pensiero che il
Figlio di Dio è venuto tra noi, come uno di noi, per comunicare agli uomini la
propria divinità; la carità è ravvivata, perché non vi è segno più evidente
dell’amore di Dio per noi, quanto vedere il Creatore dell’universo farsi egli stesso
creatura, uno di noi. Infine, considerando il mistero dell’Incarnazione di Dio,
sentiamo infiammarsi il nostro desiderio di raggiungere Cristo nella gloria.
Adoperando un semplice ed efficace paragone, san Tommaso osserva: “Se il
fratello di un re stesse lontano, certo bramerebbe di potergli vivere accanto.
Ebbene, Cristo ci è fratello: dobbiamo quindi desiderare la sua compagnia,
diventare un solo cuore con lui” (Opuscoli teologico-spirituali, Roma
1976, p. 64).
Presentando la preghiera del Padre Nostro, san
Tommaso mostra che essa è in sé perfetta, avendo tutte e cinque le
caratteristiche che un’orazione ben fatta dovrebbe possedere: fiducioso e
tranquillo abbandono; convenienza del suo contenuto, perché – osserva san
Tommaso – “è assai difficile saper esattamente cosa sia opportuno chiedere e
cosa no, dal momento che siamo in difficoltà di fronte alla selezione dei
desideri” (Ibid., p. 120); e poi ordine appropriato delle richieste,
fervore di carità e sincerità dell’umiltà.
San Tommaso è stato, come tutti i santi, un
grande devoto della Madonna. L’ha definita con un appellativo stupendo: Triclinium
totius Trinitatis, triclinio, cioè luogo dove la Trinità trova il suo
riposo, perché, a motivo dell’Incarnazione, in nessuna creatura, come in Lei,
le tre divine Persone inabitano e provano delizia e gioia a vivere nella sua
anima piena di Grazia. Per la sua intercessione possiamo ottenere ogni aiuto.
Con una preghiera, che tradizionalmente viene
attribuita a san Tommaso e che, in ogni caso, riflette gli elementi della sua
profonda devozione mariana, anche noi diciamo: “O beatissima e dolcissima
Vergine Maria, Madre di Dio..., io affido al tuo cuore misericordioso tutta la
mia vita... Ottienimi, o mia dolcissima Signora, carità vera, con la quale possa
amare con tutto il cuore il tuo santissimo Figlio e te, dopo di lui, sopra
tutte le cose, e il prossimo in Dio e per Dio”.