LA MORTE
tu porti il terrore,
tetra entri e semini il tuo
frutto,
così che ogni soffio di vita
è distrutto.
Nero è il tuo manto,
tu rechi il pianto.
Cerea, fredda, senza pietà la
tua mano
spezza indomita ogni cuore
umano.
Eran rosse, porporine
quelle labbra piccoline,
luce, vivacità quegli occhi
belli
che or fissano immobili,
imbelli.
Tu parli ma non sente,
muta è la sua mente.
Ode altri canti, musiche
celesti,
non i tristi lai, i pianti
mesti.
Sorride, ancora
ma alla felice ora
che alfin è giunta recando
pace
al suo cuor che ora silente
tace.
O Signora non amata,
ma tanto disprezzata,
pochi sanno e comprendono il
tuo mistero,
e ti attendono con animo
sereno, austero.
Non sei la fine ma l'inizio
d'una vita post giudizio,
e quel corpo col gelo della
morte
tornerà a sorridere a
migliore sorte.
Rosita Taddeini, ofs