CAMMINANDO NEL VANGELO / IV DOMENICA DI PASQUA - ANNO C nel commento di Adelaide Rossi, ofs

domenica del Buon Pastore
Icona di Gesù Buon Pastore
esposta in fraternità
dono della Fraternità Ofs S. Felice da Cantalice





4^ DOMENICA DI PASQUA 

(Gv. 10, 27-30)



Gesù chiama gli uomini alla salvezza; li conosce profondamente e dona per loro la sua vita. E’ il modo singolare con cui egli è il pastore.



In tutti i tre cicli liturgici, la IV domenica di Pasqua presenta un brano del Vangelo di Giovanni sul buon pastore. Dopo averci condotto, domenica scorsa, tra i pescatori, il Vangelo ci conduce tra i pastori. Due categorie di uguale importanza nei Vangeli. Dall’una deriva il titolo di “pescatori di uomini”, dall’altra quello di “pastori di anime”, dato agli apostoli.



I verdi prati di primavera a Nazareth
La maggior parte della Giudea era un altopiano dal suolo aspro e sassoso, più adatto alla pastorizia che alla agricoltura.  L’erba era scarsa e il gregge doveva spostarsi continuamente; non c’erano muri di protezione e questo richiedeva la costante presenza del pastore in mezzo al gregge.

Nell’Antico Testamento Dio stesso viene rappresentato come pastore del suo popolo. “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla” (Salmo 23,1). “Egli è il nostro Dio e noi il popolo che egli pasce” (Salmo 97,5). “Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri” (Isaia 40,11). Questa immagine ideale di pastore trova la sua piena realizzazione in Cristo. Egli è il buon pastore che va in cerca della pecorella smarrita; chiama i suoi discepoli “il piccolo gregge” (Lc. 12,32).

Assisi, in un immagine di molti anni fa

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.

Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».


Di Gesù buon pastore il brano evangelico di questa domenica mette in risalto alcune caratteristiche.
La prima riguarda la conoscenza reciproca tra pecore e pastore: “Le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco ed esse mi seguono”. A differenza di certi paesi d’Europa, dove gli ovini sono allevati principalmente per le carni, in Israele erano allevati soprattutto per la lana e il latte. Esse perciò rimanevano per anni e anni in compagnia del pastore che finiva per conoscere il carattere di ognuna. E’ chiaro ciò che Gesù vuole dire con queste immagini. Egli conosce i suoi discepoli e, in quanto Dio, tutti gli uomini, li conosce “per nome” che nella Bibbia vuol dire nella loro più intima essenza. Egli li ama con un amore personale che raggiunge ciascuno come se fosse il solo a esistere davanti a lui. E mi piace immaginare (cosa che ho concretizzato ascoltando le parole di papa Francesco) che Cristo non sa contare che fino a uno: e quell’uno è ognuno di noi.

Un’altra cosa ci dice del buon pastore il brano odierno del Vangelo. Egli dà la vita alle pecore e per le pecore e nessuno potrà rapirgliele. Non ci saranno lupi o briganti; il vero pastore affronta coraggiosamente ogni pericolo per salvare il gregge. Questo spiega perché la liturgia ci propone il Vangelo del buon pastore nel tempo pasquale: la Pasqua è stata il momento in cui Cristo ha dimostrato di essere il buon pastore che dà la vita per le sue pecore. 

Adelaide Rossi, ofs
commento fotografico di marco stocchi