Ven. ELISABETTA SANNA, UNA TERZIARIA SARDA CHE CONQUISTO' IL CUORE DEI ROMANI - Il suo corpo riposa nella chiesa di S. Salvatore in Onda.


Ven. Serva di Dio Elisaberra Sanna


Nata a Condrogianos, un paesetto della provincia di Sassari, il 23 aprile 1788, da coltivatori agricoli e cattolici praticanti, Elisabetta Sanna a soli tre mesi dalla nascita restò menomata dal vaiolo, lasciandola rattrappita nelle braccia che mai potè alzarsi e vestirsi da sola; a stento poteva portare il cibo alla bocca, ma non potè mai alzare le mani alla fronte per il segno della croce. Ciò non le impedì di crescere imparando a sopportare il suo handycap come cosa naturale, a sbrigare le faccende domestiche e a presentarsi sempre ordinata e pulita.

Sin da piccola visse una intensa vita cristiana sicchè a sei anni ricevette il sacramento della Cresima, il 27 aprile 1794, e poco dopo i genitori l’affidarono ad una certa Lucia Pinna, terziaria francescana, la quale benchè analfabeta, come tutte le donne di quel tempo, mostrò di essere una brava catechista e alla sua scuola la piccola Elisabetta imparò a conoscere Gesù, ad amare la Madonna e San Giuseppe e a soccorrere i poveri del paese.
All’età di dieci anni fece la prima Confessione e la prima Comunione. Seconda di sette figli, Elisabetta ebbe un fratello sacerdote.
All’età di quindici anni, nei giorni festivi, radunava in casa sua le ragazze del vicinato, insegnando loro la dottrina cristiana e la recita del Santo Rosario.

Sposa e madre - Elisabetta ebbe il desiderio di farsi suora ma obbedendo alla madre, all’età di diciannove anni, il 13 settembre 1807, sposò Antonio Porcu Sini, col quale visse in perfetta armonia diciotto anni. Ebbe sette figli, due dei quali morirono in tenera età.
Elisabetta trascorreva la giornata tra la casa e il lavoro dei campi, senza mai risparmiarsi eppure trovando il tempo per lunghe ore di preghiera; preparò i suoi figli alla prima Confessione e prima Comunione, trasmettendo loro un grande amore a Gesù con dolcezza e senza mai usare toni autoritari. La sua famiglia fu un modello per tutto il paese.
Suo marito, assistito da lei e dopo aver ricevuto devotamente il Viatico e l’Olio santo, morì il 25 gennaio 1825 che era ancora in giovane età. Rimasta vedova e con cinque figli fece il voto di castità. Ogni domenica si recava all’ Oratorio del Sacro Cuore e recitava il Rosario sulla tomba del marito.
Nel 1829, ammalatosi il parroco don Elia Nuvoli, arrivò come suo vice un giovane sacerdote, don Giuseppe Valle, persona intelligente, colta e di grande pietà. Questi divenne il Direttore spirituale di Elisabetta.

Desiderio di recarsi in Terra Santa - Nello stesso anno un sacerdote quaresimalista parlò con tale enfasi della Terra Santa che Elisabetta ne restò affascinata a tal punto da accendere in lei il desiderio di visitare i luoghi dove nacque e visse il Figlio di Dio Gesù Cristo. Questo suo ardente desiderio lo espresse al suo confessore don Giuseppe Valle il quale in un primo tempo la scosigliò di fare un viaggio così impegnativo.
Intanto i suoi figli crescevano e la sua vita di preghiera e di carità s’intensificava senza che mai Elisabetta venisse meno ai suoi doveri di madre. Vero è che dopo due anni, don Giuseppe Vale, desiderando anche lui recarsi in Palestina, diede il suo assenso affinchè si compisse tale viaggio.
Elisabetta, dopo aver affidato i suoi figli al fratello sacerdote don Antonio Luigi, cedendogli altresì le sue proprietà, terreni e case, insieme al suo Padre spirituale don Valle s’imbarcò da Porto Torres per Genova.
Là attesero dieci giorni la nave per Cipro. Putroppo all’ultimo don Valle si accorse di non avere il visto per l’Oriente. I due allora decisero di recarsi a Roma per visitare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e altri grandi santuari, tra cui le catacombe, tenendo presente che la “Città eterna” è la sede del Vicario di Cristo.

Madonna con Bambino
effige davanti cui pregava
Elisabetta Sanna
ora esposta nella chiesa
di S. Salvatore in Onda

 A Roma - Arrivati a Roma il 23 luglio 1831, don Valle ebbe l’occasione di essere assunto come Cappellano all’Ospedale di Santo Spirito ed Elisabetta trovò un piccolo alloggio di due stanzette (camera e cucina) di fronte la chiesa di Santo Spirito, ubicata vicino alla basilica di San Pietro.
Elisabetta pellegrinando per le chiese di Roma trascorreva molte ore nella preghiera, partecipando quotidianamente alla Santa Messa e dedicandosi alle opere di carità verso i bisognosi.
Per motivi di salute, don Valle si dimise da Cappellano ed Elisabetta lo accolse nel suo alloggio come un figlio da curare. Il prete vi rimase fino al 1839, quando da solo fece ritorno nella sua Sardegna.
Elisabetta un giorno casualmente incontrò nella basilica di San Pietro il Maestro dei penitenzieri Padre Camillo Loria il quale, ascoltata la sua confessione, le ordinò di ritornare immediatamente in Sardegna presso la sua famiglia; lei, però, pur desiderando di ubbedire, non si sentiva di affrontare il ritorno nella sua terra in quanto era di salute cagionevole. Anche don Valle le suggerì di aspettare tempi migliori per il ritorno nella sua terra.

San Vincenzo Pallotti


L’incontro con San Vincenzo Pallotti - Nel giugno successivo 1832, Elisabetta conobbe nella chiesa di Sant’Agostino un santo prete romano, don Vincenzo Pallotti, il quale dopo aver preso atto della sua situazione e per il turbamento che le parole di Padre Loria le avevano procurato, le disse “Figlia mia fatevi coraggio, la vostra famiglia non ha bisogno di voi e sotto la guida di vostro fratello sacerdote sarà lo specchio di tutto il paese”.
Consolata da queste parole, Elisabetta si sentì rasserenata. Don vincenzo Pallotti divenne suo Direttore spirituale.

Terziaria Francescana - due anni dopo, nel 1834, nella chiesa di San Francesco a Ripa, con gioia Elisabetta vestì l’abito di Terziaria francescana. Ai suoi figli in Sardegna donò tutto quanto ella possedeva ed era lieta di vivere in perfetta povertà.

Società per l’Apostolato Cattolico - Nel 1835, don Vincenzo Pallotti fondò la Società dell’Apostolato Cattolico ed Elisabetta fu aggregata in essa quale membro attivo. Nonostante il suo handycap vura lei stessa gli arredi sacri per la Chiesa di San Salvatore in Onda. Spesso procurava coperte e lenzuola, indumenti e cibo per la comunità.
Un giorno una signora le regalò un bel vestito ed Elisabetta lo donò immediatamente a don Vincenzo per farne degli arredi sacri.
Sotto la guida del santo prete, trascorreva molte ore nella preghiera e in lei cresceva la passione per l’Adorazione eucaristica e la devozione alla Madonna. La sua stanzetta diventò un piccolo santuario mariano dove si riuniva la gente del vicinato a pregare con lei.
Su indicazione di don Vincenzo Pallotti, inoltre, lavorò come “colf” nella casa di mons. Giovanni Soglia, allora segretario della Congregazione dei Vescovi e Regolari religiosi, e futuro cardinale.
Nel tempo della Repubblica Romana (1848-49) quando Roma cadde nelle mani dei garibaldini e anticlericali e lo stesso pontefice Pio IX fu esule a Gaeta, la Comunità dell’Apostolato Cattolico si disperse e il suo fondatore don Vincenzo dovette nascondersi nel Collegio irlandese. Ebbene Elisabetta non cambio abitudini. Ogni mattina andava a San Pietro e a coloro che l’osteggiavano domandando per chi pregasse rispondeva: “Per tutti”. – “Anche per la Repubblica?”. A questa seconda domanda lei dava questa risposta: “Io non la conosco”.
Il 22 gennaio 1850, don Vincenzo Pallotti morì e fu sepolto nella chiesa di San Salvatore in Onda. Dopo poco più di un secolo, egli fu canonizzato da Giovanni XXIII. Elisabetta, ormai anziana e sopportate le tante sofferenze con eroica fortezza inviatale dal Signore, il 17 febbraio 1857 rese l’anima a Dio e, come aveva desiderato, venne sepolta anche lei nella chiesa di San Salvatore in Onda.

Fama di santità - A soli quattro mesi dalla morte la sua fama di santità si diffuse a tal punto che ebbe inizio la sua Causa di beatificazione. Leone XIII firmo il decreto che conferiva a Elisabetta il titolo di Venerabile.

Purtroppo il Processo di beatificazione subì un primo arresto nel 1911 in quanto qualcuno dei periti sollevò il dubbio circa il carattere del viaggio di Elisabetta a Roma.
In quel tempo non si conoscevano i documenti che sono oggi a disposizione. Pertanto, come scrisse nel gennaio del 2008 l’Arcivescovo di Sassari Pietro Atzei nella prefazione al volumetto dedicato alla vita della nostra Venerabile di Angelo Mantonati, “ci auguriamo che questa stupenda figura di donna, di vedova e di madre possa salire agli onori degli altari”.
Elvio Pettinella, ofs




2016

ELISABETTA SANNA E' BEATA !
Il Rito di beatificazione in settembre


Città del Vaticano
Il 21 gennaio 2016, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza privata Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’udienza il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare, tra altri, il decreto riguardante il miracolo, attribuito all’intercessione della Venerabile Serva di Dio Elisabetta Sanna, Laica, Vedova, del Terzo Ordine di San Francesco, Membro dell’Unione dell’Apostolato Cattolico fondato da San Vincenzo Pallotti; nata il 23 aprile 1788 e morta il 17 febbraio 1857.

BEATIFICAZIONE DELLA VEN. ELISABETTA SANNA SEGUICI SU
CALENDARIO FRANCESCANO SECOLARE
- DOSSIER BEATIFICAZIONE