ANNO B / V domenica T.O. - Marco, 1,29-39 - Commento di Adelaide Rossi



Mc 1,29-39 
FF vedi Mt 8,14- Mt 16; 8,2-4 - Lc 4,38-41 – Lc 5,12-16

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. FF 838
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
                      

Gesù compie miracoli, scaccia i demoni, annunzia il vangelo, prega. Tutto questo vuol dire che in lui è apparso il Regno di Dio, è donata la grazia, irrompe il nuovo mondo, redento dal peccato.

Il Vangelo di oggi ci offre il resoconto fedele di una giornata-tipo di Gesù di Nazareth. Uscito dalla sinagoga, Gesù si recò dapprima nella casa di Pietro, dove guarì la suocera che era a letto con la febbre; venuta la sera, gli portarono tutti i malati ed egli ne guarì molti; il mattino si alzò quando era ancora buio e si ritirò in un luogo solitario a pregare; quindi partì per andare a predicare il regno in altri villaggi.
Da questo resoconto deduciamo che la giornata di Gesù consisteva in un intreccio tra malati, preghiera e predicazione. 

Dedichiamo la nostra riflessione all’amore di Gesù per la cura dei malati, anche perché in questi giorni, nella memoria della Madonna di Lourdes dell’11 febbraio, si celebra la Giornata mondiale dell’ammalato.
Le trasformazioni sociali e la scienza medica hanno molto cambiato la figura dell’ammalato dandogli una speranza di guarigione. Ma la malattia, come la morte, non è ancora, e non sarà mai, del tutto debellata. La fede cristiana può alleviare questa condizione e dare anche ad essa un senso e un valore.
Prima di Cristo la malattia era considerata come strettamente connessa al peccato. Con Gesù qualcosa è cambiato. Egli “ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie” (Mt. 8,17). Sulla croce ha dato un senso nuovo al dolore umano, compresa la malattia: non più di punizione, ma di redenzione. La malattia unisce a lui, santifica, affina l’anima, prepara il giorno in cui Dio asciugherà ogni lacrima e non ci saranno più né malattia né pianto né dolore (Apocalisse, 21,4).
Il malato, però, ha bisogno certamente di cura, di competenza medica, ma soprattutto di speranza. La speranza è la migliore “tenda d’ossigeno” per un malato. Non bisogna lasciare l’ammalato nella sua solitudine. Una delle opere di misericordia è visitare i malati.
Quasi tutti i malati del Vangelo sono guariti perché qualcuno li ha presentati a Gesù e l'ha pregato per essi. La preghiera più semplice, che tutti possiamo fare nostra, è quella che le sorelle Marta e Maria rivolsero a Gesù, in occasione della malattia del loro fratello Lazzaro: “Signore, colui che tu ami è malato!”. (Adelaide Rossi, ofs)

Altri spunti di riflessione:

1) La totalità è alla radice della fede. Il problema della sofferenza da sempre tormenta l’uomo di ogni tempo e di ogni cultura. L’esperienza “universale” del dolore incarnata in Giacobbe costituisce un primo spunto di riflessione. La realtà umana universale è coinvolta. E’ stato spezzato il muro di separazione che distingueva i pagani e gli ebrei nel Tempio; il muro è stato irrimediabilmente spazzato via dal Cristo.

2) La totalità è anche lo scopo della fede: il “gratuitamente" di cui parla Paolo, il guarire di continuo di Gesù con il rifiuto di ogni acclamazione popolare, la generosità dei propri atti testimonia la totalità della donazione che la fede genera nel credente.

3) La totalità è anche la qualità del cammino della fede. Contro le visioni consolatorie della religione, contro la sua riduzione a schema teologico (la folla che acclama Gesù o gli amici di Giacobbe) si leva il mistero della fede pura, che non è semplicemente capire un teorema teologico, ma innanzitutto aderire ad una persona nella sequela della vita e dell’amore.