ANNO B / VI domenica T.O. - Marco, 1,40-45 - Commento di Adelaide Rossi

Mc 1,40-45  
FF :  Mt 8,14- Mt 16; 8,2-4 - Lc 4,38-41 – Lc 5,12-16

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.


Gesù guarisce un lebbroso: allora è segno che incomincia con lui il regno di Dio, il tempo messianico, in cui l’uomo è guarito nel corpo certamente, ma in vista di un rinnovamento totale.

Sul fenomeno della lebbra le letture di questa domenica ci permettono di conoscere l’atteggiamento prima della legge mosaica e poi del Vangelo di Cristo. Nella prima lettura, tratta dal Levitico, si dice che la persona sospettata di lebbra deve essere condotta dal sacerdote il quale, accertata la cosa, “dichiarerà quell’uomo immondo”. Così il povero lebbroso, scacciato dalla comunità, deve lui stesso tenere lontano le persone avvertendole del pericolo. L’unica preoccupazione della società è proteggere se stessa.
Nel Vangelo Gesù incontra un lebbroso, il quale gli chiede di guarirlo e Gesù gli tende la mano, lo tocca e pronuncia: “Lo voglio, guarisci”. E’ una frase semplice, come semplice è la richiesta del lebbroso: “Se vuoi, puoi”, che così manifesta la sua fede nella potenza di Cristo. E Gesù dimostra di poter fare, facendolo.
Una domanda dovremmo porci tutti: io a quale dei due atteggiamenti mi ispiro? Contribuire ad alleviare le sofferenze altrui, specie se fatto dovendo vincere se stessi, segna l’inizio di una vera conversione. Il caso più celebre è quello di Francesco d’Assisi che fa risalire all’incontro con un lebbroso l’inizio della sua nuova vita. (Adelaide Rossi)

Altri spunti di riflessione:

1)  Il dolore è un insieme complesso e drammatico della sofferenza umana e del male causato dalla natura, dalle persone, dalle strutture in cui si rischia la fede o si compie l’apostasia. E’ l’esistenza e bisogna viverla con estremo impegno come una prova decisiva.

2) Cristo è sistematicamente presente in questa fase dell’esistenza umana. La sua presenza è lotta contro il male e il limite, naturale o imposto dagli uomini. Il cristiano deve rendersi presente ovunque c’è dolore, deve agire dove c’è male o imperfezione.

3) La lotta al male e alle ingiustizie non è sufficiente se non conosce l’aspetto positivo dell’amore, della misericordia, della fiducia e della ricostruzione.