Visualizzazione post con etichetta Cronache - Pellegrinaggi: La Verna. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Cronache - Pellegrinaggi: La Verna. Mostra tutti i post

Tonino Bello: Santa Maria, vergine del mattino















Ecce Ancilla Domini  
fiat mihi secundum Verbum Tuum



Santa Maria, vergine del mattino,
donaci la gioia di intuire,
pur tra le tante foschie dell'aurora,
le speranze del giorno nuovo.

Ispiraci parole di coraggio.
Non farci tremare la voce quando,
a dispetto di tante cattiverie e di tanti peccati
che invecchiano il mondo,
osiamo annunciare che verranno tempi migliori.

Non permettere che sulle nostre labbra
il lamento prevalga mai sullo stupore,
che lo sconforto sovrasti l'operosità,
che lo scetticismo schiacci l'entusiasmo,
e che la pesantezza del passato
ci impedisca di far credito sul futuro.

Aiutaci a scommettere con più audacia sui giovani,
e preservaci dalla tentazione di blandirli
con la furbizia di sterili parole,
consapevoli che solo dalle nostre scelte di autenticità e di coerenza
essi saranno disposti ancora a lasciarsi sedurre.

Moltiplica le nostre energie
perché sappiamo investirle
nell'unico affare ancora redditizio sul mercato della civiltà:
la prevenzione delle nuove generazioni
dai mali atroci che oggi rendono corto il respiro della terra.

Dai alle nostre voci la cadenza degli alleluia pasquali.
Intridi di sogni le sabbie del nostro realismo.
Rendici cultori delle calde utopie
dalle cui feritoie sanguina la speranza sul mondo.

Aiutaci a comprendere
che additare le gemme che spuntano sui rami
vale più che piangere sulle foglie che cadono.
E infondici la sicurezza di chi già vede l'oriente  incendiarsi 
                        ai primi raggi del sole. 

don Tonino Bello





La Verna (AR): Annunciazione, di Andrea Della Robbia nella Basilica di S. Maria degli Angeli "A sinistra è seduta la Vergine in atteggiamento di dolcissima umiltà 
e sulla destra l’angelo genuflesso con soave espressione sul volto.  
Tra le due figure un vaso contenente gigli e sopra lo Spirito Santo, 
sovrasta le ali dell’Arcangelo Gabriele, l’Eterno Padre, circondato dalle teste di sei cherubini. 
Sulla base la scritta in latino che recita 
“Ecco sono l’Ancella del Signore, faccia di me la Sua Volontà”. (Piero Bargellini)


            

17 settembre / IMPRESSIONE DELLE STIMMATE DI SAN FRANCESCO / testo di S. Bonaventura da Bagnoregio






… a volte rimaneva così sospeso dall'eccesso della contemplazione, che, rapito fuori di sé e fuori dei sensi umani, non si accorgeva di quanto avveniva intorno a lui.

E poiché lo spirito dell'uomo attraverso la solitudine si raccoglie sulle cose più intime
e l'amplesso dello Sposo è nemico degli sguardi delle folle,
perciò, cercando luoghi solitari, si recava
nelle chiesette abbandonate per pregarvi la notte.

Là, pur sostenendo terribili lotte da parte dei demoni,
che combattevano contro di lui corpo a corpo
nel tentativo di impedirgli di applicarsi all'orazione, tuttavia, trionfando di loro meravigliosamente, rimaneva solitario e in pace.
Allora riempiva le selve di gemiti.
Alcune volte  i frati che l'osservavano,
lo sentivano intercedere
con alti clamori presso Dio
per i peccatori e piangere ad alta voce,
come vedesse davanti a sé la passione del Signore.

Là fu visto una notte, pregare con le mani distese in forma di croce, sollevato con tutto il corpo da terra, mentre una nube leggera rifulgeva tutto attorno a lui, a testimonianza meravigliosa
ed evidente attorno al corpo della mirabile illuminazione che riempiva l'anima.

Là venivano aperti davanti a lui gli arcani segreti della sapienza di Dio.

Là apprese quelle cose che scrisse nella Regola e nel suo santissimo Testamento
e quanto comandò ai frati perché l'osservassero.
Infatti, come è certissimamente evidente,
 l'instancabile applicazione all'orazione, unita al continuo esercizio delle virtù,
condusse l'uomo di Dio a tanta serenità di mente che,
sebbene non fosse perito per dottrina nelle sacre Scritture, tuttavia  -  irradiato dai fulgori dell'eterna luce  -  penetrava con mirabile acutezza le verità più profonde della Scrittura.

Là ottenne dal Signore un luminoso spirito di profezia,
per il quale ai suoi giorni predisse molte cose future che si compirono a puntino secondo la sua parola, come viene illustrato attraverso molte prove nella sua leggenda.

Là in modo singolare ma chiarissimo ricevette la rivelazione circa la crescita del suo Ordine
e al via che Cristo medesimo voleva che i suoi frati percorressero,
e questa via il padre santo continuamente illustrava ai frati con la parola e con l'esempio.
                                                                                                                                                                                                                            
(San Bonaventura)

Pellegrinaggi a La Verna - un'anteprima



portico dalla basilica alla cappella delle stmmate
affresco: fondazione del III Ordine da parte di S. Francesco
con l'ammissione  dei coniugi B. Lucchese e Bonadonna
e del conte Orlando



FOTO NEL PIAZZALE DELLA CROCE

giusto un'anteprima ...
 in attesa di pubblicare una selezione delle foto scattate da Igor

.
portico dalla basilica alla cappella delle stmmate
affresco: morte del beato padre Francesco, assistito dai frati
e dai laici del Terz'Ordine francescano
tra i quali la romana Jacopa de' Settesoli




Pellegrinaggio



Cari fratelli e sorelle, siamo prossimi alla partenza per il pellegrinaggio del 26-27 Maggio2012 sul Sacro Monte Della Verna. Utilizziamo i giorni che precedono tale Evento come momento di preghiera e meditazione. Cerchiamo di focalizzare la Nostra attenzione al cammino che ci porta a Gesù come Francescani.
Vi ricordo Che Domenica  27 Maggio è Pentecoste . Apriamo i nostri cuori allo Spirito Santo: che discenda su di noi e sui nostri cari.


Il punto d’incontro per la partenza è Piazza Re di Roma angolo via Asta.
Per raggiungere Piazza Re di Roma basta prendere la metro A e scendere alla fermata omonima.

L’appuntamento è per le 7,00 e la partenza è prevista per le 7,30. Mi raccomando la puntualità. Per qualsiasi informazione potete contattarmi al numero 3495828900.

Alessandro Natalucci, ofs

COME SE FOSSE IL SOLE ...


di Antonio Fasolo, ofs


“Dio che aveva reso mirabilmente risplendente, in vita, quest'uomo ammirabile, ricchissimo per la povertà, sublime per l'umiltà, vigoroso per la mortificazione, prudente per la semplicità e cospicuo per l'onestà d'ogni suo comportamento, lo rese incomparabilmente più risplendente dopo la morte.
L'uomo beato era migrato dal mondo; ma quella sua anima santa, entrando nella casa dell'eternità e nella gloria del cielo, per bere in pienezza alla fonte della vita, aveva lasciato ben chiari nel corpo alcuni segni della gloria futura: quella carne santissima che, crocifissa insieme con i suoi vizi, già si era trasformata in nuova creatura, mostrava agli occhi di tutti, per un privilegio singolare, L'effige della Passione di Cristo e, mediante un miracolo mai visto, anticipava l'immagine della resurrezione” (FF.1246).


 
Quando si parla de La Verna il pensiero corre subito all’intimo tormento di S. Francesco e a quel prodigioso miracolo che impresse sulla sua carne, sul finire dell'estate del 1224, le stimmate di Cristo, conformandolo definitivamente a Lui.
Visitare la Verna è dunque affacciarsi a questo mistero, chiedere di esporsi a questa luce.

Alla Verna Francesco chiede di conoscere Cristo in un modo nuovo, non più vedendo, toccando, ascoltando... bensì provando; “ch'io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale eri acceso nel sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori” (FF 1919).
Per questa conoscenza non basta la mente, il cuore, l'anima..., ci vuole tutta la persona: anche il corpo. 

Questa fisionomia, che lega il luogo (detto usualmente “Golgota francescano”) alla passione mistica del Santo, prevale in genere su ogni altro tipo di lettura.
Tuttavia, il mistero che ha segnato in modo singolare l'esperienza di Francesco deve essere interpretato, per motivi di completezza, alla luce della totalità dell’evento pasquale messianico che egli ha riprodotto nella sua carne, e che in Cristo trova compimento nella resurrezione. Le ferite, infatti, segni della morte, per la potente forza dell’amore diventano segni invincibili di vita.

Anche Francesco d’Assisi ha posto la Pasqua come fondamento di tutta la sua esperienza in Cristo, dagli inizi della conversione fino alla morte, nudo sulla nuda terra.

Questo capovolgimento è ben rappresentato dall’episodio della lavanda dei piedi, dove il Signore della vita («Io sono la via, la verità e la vita»; Gv 14,6) si è fatto servo, perché da Signore e Maestro ha lavato i piedi ai suoi discepoli (cfr. Gv 13,1-20).
Per frate Francesco l’atteggiamento cristiano del servo è quello che lui chiama “minorità” (cfr., ad es., Rnb V,15.19), e infatti spesso in quei testi nei quali egli parla di minorità o di frati minori, ci sono dei riferimenti alla lavanda dei piedi o al brano del Vangelo di Matteo.
Allora, anche la conversione pasquale secondo Francesco, pienamente fondata su Cristo, è un capovolgimento della gerarchia dei valori, da “maggiore” secondo il mondo, a “minore” secondo il Vangelo: «Voglio che questa fraternità sia chiamata Ordine dei Frati Minori» (1Cel I, XV, 17-18).

Altro aspetto da mettere in evidenza per ciò che riguarda la “Pasqua francescana”, è il passaggio dalla morte alla vita.
Guardando il corpo di frate Francesco morto stimmatizzato, nudo sulla nuda terra dobbiamo chiederci: dov’è o Cristo la tua Resurrezione?
Forse una risposta la troviamo nel racconto della stimmatizzazione che ne fanno i Fioretti «In questa apparizione mirabile, tutto il monte della Verna parea che ardesse di fiamma splendissima, la quale risplendeva e illuminava tutti i monti e le valli d'intorno, come se fosse sopra la terra il sole; onde i pastori che vegliavano in quelle contrade, veggendo il monte infiammato e tanta luce d'intorno, si ebbero grandissima paura, secondo ch'eglino poi narrarono ai frati, affermando che quella fiamma era durata sopra il monte della Verna per spazio di un'ora e più» (Della terza considerazione delle sacre sante istimate FF. 1920).

Dal momento in cui aveva ricevuto le stimmate, due anni prima di morire, Francesco non fa altro che pensare alla sua morte, cioè all’incontro integrale con Dio. Per lui era cominciato come un nuovo itinerario di intimità col suo Signore. Ecco perché per Francesco la morte si chiamava “sorella”, perché era ed è colei che ci conduce fraternamente all’incontro definitivo con Dio. Le stimmate sono il segno del Cristo crocifisso, ma anche del Risorto!



il crocefisso di san Damiano
centro ideale della Fraternità
 
E l’immagine del Cristo crocifisso, che Francesco ha sempre prediletto è quella del Crocifisso Risorto (di San Damiano), perché meglio rappresenta la condizione del cristiano, che ogni giorno è chiamato a vivere la sua morte e resurrezione per opera di Dio.

La Pasqua era per il Poverello, anche il passaggio da questo mondo al Padre, cioè un esodo, l’Esodo. San Bonaventura argomenta questo aspetto dell’Alter Christus forse, meglio di chiunque altro: «Una volta, nel giorno santo di Pasqua, siccome si trovava in un romitorio molto lontano dall’abitato e non c’era possibilità di andare a mendicare, memore di Colui che in quello stesso giorno apparve ai discepoli in cammino verso Emmaus, in figura di pellegrino, chiese l’elemosina, come pellegrino e povero, ai suoi stessi frati.
Come l’ebbe ricevuta, li ammaestrò con santi discorsi a celebrare continuamente la Pasqua del Signore, cioè il passaggio da questo mondo al Padre…» (LM VII, 9).

La Pasqua era per il frate d’Assisi, il passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla penitenza, dalla superficialità alla contemplazione.

Una contemplazione che è rendimento di grazie a Dio per quanto ha operato in lui attraverso questo Mistero così grande, una contemplazione che si trasforma in lode: «… ti rendiamo grazie perché […] per la croce, il sangue e la morte di Lui ci hai voluti liberare e redimere» (Rnb XXI).



Nell'Italia centrale del XII secolo nacque la tradizione delle croci dipinte, destinate ad essere appese nell'arco trionfale delle chiese o al di sopra dell'iconostasi, ovvero la zona che separava la navata adibita ai laici dal presbiterio adibito ai religiosi: come a San Damiano.
Lo scorso anno il P. Antonio Baù ce lo ha illustrato in tutti i suoi particolari da esperto in icone e autore di icone lui stesso.


Quella notte alla Verna di Rosita Taddeini


 17 settembre - Stimmate di San Francesco

Per il primo giorno del nuovo anno
 di fraternità 2009-2010

                                                                                                                      Poesia di Rosita Taddeini 


Quella notte alla Verna


Quando profonda è la notte
Ma quante, quante stelle
Quali sorelle mi dona la tua Luce.
Quanto silenzio profondo
Ma il mio cuore palpita per Te
E piange tutta la cecità del mondo.
Che splendore è ogni cosa creata !
Ma il male che abbiamo fatto a Te
Mi riempie di spasimo e di terrore.
Mio Dio, sono niente
Eppure mi permetti di penetrare l’Infinito
Perché Tu lo sei, e a me sei donato.
Dio mio, aprimi il cuore
A quello stesso amore che mi ha amato
Perché viva la Tua Morte, fonte di vita.
Tu immenso annullami
Il mio cuore Ti ha trafitto senza pietà,
la mia mano crocefisso.
In quest’ora per bocca mia, l’umanità
Grida miserere ed invoca nelle carni
Quel dolore, che fu Amore.
Dio Dio Dio, chi sono io?
Perché tanta luce e in me piaghe vere?
Questo sangue nelle mie mani è realtà?
Dio mio ho il cuore squarciato
Più non reggo a questo dolore,
ma ora penetro il tuo Amore.
Dio, Dio, Dio,
quanto viver poss’io
or che l’io ha conosciuto Dio !


Silloge “Rivoli d’Amore” § p 177